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PAROLE CHE CONTANO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

30
MAG
2014
C come Coraggio, innanzi tutto quello di affrontare le nostre paure senza esorcizzarle ma individuando gli strumenti per gestirle con equilibrio. E, per questa settimana, che dopo i fatti di cronaca vede l’Amministrazione di Martina Franca promotrice, insieme allo scrittore Donato Carrisi, della Manifestazione per la Legalità, abbiamo pensato ad alcune segnalazioni editoriali che hanno per argomento-cardine il tema della PAURA e, naturalmente, del coraggio per affrontarla. 
 
 
 
L’individualismo, l’affievolirsi dei legami umani e l’inaridirsi della solidarietà sono il terreno fertile della paura che, come scrive Zygmunt Bauman ne “IL DEMONE DELLA PAURA” (Editori Laterza) è diventata il “demone più sinistro tra quelli che si annidano nelle società aperte del nostro tempo.”, società che, fidandosi poco della protezione che lo stato può offrire, si ritrovano ad essere più che mai esposte alla rapacità di forze che evaporano in uno spazio globale. La conseguenza è il diffondersi della “politica della vita individuale affidata per sussidiarietà ai singoli – uomini e donne. Quanto rimane della forza e della politica a disposizione dello Stato e dei suoi organi si riduce gradualmente a dimensioni sufficienti a tenere in piedi poco più di un gigantesco distretto di polizia. Lo Stato ridotto non riesce a essere quasi nient’altro che uno Stato dell’incolumità personale.” La via che Bauman consiglia è quella di ricomporre potere e politica non nell’angusto domicilio  dello Stato-Nazione ma a livello planetario:  “i meta-problemi che condizionano il modo di affrontare tutti gli altri problemi sono globali ed essendo globali non ammettono soluzioni locali, in nessun caso; non ci sono, e non possono esserci, soluzioni locali a problemi che hanno origine globale e che dalla globalizzazione traggono linfa vitale. “ Quello che sarebbe auspicabile è una polizza assicurativa sottoscritta collettivamente, “una polizza di cui fidarsi e su cui fare affidamento in caso di disgrazia…D’altronde, la capacità di affrontare le sfide della vita è quella stessa officina della dove viene forgiata la fiducia in se stessi. Senza un’assicurazione garantita dalla collettività, i poveri e i pigri (e più in generale i deboli in bilico sulla soglia dell’esclusione) non hanno alcuno stimolo che li spinga a impegnarsi politicamente, e certamente neanche a partecipare al gioco democratico delle elezioni.”
 
A paralizzarci, spesso, non sono le paure, ma la superstizione che esse siano presenti nella nostra vita tutte nello stesso tempo, mescolate e confuse in un groviglio inestricabile. Occorre, quindi partire proprio da qui:  essere capaci di districare la “matassa delle paure”, isolandole e analizzandole singolarmente, solo così è possibile disinnescarle. Occorre, perciò un atteggiamento attivo. Da vero illuminista, Marc Augè, con il suo recente saggio “LE NUOVE PAURE – CHE COSA TEMIAMO OGGI?” (Bollati Boringhieri) ci aiuta a sbrogliare, appunto,  la “matassa” delle paure, individuando nella rottura del legame sociale la loro fonte primaria e distinguendo due tipi di paure: quelle indotte dall’ignoranza e quelle dedotte dalla conoscenza, o meglio, “quelle indotte dal fatto di credere di credere, cioè della fede, e quelle dedotte dal fatto di sapere di non sapere, cioè dallo spirito critico e scientifico.”  Spesso la paura nasce da un eccesso di apparente razionalità o da relazioni istituite abusivamente tra avvenimenti diversi: ”Nella ricerca delle cause, ragione e sragione si coniugano e si confondono. E’ il ben noto fenomeno della caccia alle streghe  che muove da constatazioni oggettive e osservazioni precise per arrivare a stabilire un cortocircuito del pensiero, da cui hanno origine tutti gli oscurantismi.” Molti fenomeni sociali sono dovuti all’ignoranza e alle sue paure, perciò fanno paura. Non c’è niente di più temibile della paura nata dall’ignoranza. Quello che Augè indica è un atteggiamento attivo. “La paura globale, che sfugge al controllo della ragione, sembra infatti agire maggiormente su coloro che si collocano in una posizione di passività nei confronti della realtà. Chi agisce e interviene ha sempre meno timore di chi subisce passivamente. In questo senso l’educazione e l’istruzione possono aiutarci. La conoscenza può trasformare l’angoscia in curiosità… Se è vero che la paura produce regressione, essa può anche diventare un fattore di progresso, dato che, una volta superata la paralisi, ci spinge a cercare soluzioni per andare avanti.” 
 
 
 
Concludiamo con uno sguardo “altro” rivolto al tema delle paure, segnalando la pubblicazione di Thich Nhat Hanh, grande maestro zen di scuola vietnamita. Poeta in prima linea al sevizio della Pace fin dai tempi della guerra del Vietnam a fianco di Martin Luther King, e candidato al Nobel per la Pace. Si tratta di “PAURA – SUPERA LA TEMPESTA CON LA SAGGEZZA” (Bis) , un testo rivolto a coloro che desiderano liberarsi dalle paure che ci incatenano al passato e che rendono angoscioso il futuro. Le parole di Hanh, così come le tecniche di respirazione, autocontrollo e meditazione che ci presenta, sono splendide amiche da ascoltare sempre; per controllare la paura ed evitare che condizioni la nostra esistenza. Abbiamo scelto per il lettori di Extra queste: “Quando durante una tempesta guardate un albero, vedete che i rami e le foglie sono sospinti violentemente avanti e indietro dal vento impetuoso. Vi sembrerà quasi che l’albero non riesca a opporsi alla tempesta. Anche noi siamo così, quando siamo in preda a una forte emozione: come l’albero ci sentiamo vulnerabili, possiamo spezzarci da un momento all’altro. Ma se rivolgiamo l’attenzione al  tronco dell’albero, le cose ci appaiono in modo diverso: ci accorgiamo che l’albero è saldo e ben radicato nel terreno. Se ci concentriamo sul fusto, ci rendiamo conto che, poiché l’albero è profondamente radicato nella terra, non potrà essere spazzato via dal vento. Ognuno di noi, che siamo in piedi o seduti, è come quell’albero. Quando la tempesta delle emozioni ci travolge, non dovremmo fermarci nel punto in cui è più violenta, al livello del cervello o del petto. Se siete sopraffatti da emozioni forti, non restate dove siete: è troppo pericoloso. Spostate l’attenzione in basso, verso l’ombelico – ossia il tronco, la parte più salda del vostro essere.” Un tronco attraversato dall’energia positiva della “compassione” e della “consapevolezza” che non si lascia ferire dal “coltello” dell’odio, della rabbia, della paura.
 


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