Lunedì scorso, mentre a Roma il nostro non più molto amato Presidente della Repubblica approfittava, in maniera abbastanza vergognosa, della tragica ricorrenza dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, 70esimo anniversario, per lanciare l’ennesima perorazione a favore di una Unione Europea ormai cadavere in evidente fase di putrescenza, in Francia una donna coraggiosa e tenace riceveva un consenso popolare enorme per aver avuto la forza di dire che è giunta l’ora, per i francesi e per tutti i popoli dell’Europa, di abbattere la tirannia tecnocratica di Bruxelles per riappropriarsi in toto della propria sovranità di stati fatti di uomini. Da una parte un vecchio comunista che difende l’indifendibile, una Unione Europea strutturata come un organismo centralista dove i poteri forti, quelli delle banche e della finanza sporca, sono prioritari rispetto alle esigenze reali dei popoli che ne fanno parte, considerati un fastidio necessario da mungere. D’altro canto la “lezione stalinista” è dura a morire per un uomo che ne aveva fatto un dogma assoluto e, se guardiamo bene, l’Unione Europea così come è oggi ricorda molto la struttura verticistica e tecnocratica della “gloriosa Unione Sovietica”, là dove lo stato veniva prima di tutto ed i cittadini erano solo dei servi sciocchi. Dall’altra parte una relativamente giovane donna di destra che, sfidando i pregiudizi derivanti dalla sua storia familiare, ha saputo conquistare la fiducia dei francesi parlando il linguaggio credibile della verità. Questa verità è sotto gli occhi di tutti oggi, in tutta Europa. L’Europa sognata da Altiero Spinelli e da Ernesto Rossi, ma anche da De Gasperi, dal Conte Carlo Sforza, da Konrad Adenauer, era una Unione politica di popoli che consentisse, al di là del superamento della rissosità tra gli stati del vecchio continente che così tanti drammi aveva causato, una crescita reale del benessere di tutte le popolazioni che ne avessero fatto parte. Un reale consenso che partisse dal basso. Oggi abbiamo un’Unione nella quale la voce dei popoli è assente, fondata essenzialmente per tutelare i poteri forti e gestita fondamentalmente da un esercito di burocrati e di tecnocrati che rispondono unicamente ai “padroni della borsa”. A tutto ciò si aggiunga l’imposizione di una moneta unica che grida vendetta per aver portato alla dissoluzione del tessuto produttivo di gran parte dei Paesi che l’hanno subita ed all’impoverimento di interi strati sociali di popolazione. La battaglia di Marine Le Pen interpreta perfettamente il sentiment della maggioranza dei cittadini dell’eurogruppo (dagli ultimi sondaggi in Italia solo il 29% è favorevole a questa Unione e a questa moneta!) ed è giunto il tempo di finirla con la solita trita e ritrita cantilena del populismo, della xenofobia, dei rigurgiti fascisti. Queste stupidaggini lasciamole alle farneticazioni di personaggi ormai destituiti di ogni credibilità come Nichi Vendola, il cui grado di sensibilità e vicinanza al popolo è ben testimoniato dalle risate telefoniche sul dramma di Taranto. Molto spesso la Francia è stata anticipatrice di eventi che hanno cambiato il mondo. Che si stia preparando una nuova Rivoluzione Francese?