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La scuola che sopravvive

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

15
MAR
2013

 

Un laboratorio di lettura e scrittura creativa condotto da Rossano Astremo presso l’Istituto Professionale “Motolese”, ha dimostrato la necessità di opporre una resistenza costruttiva alla debacle del sistema scolastico. A fine anno la pubblicazione dell’ebook con i racconti degli studenti e delle studentesse
 
Si è concluso oggi, 15 marzo, il laboratorio di lettura e scrittura creativa organizzato, nell’ambito delle attività curricolari previste dal Piano dell’Offerta Formativa dell’IPSS “Motolese”, dal titolo “L’adolescenza raccontata”, un ciclo di cinque incontri di tre ore ciascuno, condotto dallo scrittore Rossano Astremo, nel corso dei quali si sono passati in rassegna i  principali aspetti che sono alla base della riuscita di un buon racconto: dall’analisi del personaggio, alla scelta del punto di vista, dall’importanza del dialogato alla scelta dello spazio e del tempo nel quale immergere i protagonisti e le loro azioni.  Quattro i testi letterari proposti (Il giovane Holden di J.D. Salinger. Per sempre lassù di David Foster Wallace (racconto tratto dalla raccolta Brevi interviste con uomini schifosi). Norwegian Wood di Haruki Murakami. Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini ) dai quali lo scrittore ha estratto i passaggi più significativi, presentandoli alle studentesse e  agli studenti  del secondo, terzo e quarto anno dell’indirizzo grafico pubblicitario in un percorso di lettura intesa come esperienza condivisa, collettiva, durante la quale a ognuno dei partecipanti è stata offerta la possibilità di entrare in relazione con il testo, di dialogare con esso e al tempo stesso di riflettere sulla  vita, le esperienze, le passioni, le gioie e i dolori di un adolescente oggi, con particolare riferimento al rapporto con la scuola. 
Ore molto intense, seguite con interesse e partecipazione da un gruppo  numeroso (circa 60 studenti di età compresa fra i 15 e i 17 anni) , le cui riflessioni, tradottesi in racconti scritti da ciascuno, meritano di essere sottoposte ai vertici del sistema d’istruzione italiano, ma anche ai professori,  perché testimoniano  lo stato di salute  della scuola. Una scuola che sopravvive, nella quale tutti soffrono, alunni e insegnanti, in quanto  vi domina un modello educativo conformistico, fondato sulla ripetitività della sequenza  lezione-interrogazione-voto.  
Il laboratorio condotto da Rossano Astremo, si inserisce coerentemente nel piano delle attività programmate dall’Istituto Professionale “Motolese”, nell’ambito  della promozione della lettura e della scrittura creativa  per una fascia d’età, quella dell’adolescenza, che presenta elementi di criticità. 
L’Italia è un paese nel quale si legge poco e male, nel quale, ahimè, anche la scuola ha una grossa responsabilità  nell’allontanare i giovani dai libri e dalla lettura che, in genere è vissuta come un’imposizione, come una sorta di addestramento sul testo attraverso noiosissimi e  improduttivi esercizi di analisi testuali, esercizi che spengono il tratto ludico, il rapporto intimo e imprevedibile che si crea tra libro e lettore.  Portare a scuola uno scrittore,  che  prima  di esser tale è un lettore forte, un appassionato della parola letteraria,  rappresenta un’opportunità  per quei ragazzi e ragazze che ci si augura possano diventare nel futuro lettori consapevoli. E’ stata questa la ragione per la quale  all’intero percorso, che comprende esperienze varie (trasposizioni grafiche di liriche della tradizione trecentesca italiana,  produzioni di brevi video, creazione di  ebook)  è stato dato come titolo “Il contagio felice della lettura.” 
La scuola pubblica italiana sta franando, questo lo abbiamo già detto altre volte, le sacche di resistenza alla crisi si stanno riducendo,   giorno per giorno (per ragioni varie che in questo contesto non è il caso di elencare) si accresce il disagio psicologico ed emotivo di alunni e insegnanti,  sempre più demotivati, sempre meno ottimisti rispetto ad un cambiamento radicale del sistema scolastico. Eppure all’interno delle scuole vi sono piccole realtà, esperienze che vanno sostenute, sulle quali si dovrebbe investire, perché un giorno non si legga più “Ai bambini basta fingere per essere felici, io, che non sono più una bambina,  non so neppure fingere di essere felice”.
 


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