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Bersagli rinviati - Ridateci la Persefone e la dignità

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

7
NOV
2015

Fino a qualche giorno fa in città c’era una grande attesa per conoscere il nome della città italiana candidata ad assumere l’importante veste di Capitale della Cultura per il prossimo anno.

Il capoluogo ionico aveva superato la prima fase eliminatoria ed era entrata nell’Olimpo delle città finaliste.

Alla fine l’ha spuntata la città di Mantova.

Mentre i cittadini tarantini che amano veramente la loro città sono rimasti delusi, i pubblici amministratori se la sono cavata a modo loro, come da sempre fanno, facendo sapere che se questa volta Taranto non ha centrato il bersaglio, lo stesso è da considerarsi soltanto rinviato perché entrerà di diritto tra le finaliste dell’edizione 2017.

Ancora una volta Taranto non è stata capace di portare sul palcoscenico degli esperti deputati alla designazione della città vincitrice tutto il suo immenso e unico patrimonio culturale.

C’è stato chi, ergendosi a “Solone” del caso ha pontificato dicendo che non basta avere fra le proprie mura cittadine interessantissimi beni culturali per essere scelti come vincitori ma è necessario avere un progetto culturale già avviato e da presentare come esempio al resto del Paese; occorre avere un progetto che dia la dimensione giusta di quanto e come i cittadini tarantini siano consapevoli di questo loro immenso patrimonio.

Forse hanno ragione soltanto con riferimento a quest’ultima parte, ma per quanto riguarda il progetto culturale questo compete alla civica amministrazione in ogni sua espressione che, partendo dal territorio, possa allargarsi fino all’hinterland provinciale.

Insomma è ancora una volta il Comune di Taranto chiamato a dare spiegazioni perché non ha prodotto un progetto culturale credibile ed appetibile e declinato in ogni sua componente. Ed ecco che ciò che lascia maggiormente amareggiati in questa vicenda è proprio il fatto che la civica amministrazione abbia voluto subito trovare le solite scuse pensando di uscirsene indenne. Ma così non è perché una città che cambia ogni due mesi o poco più un assessore alla Cultura non potrà mai dimostrare di avere prima di tutto essa chiara l’idea di che cosa possa essere una progettualità culturale. E fino a quando non si capirà che un progetto si costruisce con la città, intesa come cittadini, si potranno tentare mille altre volte i traguardi di capitale italiana o europea della Cultura, ma sarà sempre tempo e denaro perso.

Fare un progetto culturale significa investire in primis nell’Università locale che, guarda caso, si fa scippare da Bari la facoltà, secondo la vecchia terminologia, di Beni Culturali accontentandosi di dare ai nostri studenti semplicemente delle lezioni in teleconferenza senza alcun progetto anche in questo caso ma alla maniera “come la va, la va”.

Altra attesa cittadina era rivolta alla più volte annunciata apertura del secondo piano del Museo Nazionale Archeologico cittadini MarTà e della esposizione allo stesso piano di una coppia perfetta di quel gioiello che porta il nome di “Persefone” o “Afrodite in trono” o “Dea in trono” o “Dea di Berlino”. Chiamatela come vi pare e piace, tanto la sostanza non cambia perché per convenzione internazionale la Germania non potrà mai più restituire questo capolavoro scultoreo che mezzo mondo va a visitare a Berlino e che noi avremmo potuto trattenere presso di noi se i nostri padri non avessero commesso gli errori noti anche ai tarantini di oggi.

E’ stato detto che per Natale non sarà inaugurato il secondo piano del MarTà e che con esso sarà rinviata anche la ricostruzione della statua di Afrodite che avrà dimensioni e caratteristiche identiche alla copia originale.

Anche in questo caso, dunque, non bersaglio mancato, ma bersaglio rinviato.

