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Istantanee/PFM: giocare, suonare

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

22
MAR
2018

La storica band a Taranto per una delle (poche) date in Italia prima del tour all’estero: nel nuovo album atmosfere immaginifiche e sinfoniche, intrecciate con suoni contemporanei e vintage

Emozione allo stato puro, note nell’aria che diventano musica, Musica vera, ritmi coinvolgenti, testi  di ieri e di oggi pregni di significato e messaggi  e tanta tanta energia: così una sera di marzo la Premiata Forneria Marconi giunge a Taranto e sul palcoscenico del teatro Orfeo si materializza la storia incredibile di questo gruppo,  iniziata nel 1970 e da allora solo e soltanto un’escalation di successi e grandi collaborazioni.
La tappa di Taranto è tra le poche in Italia e anticipa il trasferimento del tour all’estero: Rio De Janeiro, Buenos Aires, Città del Messico, New York, Chicago, Londra, queste alcune delle città che vedranno la Pfm esibirsi con l’ultima fatica: Emotional Tattoos, uscito il 27 ottobre.
Interessante la scelta di “pubblicare in tutto il mondo le versioni in italiano e in inglese nella stessa confezione. I due dischi hanno tematiche condivise, ma non sono la traduzione uno dell’altro, per meglio focalizzare argomenti e diversità culturali”. E’ un disco ad ampio respiro, con 11 brani inediti, in cui si ritrovano tutti gli stilemi di Pfm.
“L’album, improntato sulla versatilità compositiva, esprime una energia capace di avvolgere l’ascoltatore e stimolarne l’immaginazione. La chiave di lettura delle composizioni è la combinazione di rock epidermico, atmosfere immaginifiche e sinfoniche, intrecciate con suoni contemporanei e vintage. Non sono solo canzoni, ma tatuaggi emotivi da sentire sulla pelle.
L’album si chiude sulle note del pianoforte di Stefano Bollani, special guest nel brano “Big Bang”/“It’s my road”.
Più volte durante il concerto è stato  ribadito che la Pfm suona, ama, predilige tutti i generi musicali, che quest’arte meravigliosa non crea nessun tipo di distinzione e, come recita il verso del  brano “La danza degli specchi”: la musica è potente perché è un solo grande continente.  
Mi sembra quasi irrispettoso nei loro confronti sottolineare la bravura, la professionalità, la capacità di coinvolgere il pubblico, di emozionarlo, perché parlare di Pfm vuol dire tutto questo e tanto altro ancora, ma devo assolutamente evidenziare la vitalità e l’energia positiva sprigionata dal batterista, dal protagonista storico del gruppo, il grande Franz Di Cioccio, che instancabilmente con le bacchette, con la voce e percorrendo l’intera area del palco ha trasmesso tutta la forza che la musica può dare a chi crede e si nutre di note, ritmo e parole.
“Dopo aver attraversato lo spazio temporale di molte epoche siamo ancora in volo. L’importante per noi è sempre stato to play: giocare, suonare.  Crediamo che l’arte debba nutrirsi di esperimenti, di novità, di circostanze e non di consuetudine. Pfm ha l’esperienza degli oltre seimila concerti live che hanno contribuito a creare il nostro stile. Ci auguriamo sempre che il pubblico capisca quanto sia bella la musica, soprattutto se la si ama tutta, senza distinzione di genere”.
Queste sono le occasioni in cui il tempo vola, due ore  sembrano un attimo, vorresti non finisse mai, loro regalano più di un bis, con l’immancabile, dovuto, sentito tributo a Fabrizio De Andrè, poi “giocano” con il pubblico e  vogliono fermare il momento, così tutti in posa per una foto ricordo da pubblicare sulla loro pagina Facebook  e… ci sono!
Sì, ci sono e conserverò tatuato in me il ricordo di questa serata, ma anche il pensiero positivo e di speranza che hanno lasciato a un pubblico che non ha smesso mai di applaudire, perché in piena sintonia, fortemente, convinto e pronto a cantare con la Pfm: “Viva la vita che arriverà!”



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