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Michelangelo Zizzi/ OSSIGENO A TARANTO

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

14
NOV
2014
Nell’imminenza del terzo incontro all’interno del Master di poesia Scuola Pound, che vedrà l’intervento del poeta Milo De Angelis, abbiamo incontrato l’ideatore e  promotore di questa straordinaria esperienza che, facendo convergere nel capoluogo ionico le voci più alte della poesia contemporanea, vuol fare comunità e rendere la poesia Bene Comune
 
“Se la poesia è una svolta del respiro, Milo de Angelis è una delle voci più importanti della poesia contemporanea italiana” e i suoi versi “bolle di ossigeno”.  Sono queste le parole che leggiamo nella prefazione a “Millimetri”, una raccolta di 29 liriche riedite lo scorso anno da Il Saggiatore (erano state pubblicate nel 1983 da Mondadori).  E  senza ossigeno non si può vivere. Ovunque.  Ma  a Taranto città paradigmatica dell’inquinamento, l’ossigeno è ancor più necessario. Ed è stata proprio Taranto la sede scelta da Michelangelo Zizzi per “Scuola Pound”:  il primo master di scrittura poetica, unico in Italia,  della durata di 108 ore di lezione più 3 di premiazione, in corso presso l’Hotel Akropolis, sito nel borgo antico, in vico I Seminario n.3. Il prossimo incontro, il terzo per la precisione,  avrà come ospite, appunto,  Milo De Angelis: “Poesia e ontologia: il tema dell’addio “ , sarà l’oggetto del suo intervento.
In uno scenario culturale  piuttosto allarmante che progressivamente va perdendo lettori, l’incontro con la poesia è sempre più raro. Questa forma d’arte, la più antica (le prime produzioni scritte sono stati i versi, la letteratura è nata in forma poetica) è la meno letta, la meno veicolata, la più incompresa. Eppure c’è in ognuno di noi un istintivo bisogno di poesia: quel bisogno di capire, di attraversare il mistero delle vite individuali ponendole in relazione al mistero del cosmo e al mistero delle vita e della morte nostra e degli altri. La poesia, in fondo, è sintesi, procede per illuminazioni improvvise e oscurità, è apollinea e dionisiaca al tempo stesso. Non vuol essere compresa, non vuol essere oracolare, essa esercita su chi legge una spinta al silenzio, al “non sapere”, al dubbio, alla sintesi. E’ suono, ritmo; è parola che cogliendo l’essenza diventa mistero e meraviglia assieme. La poesia così intesa è bene comune: una risorsa da valorizzare e trasmettere, perché ci consente di dare un nome a ciò che abbiamo intorno e a ricrearlo in forma nuova; perché consente di metterci in ascolto di noi stessi e degli altri, creando relazioni, comunità vive. Il master Scuola Pound  persegue proprio questo intento, per tale ragione abbiamo voluto incontrare  Michelangelo Zizzi, ideatore e organizzatore di questo percorso di azione poetica, per avere un confronto diretto con chi da anni persegue l’ideale di una letteratura attiva, non salottiera, antisociale ma comunitaria, in quanto permette di far incontrare individualità e voci diverse.
 
Com’è nata quest’idea?
«E’ nata dall’idea di rendere professionale il ruolo del poeta. C’è molto dilettantismo quando si parla di poesia. Con questo non voglio discriminare nessuno: è giusto che tutti scrivano poesie, ma non che tutti pubblichino. Secondo un’indagine Istat di quattro anni fa in Italia un milione e duecentomila scrivono, di costoro novecentomila scrivono poesia».
Quindi il talento da solo non basta.
«In poesia c’è più talento che in prosa ma non basta. La poesia è il punto più alto dell’espressione e il più difficile da raggiungere,, pertanto è necessario leggere tanto e leggere bene. E se, d’aaltro  canto non è possibile insegnare a scrivere poesia, è tuttavia possibile riconoscere i massimi attori che la incarnano, conoscerli di persona, dialogare con loro e capire come crescere in un mondo che, oltre al talento, richiede conoscenza e competenze specifiche».
Cosa si propone perciò Scuola Pound?
«Scuola Pound si propone di far crollare ogni provincialismo da parte del poeta; fargli acquisire professionalità; far acquisire la storia della lingua poetica italiana, affinché l’autore produca un proprio laboratorio-fucina di lingua sincronizzata col tempo in cui scrive; avvicinare gli autori alla lettura della poesia oltre le letture qualunquistiche di Neruda e Hikmet; permettere a ogni autore effettivamente valido di arrivare a una pubblicazione prestigiosa ed entrare nell’apprezzamento critico della grande poesia italiana. Scuola Pound è, infatti, prodotta e condotta dai massimi professionisti della letteratura poetica italiana, i massimi veterani e i migliori esordienti: Franco Buffoni, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Andrea Inglese, Andrea Leone, Franco Loi, Valerio Magrelli, Antonio Riccardi, Carla Saracino».
Borges, a chi chiedeva cosa fosse la poesia rispondeva: “La poesia è un enigma. Se nessuno me lo chiede lo so, se qualcuno me lo chiede, non lo so. Ed io chiedo a Lei: cos’è la poesia?
«La poesia non è mai ideologica, sebbene abbia in sé una visione. E’ la capacità di organizzare i segmenti di percezione e delle esperienze in un insieme che in poesia ha come fine un’espressione coerente ed identificativa, attraverso un linguaggio stra-ordinario, fuori del comune, linguaggio che proprio in virtù di questa sua straordinarietà contiene una visione, un oltre. Il poeta non può che dire la verità, perché il suo è un linguaggio distillato».
Lei è un attento osservatore della produzione culturale nazionale  e regionale. Lo scorso anno per LietoColle ha curato “A Sud del Sud dei Santi”, un’antologia critica che contiene quattordici monografie sui maggiori poeti degli ultimi cento anni. Le chiedo:  qual è lo stato di salute della poesia in Puglia?
«E’ molto buono perché pullula di talenti, tuttavia c’è un aspetto che io denuncio: la scarsa relazione, la comunicazione fra le varie voci poetiche della nostra regione. Ai primi degli anni ’80 i poeti, di scuole diverse, di tendenze diverse, s’incontravano fisicamente, si scontravano, eppure facevano comunità pur mantenendo ciascuno la propria identità poetica. Oggi questo non accade più, è difficile che accada. Scuola Pound vuole provocare anche questo: l’incontro dei poeti, ricreando la comunità».
I cassetti di Michelangelo Zizzi sono zeppi di inediti. “Non ambisco alla pubblicazione” – ci dice poco prima di chiudere la nostra chiacchierata. In tanti ritengono che le sue saranno pubblicazioni postume. C’imbarazza non poco augurargli questo, ma l’animo ironico e istrionico di Michelangelo lo conosciamo bene, perciò lo abbracciamo e gli facciamo i nostri auguri: del resto abile com’è saprà ingannare a lungo la morte. 
 



Commenti:

Francesco 17/NOV/2014

Finalmente qualcuno che riesce a mettere in moto la poesia con progetti sensati e professionali in un terreno non semplice. L'eccellente Zizzi.

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