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A piccoli passi

Pubblicato da: Categoria: POLITICA

1
GIU
2012

 

Ottenere miracoli da un neo-Sindaco è praticamente impossibile; fare tanta strada insieme procedendo a piccoli passi è più che realizzabile. Lo stesso discorso vale anche per un Senatore della Repubblica che da ascolto alla gente senza lasciarsi condizionare da pressioni chiacchiere da cortile.
 
Sono passati appena dieci giorni dall’insediamento di Franco Ancona, il sesto sindaco eletto direttamente dal popolo sovrano (sic!) e già, detta alla Galileo Galilei, qualcosa si muove. Niente di eclatante ma, in ogni caso, gesti significativi. Ne abbiamo colti due in particolare: il primo, puramente simbolico, è l’eliminazione dei vasi pericolanti e pericolosi di Villa Garibaldi, cosa che per due anni noi di Extra Magazine, e con noi tutta la città, abbiamo inutilmente atteso dal sindaco Franco Palazzo. Al suo successore invece sono bastate meno di quarantotto ore per cogliere l’indicazione e far intervenire “chi di competenza”. Il secondo invece riveste una grande rilevanza, sia dal punto di vista dell’immagine che della sostanza: lo spostamento della stanza del Sindaco all’interno dell’Ufficio Tecnico Comunale. Sì, proprio quell’ufficio per il quale, nel corso degli anni, si sono sprecate le metafore: porto delle nebbie, cancro dell’amministrazione, centro degli affari occulti, covo di mafiosi, simbolo di inefficienza e chi più ne ha più ne metta. La verità è che l’UTC è sempre stato e resta prima di tutto un ufficio come tutti gli altri che ha semplicemente bisogno di essere gestito bene da occhi attenti. La presenza costante del Sindaco, sicuramente privo di pistola alla cintola e stella di latta al petto, va interpretata come uno dei tanti segnali di quel cambiamento che i martinesi hanno chiesto nella recente tornata elettorale che lo ha visto vincitore. Altre indicazioni sicuramente arriveranno dalla composizione della Giunta Comunale o squadra di governo come meglio la si vuol definire. Le aspettative sono tante e proprio per questo ora viene la parte più difficile. La Legge 81/1993 che prevede l’elezione diretta del Sindaco è, a giudizio di chi scrive, una delle più grosse bufale che il legislatore ha nel tempo riservato agli italiani. Infatti anche se prevede piena autonomia per il Sindaco eletto, quest’ultimo è sempre “ostaggio” o “vittima” del fuoco amico dei partiti che lo hanno portato all’elezione e poco importa, come nel caso di Franco Ancona, se ha ottenuto molti più voti della coalizione che lo supportava. Non servirà a molto dire che della squadra farà parte solo chi “ha messo la faccia”. Cosa significa “ha messo la faccia”? essere stato uno dei candidati? oppure bastava semplicemente impegnarsi in un’attiva campagna elettorale o, alla fine, neanche quello? Così Franco Ancona, come da prassi, ha chiesto indicazione ai partiti e muovendosi sulle note della battistiana “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” è pronto a varare una squadra comunque capace e preparata ma con il “peccato originale” dell’appartenenza partitica che molti non vedono di buon occhio. Della compagine amministrativa insieme a Pasquale Lasorsa (vicesindaco con delega al contenzioso) per l’IDV, faranno parte (a breve l’ufficializzazione) Lorenzo Basile de La Puglia per Vendola (servizi sociali), Donatella Infante per SEL (bilancio), mentre per il PD si fanno i nomi di Tonino Scialpi (cultura), Stefano Coletta (ambiente e politiche giovanili), Nunzia Convertini (attività produttive) e Franco Convertini (lavori pubblici). Il ritorno di quest’ultimo, che aveva già con merito ricoperto l’incarico assessorile durante l’amministrazione di Martino Margiotta rappresenta, calcisticamente parlando, il “colpo di mercato” dell’ultim’ora. Una volta ufficializzati i nomi, bisognerà attendere i primi passi concreti che avranno bisogno, visti i cinque anni precedenti e l’imminente periodo vacanziero, di ben più dei canonici “cento giorni”. Franco Ancona la sera del 21 maggio ha dichiarato, non solo per prassi, di essere il sindaco di tutti i martinesi; ora tutti i martinesi dovranno riconoscersi in Franco Ancona al quale sicuramente