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Cataldo Basile/400 poesie in tasca

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

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LUG
2013
Di giorno parcheggiatore, di notte poeta. La sua “dieta dell’anima” consiste nello stare ben lontano dalle negatività e guardare il mondo con occhi di bambino felice  
 
Cataldo è un ragazzo di Martina Franca. Lavora come parcheggiatore, e il mondo di ora gli sta stretto. La sua semplicità gli ispira il cuore, e lo porta a buttar giù poemi su poemi. Scrive poesie da anni ormai, ha partecipato a numerosi concorsi e ha pubblicato racconti su alcune testate giornalistiche, compresa la nostra; e la gente lo ferma in giro per la città, commissionando la sua penna. Stavolta siamo noi a scrivere per lui, e a raccogliere tutto ciò che ha da dire di se stesso e della sua passione.
Chi è Cataldo Basile?
«Sono una persona semplice, che ha una vita semplice e che si circonda di situazioni semplici, e cerco sempre di rimanere coi piedi per terra. Questa è la base sul quale io scrivo, lo sfogo dei miei poemi. Le mie poesie derivano dalla realtà stessa, dalle  cose che mi circondano. Le questioni psicologiche, le filosofie sono già state scritte dagli autori del passato, è già stato detto tutto. L'unica cosa che rimane da interpretare e sul quale scrivere sono le cose di tutti i giorni. Dalla realtà tiro fuori ciò che voglio esprimere, cose semplici, come il volo di una colomba, una giornata di sole dopo la neve, tutte cose che ti colpiscono, e non sai come interpretare. Tiro fuori la poesia da questi dettagli».
Quindi ti reputi uno scrittore vero e proprio?
«Io prima di tutto lavoro come parcheggiatore. E' un lavoro che mi piace, poichè mi mette a contatto con tanta gente, e con situazioni differenti. Sono come un osservatore della vita di tutti i giorni. La scrittura è la mia passione e anche un mio bisogno. Un bisogno di esprimere ciò che sento dentro».
Hai una filosofia particolare di scrittura?
«La semplicità è la base della mia poesia, e sono contro tutto ciò che è complicato. L'anima assorbe tutto ciò di negativo e complicato in noi, e rischia di distruggerci dall'interno. Io per scrivere evito tutto ciò, così da mantenermi puro, e poter esternare la semplicità di ciò che mi circonda. La reputo come una vera e propria dieta per l'anima».
Da quanto tempo scrivi?
«In passato leggevo parecchi libri. Tutto è cominciato da un vecchio diario scolastico, che raccoglieva in ogni pagina un aforisma diverso. E mi affascinava leggere i pensieri di questi autori, così tanto da comprare dei libri per conto mio e leggere di più. A un certo punto però ho deciso di smettere di leggere, e di provare a scrivere io stesso tutto ciò che sentivo dentro. All'inizio non erano altro che pensieri sparsi qua e là, fino a quando non ho ordinato le mie idee, per ricomporle in poesie vere e proprie. Ed è appunto da cinque anni che ho cominciato a scrivere poesie».
Qual è stato l'avvenimento più importante della tua vita da autore?
«Il primo racconto che ho pubblicato. Grazie ad un concorso del "Corriere del giorno" che aveva come tema la città e il mare. Un racconto breve, di appena due pagine, ma intenso».
Qual è il rapporto che hai come poeta nei confronti del mondo?
«La parte di me che scrive è differente e separata dalla parte di me che vive. Se mi succede qualcosa di bello o significativo nella vita, lo tengo dentro di me, e lo elaboro solo in seguito, quando trovo il tempo. La parte di me che vive ha preso confidenza con la realtà, e rimane sempre coi piedi per terra».
Hai un sogno nel cassetto?
«Il mio sogno lo sto vivendo ora. Riuscire a rimanere realista e vigile nei confronti dei colpi che la vita ti dà, ma sempre pronto a dedicarmi alla scrittura. Anche se il tempo non basta mai, nemmeno per far leggere tutte le mie poesie al mondo. Eppure sono cosciente di esser arrivato al punto di aver scritto tutto. E se capita di sentire l'ispirazione che mi colpisce, sto sempre attento a non ripetermi. Anche se mi piacerebbe pubblicare un libro vero e proprio».
 


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