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Feltri, i meridionali e i luoghi comuni

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

4
MAG
2020
Non intendo affatto essere precipitoso e pronunciare dei giudizi sommari. Per questo ho aspettato, affinché la mia non fosse una risposta d’impulso, ma il risultato di un’attenta analisi del contesto e del retroterra da cui ha preso le mosse la (presunta) offesa nei confronti del popolo meridionale.
In primo luogo, mi preme dire che Feltri non si è espresso di punto in bianco, ma in risposta a quei meridionali (e ce ne sono!) che hanno vilipeso la Lombardia flagellata dal virus. Perché molti in questa disgrazia hanno provato un certo piacere che i tedeschi chiamano senza ipocrisia “Schadenfreude”, ossia la gioia che si prova nel dolore altrui. C’è chi ha detto che i lombardi se la sono meritata perché la storia (risorgimentale) non perdona; c’è chi ha visto in ciò una sorta di contrappasso dantesco che avrebbe punito la temeraria e festosa “Milano che non si ferma”; c’è, infine, pure chi sostiene la maggiore efficienza della sanità meridionale. Insomma, ce n’è per tutti i gusti!
Feltri, in risposta a tutto ciò e magari ad altro ancora, sostiene che queste forme di rivalsa, più o meno rancorose, nascono da un certo complesso di inferiorità. E non possiamo dire che sia del tutto falso, perché molti sono i meridionali che credono (erroneamente) di essere inferiori, e lo dimostrano certe pubblicazioni date in risposta all’infelice uscita del giornalista. Per esempio, chi reclama la (presunta) superiorità del Sud postando foto di cibi prelibati e posti incantevoli – più virale del Covid19: la focaccia barese sullo sfondo del mare! – finisce, senza volerlo, per avvalorare la provocazione a monte, perché conferma, in termini nuovi, il vecchio stereotipo del meridionale che mangia delle bontà all’aria aperta, magari attorniato dalla splendida cornice di un paesaggio costiero, un po’ come l’iconico Pulcinella che con la testa rivolta verso l’alto tiene un pugno di spaghetti che cascano voluttuosamente nella sua bocca mentre il sole si riverbera sul mare luccicante del Golfo di Napoli… Insomma, tu dici che molti di noi sono inferiori e molti di noi ti rispondono dicendo che siamo dei moderni Pulcinella, dei personaggi da cartolina… Qualcosa non quadra!
D’altro canto, sbaglia pure chi sostiene la presunta superiorità morale del Sud, che secondo alcuni si fonderebbe su valori come il calore e l’accoglienza. Valori che, mi dispiace ammettere, non sono esclusivi del nostro territorio, ma comuni a tutta la nostra specie, anzi caratterizzanti: non è un caso che si dica “umana” la persona aperta verso l’altro. Chi dice che noi meridionali siamo più caldi e accoglienti, quindi più “umani”, velatamente lascia passare l’idea che gli altri lo siano di meno: discriminazione in risposta a discriminazione!
D’altronde, non è affatto condivisibile chi addita i meridionali per il loro attuale e innegabile stato di svantaggio economico, addebitando a loro le (presunte) colpe di una serie di intricatissime vicissitudini storiche che ancor oggi si ripercuotono, come effetto, nella vita di tutti noi.
E lasciamo che solo le persone scientificamente poco aggiornate continuino a discutere sulla (presunta) superiorità o inferiorità di un dato popolo: siamo tutti uguali perché umani e pure tutti diversi per la stessa ragione, ognuno di noi irripetibile nella sua propria unicità biologica ed esistenziale.
E lasciamo, infine, che di colpe e colpevoli ne parlino solo giudici e sacerdoti, perché agli occhi della scienza non esiste colpevole, non esiste inferiore: ci sono solo cause, effetti e possibili soluzioni. Quindi, scrolliamoci di dosso i pregiudizi, positivi o negativi che siano, e smettiamola di perderci in queste trappole mentali da cui scaturiscono interminabili diatribe fondate sul nulla. E, oggi più che mai, siano agli italiani di monito i proverbiali capponi di Renzo, che continuavano a beccarsi l’un l’altro quand’è che avrebbero benissimo potuto reagire tutti insieme a chi li conduceva verso una sorte nefasta.


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