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Prima che sia troppo tardi/Salviamo la Chiesa di San Donato

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

11
GEN
2018

Ormai ridotta a un rudere, completamente abbandonata e vandalizzata, questo antico edificio in piena Valle d'Itria andrebbe messo in sicurezza, recuperato e possibilmente valorizzato

È la chiesa più antica di Martina Franca. Si trova sulla strada dei Cappuccini, ad appena un chilometro dalla chiesa di sant’Antonio dei Cappuccini nel cuore della Valle d’Itria. Più di qualche storico paventa l’ipotesi che all’inizio del Mille, quando nella zona arrivarono i frati basiliani, trovarono la loro prima collocazione presso questo rudere fatto solo ed esclusivamente con pietre a secco. E poi solo in un secondo momento i monaci si trasferirono nel sito dove sarebbe sorta l'attuale chiesa con l’annesso convento.
La chiesa oggi è ridotta allo stato di un rudere, completamente abbandonata in aperta campagna, sottoposta alle intemperie e allo sciacallaggio dei vandali.
La struttura è interamente in pietra calcarea locale con pianta rettangolare e tetto a spiovente realizzato con chiancarelle. Tutto il restante edificio è realizzato con pietra locale e con conci molto irregolari tenuti assieme da uno strato sottile di malta a base di bolo rossiccio.
L’ingresso, ora murato da pietre a secco, è contornato da uno stipite che sorregge un’edicola lunettata. L’unico elemento decorativo che si distingue è un delicato motivo a girale con fiori scolpito sulla trave del portale. Le pareti laterali sono rimaste integre. La parete principale, che un tempo doveva ospitare l’altare a muro oggi è completamente sventrata. Si ha la sensazione che l’antico altare sia stato smantellato con l’intera parete per essere collocato da qualche altra parte. L’interno, molto pericolante, non conserva nessuna testimonianza artistica.
Per quanto ormai la struttura sia veramente in uno stato pietoso rimane come testimonianza di un’antica tecnica costruttiva che nonostante l’incuria dell’uomo, a dispetto di ogni  forza avversa, si erge ancora monumentale e imponente lungo l’antico tracciato della Valle d’Itria, quasi fosse un monumento megalitico consacrato all’eternità.
 



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