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SEGNALIBRO/ELEANOR COME AMÉLIE

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

9
OTT
2018

Un romanzo che in pochissimo tempo ha scalato le classifiche di vendita, divenendo un tassello importante nella letteratura contemporanea. Un personaggio da amare, così com’è, e in cui ritrovare almeno una parte di se stessi.

Solitamente tendo a diffidare di quei libri che vengono osannati come casi editoriali. La maggior parte delle volte sono solo esperimenti di marketing studiati a tavolino.
Eleanor Oliphant sta benissimo è stato lanciato in Italia proprio così: come un fenomeno editoriale, un nuovo modo di pensare alla letteratura.
Normalmente lo avrei lasciato lì, sullo scaffale della libreria, senza degnarlo di uno sguardo più attento. Eppure c’era qualcosa in quel titolo dal carattere elegante, contornato da fiammiferi ormai consumati, che mi ha attratto sin da subito.
Con Eleanor è stato amore a prima vista. O meglio: simpatia, affetto, empatia, tenerezza.
Questo personaggio strambo e disadattato, abituato a vivere all’interno di spazi ben precisi che non vanno alterati per nulla al mondo, suscita tutto questo e molto altro.
E stranamente, per quanto il vissuto del lettore – e il mio, in questo caso – sia del tutto differente dal suo, ci si immedesima.
Sarà per questo suo senso di inadeguatezza che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato. Per questo suo bisogno di circoscrivere la realtà e il suo universo, per sentirsi più protetta. Per questo suo disarmante senso di solitudine, che lei stessa ama e odia, che cerca poiché rassicurante, ma che sa che dovrebbe debellare.
Leggendo di lei, Eleanor mi ha ricordato un altro personaggio che ho sempre amato e che mi ha accompagnato durante tutta l’adolescenza e continua a farlo ora, in età adulta: la Amélie di Pierre Jeunet, quella del Favoloso mondo, per intenderci, interpretata da una perfetta (non riuscirei a immaginare altre attrici in quel ruolo) Audrey Tautou.
Entrambe queste giovani donne – Amélie ed Eleanor –  verrebbero definite sui generis, poiché si discostano da ciò che l’immaginario collettivo, o meglio, la società pretende dall’universo femminile, come se fosse necessario omologarsi al resto del mondo, perdere i contorni, somigliare a tutte le altre.
Non è forse l’autenticità che ricerchiamo nelle persone? Quell’elemento diverso – fosse anche strano – che le rende uniche?
È per questo che ho amato tantissimo il romanzo di Gail Honeyman e ancora di più il personaggio di Eleanor. Perché mi ha insegnato che non ci si deve vergognare di ciò che si è, che bisogna abbracciare ogni lato di se stessi. Che potremmo non piacere a tutti, forse, ma chi desidera piacere a qualcuno essendo ciò che non è?
Eleanor insegna a lasciarsi andare – anche se lei ci riesce a fatica, anzi, forse proprio per questo –, a piacersi e ad accettarsi.
È l’unica regola per stare bene, anzi benissimo, con se stessi e con gli altri.
 



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