La 43^ edizione del Festival della Valle d’Itria ha salutato il suo pubblico, offrendo negli ultimi tre giorni di programmazione eventi e spettacoli degni di… nota
La prima sera di questo caldissimo agosto ha visto nell’Atrio del Palazzo Ducale “I Barocchisti”, arie e duetti di Antonio Vivaldi, che con le sue Quattro Stagioni ha introdotto il Premio “Rodolfo Celletti”, quest’anno attribuito a Ramon Vargas, tenore scelto dal maestro Celletti per dare voce, nel 1992, a “Il matrimonio segreto” di Cimarosa. Una carriera folgorante sotto la guida del maestro a cui oggi è intitolato il premio che riceve non senza emozione, che si palesa nel momento in cui racconta aneddoti e vissuti che permettono ai numeroso pubblico presente di conoscere meglio entrambi e apprezzare la grande professionalità.
Il presidente della Fondazione Paolo Grassi, il professor Franco Punzi, dopo essersi complimentato con Vargas e aver ricordato il rapporto d’amicizia che lo legava al maestro Celletti, ha sottolineato come le scelte portate avanti in questi anni, siano sempre state “costanti, coerenti e soprattutto coraggiose”.
Questo li ha sicuramente ripagati con successi continui, ancora più evidenti in questa edizione che ha “centrato” tutte le rappresentazioni e tutti gli eventi proposti.
Il Concerto Sinfonico ha visto l’Orchestra Internazionale d’Italia, diretta dal maestro Alvise Casellati, eseguire brani di Domenico Turi, giovane compositore presente all’evento, Nino Rota e Alberto Franchetti.
Il pianista Alessandro Taverna, ha ricevuto “applausi a profusione”, tanto da “essere costretto” a uscire per ben quattro volte per ringraziare il pubblico e far loro dono di un assolo che ha ancor più evidenziato le sue capacità con un brano che altro non era che un concentrato di virtuosismi.
Il Festival ha chiuso i battenti riportando “Margherita d’Anjou”, un capolavoro dell’ottocento, presentato in chiave moderna, con più di settanta artisti sul palco, con costumi, scenografie e regia alquanto originali e apprezzate dal pubblico presente.
Negli ultimi anni il Festival caratterizza ancor più Martina, ha effettuato scelte meno elitarie a tutto vantaggio del turismo, che ha visto sempre più aumentare il numero degli ospiti, ha coinvolto i giovani: tanti lavorano avanti e dietro le quinte, ma soprattutto tantissimi hanno avuto la possibilità di poter assistere gratuitamente alle prove generali delle Opere, nutrendo e facendo crescere questa forma di cultura, che diventa passione.
Tutto ciò, e tanto altro ancora, avrà fatto scrivere a Fabrizio Basciano in un suo articolo, “a Martina Franca si va per restare, per godere del bello nel bello, per vivere d’arte e grande musica”.
In trepidante attesa… arrivederci al prossimo anno!