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Vittoria Coppola/Io, Eva e la gioia

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

30
MAG
2014
La scrittura come tentativo di penetrare il mistero dell’animo femminile. La scrittrice salentina racconta il viaggio della sua protagonista, che un po’ le rassomiglia
 
Partiamo con una domanda che ravviva il fondo dell’anima di ogni scrittore: cos'è l'esperienza della scrittura per te e cosa significa essere uno scrittore oggi?
«Per me la scrittura è respiro. Rappresenta lo strumento attraverso cui mi sento viva, in quanto – con le parole – voglio trasmettere la mia autenticità e i miei sentimenti.
L’essere scrittore non si fa condizionare dal tempo. Ovvero: oggi come ieri, uno scrittore deve avere un forte senso di responsabilità, in quanto condivide con un pubblico i suoi pensieri; atto sublime che  non può essere compiuto con leggerezza, a questo deve aggiungersi la spontaneità e l’onestà del cuore, sono virtù che non possono mancare».
       
 
C'è  uno scrittore, un libro, una corrente che ha agito in  te come via maestra  verso il mondo della scrittura? Quali sono state le letture  più significative nel tuo percorso di vita?
«Nei miei libri amo raccontare – tra gli altri – il legame materno. A tal proposito, consiglio la lettura di “Da quando non ci sei”, toccante romanzo di Louise Candlish. La mia necessità di parlare di maternità nasce da me e da quel libro. Per il resto, leggo Guillaume Musso: è il mio preferito! Abile come pochi altri nel parlare di sentimenti togliendo il respiro. Mi piacciono le storie che raccontano le donne, anche di altri tempi. Il romanzo che – in assoluto – ritengo straordinario nel suo genere è La signora dalle camelie, di Dumas». 
 
La scrittura è una via per sfuggire a una realtà effimera e prendere le distanze dalla provocazione del reale, oppure è un modo per andare incontro alla realtà lasciando emerge la parte più pura di sé?
«Allontanarsi dalla realtà significherebbe trovare – prima o poi – delle difficoltà nel vivere il quotidiano. La scrittura, in particolare quella intesa come professione, può dare voce e corpo alle esigenze di molti di noi. Fondamentale è riconoscere il bene dal male. Una volta fatto, si può scegliere come raccontarlo. Oppure di arricchirsi leggendo».
 
"E' pazzesca l'incapacità di accorgersi del mondo intorno. Ancora più folle non sapersi guardare dentro". Con queste parole  si apre il tuo romanzo. Cosa vuol dire per Vittoria guardarsi dentro e scavare nel profondo? 
«Significa accettarsi. Perdonarsi. Amare senza riserve».
 
Dopo il successo del tuo primo romanzo, "Gli occhi di mia figlia", torni in libreria con un nuovo romanzo "Immagina la gioia". Vittoria Coppola  potrebbe essere uno dei personaggi femminili scaturiti dalla sua stessa penna?
«Più oggi di ieri, credo proprio che le mie protagoniste mi somiglino tutte. Nascono da me e maturano – spero! – con me».
 
Ci parli della tua ultima pubblicazione. Il titolo “Immagina la Gioia” illustra un percorso determinato e preciso oppure è un labirinto di infinite sfaccettature e interpretazioni?
«Immagina la gioia racconta della voglia di fuggire che si traduce in necessità di sapere di poter tornare. Eva, la protagonista, come molte giovani donne, vive parte della sua maturità facendosi tante, troppe domande su quanto di lei ci sia di sbagliato. Dimenticandosi di vivere. Amare. Gioire assieme alle persone che le sono accanto. Il suo è un percorso naturale, fatto di scossoni forti».
 
I tuoi sono romanzi che fanno leva su sentimenti universali e sottolineano come il vincolo  di sangue sia fondamentale e inciso nel proprio codice genetico.  Nel libro "Immagina la gioia" l'aspetto relazionale nella famiglia è tratteggiato con dolcezza femminile che scava nel profondo facendo emergere il vero senso dell'esistenza che si estrinseca nel recupero delle proprie radici. Cosa pensi della famiglia oggi? Il microcosmo più importante sta vivendo una vera crisi di valori e relazione?
«Penso che oggi si stia tentando di recuperare il valore dei rapporti e della famiglia. Certo, le notizie che ascoltiamo al telegiornale ci cascano addosso come una ghigliottina. Tuttavia voglio avere fiducia nel buono che c’è in moltissimi di noi. E allontanarmi dal pensiero che la violenza sia la scelta predominante».
 
L’editoria ha assunto una nuova veste, sono cambiati i canali di diffusione e lo dimostra il successo dei libri “in rete”. Grazie al web  “Gli occhi di mia figlia” è stato eletto Miglior libro scoperto in rete dalla rubrica letteraria del TG1 Billy - Il Vizio di leggere- Come spieghi il successo dei libri “in rete”?
«I libri in rete hanno l’opportunità di coinvolgere un bacino d’utenza immenso! Gli scrittori – grazie al blog personale oppure ai social network – non sono più delle entità lontane dal lettore, bensì delle persone, fatte di pelle e cuore come tutti. Ecco spiegata, per me, la forza della rete legata alla cultura».
 
Hai un augurio da rivolgere alla scrittura dei nostri tempi e all’editoria che se ne occupa con tenacia e passione  nonostante la crisi?
«Alla scrittura auguro di essere sempre più emozionale e vicina alla gente. All’editoria, auguro di vero cuore, che venga sostenuta di più e che diventi pilastro della nostra società. Dalla cultura si parte. E si riparte».
 


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