I denigratori della nostra ricchezza archeologica e culturale, che risiedono a qualche centinaio di chilometri dal capoluogo ionico, ogni volta che si affronta il problema della datazione della presenza dell’uomo con i suoi reperti sul territorio tarantino, finiscono per abbozzare un ironico sorriso quando si sostiene che Taranto è vecchia quanto il mondo potendo mettere in mostra, in maniera inequivocabile i reperti dell’età preistorica documentata sul territorio nella zona dello Scoglio del Tonno e in altre parti della città. Ma a questi denigratori nei giorni scorsi il grande archeologo tarantino Enzo Lippolis, ordinario di Archeologia Classica e direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità nell’Università “La Sapienza” di Roma, in una affollata conferenza tenutasi nel Salone degli Specchi del Capoluogo ionico, ha fatto sapere che grande attenzione viene rivolta al sito di Saturo perché dagli scavi è emerso che il  luogo fu frequentato a partire da epoca protostorica e fino all’età del tardo-antico e dell’Alto Medioevo. Area che fu interessata ai primi contatti con il mondo esterno già a partire dal 1600 a.C.. Per questo motivo il sito di Saturo testimonia l’arrivo non soltanto di persone e di prodotti, ma anche comportamenti e modi di vivere relativi a periodi diversi tra loro a cominciare dall’arrivo dei Micenei e non solo.

Lippolis non ha potuto fare a meno, però, di sottolineare come il prestigioso sito di Saturo sia stato saccheggiato nel passato, anche non molto remoto, sottraendo tesori archeologici di immenso valore al territorio ionico. Anche in questo caso ci piace parlare di bersaglio  rinviato e non mancato perché abbiamo sempre la speranza che un bel giorno qualcuno inteso come comunità civica determinata possa farsi avanti e reclamare una salvaguardia precisa e puntuale di beni che altrove vengono doverosamente protetti per sottrarli al saccheggio dei soliti ignoti vandali.

Ma nel dettaglio vediamo quali possono essere i punti di forza di un pacchetto culturale tutto di marchio tarantino che possa dare la stura al progetto culturale senza del quale non si va da nessuna parte. Per questo motivo auspichiamo la messa in rete delle sedici biblioteche cittadine con un patrimonio di oltre 500 mila volumi compresi i tesori delle “cinquecentine” e “secentine” (manoscritti di opere mai stampate) e del famoso “Libro Rosso” dell’Archita che raccoglie documenti importanti del principato di Taranto sia nell’originale architiano sia nell’originale con funzione diversa custodito nella Biblioteca Acclavio.

Altro capitolo importante è rappresentato dalla presenza di ben 22 musei nella città di Taranto, di 2 emeroteche, di 19 pinacoteche, di processioni tradizionali in tutto l’arco dell’anno con un ricco patrimonio storico sulle Confraternite, sulla statuaria e sulla gastronomia tradizionale legata a questa o a quella festa.

Taranto è anche la città di ben 11 conventi, di 10 chiostri, di oltre 160 tra palazzi storici, nobiliari e aristocratici e 80 ipogei di immenso valore artistico.

Taranto è anche la città che vanta la più antica Cattedrale di Puglia (San Cataldo) e il Castello Aragonese che risulta essere il più visitato tra i castelli pugliesi, per non parlare di quell’immenso bene culturale che porta il nome dei due Mari, Piccolo e Grande, e del Fiume Galeso.

E qui tiriamo in ballo il poeta Virgilio che è vero che decantò Taranto e il Fiume Galeso, ma è altrettanto vero che questa volta ci ha fatto uno “scherzetto” coincidente con la promozione della sua Mantova, città natale, a Capitale Italiana della Cultura 2016.

Forse Virgilio indirettamente ci ha messo la buona parola per la sua Mantova, mentre per noi pugliesi non poteva farlo perché fu la città di Brindisi a rapirlo alla vita in età giovanile, mentre i napoletani ancora oggi ne custodiscono gelosamente le spoglie.

Ma non ce ne voglia Virgilio, lo abbiamo tirato in ballo quasi per smorzare la rabbia che abbiamo in corpo da veraci tarantini per i bersagli non ancora centrati, anche perché noi tarantini vogliamo bene a lui e per questo gli abbiamo intitolato i Giardini in fondo a Viale Magna Grecia, una strada ad essi parallela e una scuola.



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