non mancherà l’apporto di quella che sarà, visto le persone che la compongono, un’opposizione leale e costruttiva. A proposito di opposizione un altro segnale di “cambiamento” rispetto alle amministrazioni precedenti, per una sorta di “political agreement”, potrebbe essere l’assegnazione della Presidenza del Consiglio Comunale a Michele Muschio Schiavone, il candidato a Sindaco per la coalizione di centro. Mantenere buone relazioni con i rappresentati del partito della vela, potrebbe tornare utile qualora sul versante interno si dovessero incrinare i rapporti con qualche alleato al quale riesce difficile digerire una forte ingerenza da parte del Partito Democratico. Certo il nuovo inquilino di Palazzo ducale non è incline ai giochi di “Palazzo” e chi tenterà di frapporre ostacoli o meglio poltrone al progetto di amministrazione che ha in mente, non avrà vita facile. Altro che quarantadue assessori in quattro anni. Un altro banco di prova sarà la nomina dei dirigenti e se questa volta prevarranno le competenze sulle conoscenze, vorrà dire che veramente qualcosa sta cambiando. Continuando a parlare di cambiamento ma trasferendoci sul versante centrodestra, qualcosa di importante sta accadendo all’interno del Popolo della Libertà di Martina Franca. Rassegnando le proprie dimissioni nelle mani di Gino Montanaro, coordinatore provinciale del partito, il senatore Lino Nessa ha di fatto lasciato la guida dei berlusconiani martinesi alla quale era stato chiamato in veste di commissario, qualche tempo fa. Non è stata una mossa a sorpresa perché questo passaggio era già stato annunciato a fine marzo e i tempi sono stati rispettati. Eppure in questo caso c’era chi aveva le pietre in tasca e ha iniziato a tirarle già dal pomeriggio del lunedì del ballottaggio. Avere le pietre in tasca significava aver avuto il tempo per cercarle e conservarle, sottraendo magari questo tempo alla campagna elettorale per il proprio candidato sindaco. La novità più rilevante delle dimissioni di Nessa è rappresentata dal rispetto della volontà della base del partito che chiede a gran voce  “partecipazione” smettendola con le imposizioni dall’alto. Così niente passaggio diretto al “delfino” predestinato, il consigliere regionale Gianfranco Chiarelli, ma parola al congresso cittadino che, ci si augura, venga svolto non con un’ulteriore prova di forza in questo caso tra lottatori ormai stremati ma come momento di confronto e sintesi che possa portare anche a una candidatura unitaria. Questa soluzione non potrà non trovare favorevoli quanti finora hanno criticato la gestione “verticistica” del partito o ne hanno evidenziato il risultato fallimentare alle passate amministrative dimenticando, nel contempo, di essere stati tanto scaltri da nascondersi nel momento del bisogno per poi sedersi sulla riva del fiume in attesa del passaggio del cadavere del nemico. E se questo lo ci si poteva aspettare da chi il PdL lo ha unicamente usato a ogni competizione elettorale come il girello di una porta d’albergo, alla sola spasmodica ricerca di una visibilità personale, altrettanto non lo si può affermare per chi negli anni qualcosa ha dato ma tanto ha avuto. Fu un bambino a dire al re che era nudo e sono stati i giovani che ora, a sinistra come a destra, hanno dato un segnale di cambiamento. Federica de Benedetto, “pasionaria” leccese del PdL, sta mettendo in crisi i vertici del partito con le sue sacrosante richieste che trasudano di una semplicità disarmante ma che ancora vengono viste con sospetto e diffidenza dai brontosauri della politica nostrana. La leadership di un partito non la acquisisce esclusivamente perché si è fatto il pieno dei voti, che non sono un esclusivo patrimonio personale ma il risultato dell’apporto di tutti quelli che hanno lavorato durante la campagna elettorale, ma anche mostrando le doti del leader che aggrega e non desertifica. Da questo punto di vista, bene ha fatto il senatore Nessa a lanciare un appello di riapertura del dialogo a tutte le forze del centrodestra. Non è sufficiente affermare in ogni occasione di essere il primo, bisogna anche dimostrarlo. Ma questa è la parte più difficile.
 


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