MENU

Cesare Maria Solito «Non voglio essere un numero»

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

18
MAG
2012

 

Ha deciso di rimanere, nonostante per lui, fotografo di moda, sarebbe molto più facile andare via. E quello che è iniziato come un gioco, grazie anche alla famiglia, è diventata una professione
 
La ricerca di talenti nel territorio tarantino e della sua provincia non ci delude mai e soprattutto ci regala continue sorprese... Il segreto? La genuinità della gente della nostra terra. E Cesare Maria Solito, classe 1987, di Grottaglie, non fa che confermare questa tesi. Un ragazzo che ha trovato la sua forza nell'autentico rapporto con la  famiglia da cui ha conosciuto il suo di talento, che gli ha permesso di diventare, a soli quasi 25 anni, un artista. Un fashion  photographer, che ha deciso di continuare a vivere dove ha sempre vissuto, e questo non è stato un ostacolo, anzi lavora senza alcun problema in tutta Italia esportando il “made in Puglia”. Ma non voglio anticiparvi nulla, non mi resta che dare la parola a Cesare.
Una passione che nasce quasi per gioco, quando inizi a giocare?
«E come un vero gioco, ho iniziato a prendere la macchina fotografica tra le mie mani quando ero davvero piccolo, all'età di 6-7 anni. La mia cara zia mi “commissionò” il mio primo lavoro, dovevo immortalare i momenti così intensamente vissuti dall'intera popolazione del mio paese durante i riti della Settimana Santa. E realizzando questo reportage ho sentito, nel vero senso della parola, una sorta di chiamata, la vocazione. Mi piaceva con un semplice click poter bloccare e conservare le passioni e  le emozioni che la gente emanava durante questa importante tradizione. E galeotto fu questo primo reportage.»
Dalla lettura della tua biografia emerge l'importanza di una figura della tua famiglia: tuo nonno...
« Mio nonno è stato, nel mio percorso, la vera spinta verso il mondo dell'arte. Era un grandissimo artista, pittore e fotografo, con la classica personalità, a volte anche schiva, delle persone che ti restano nel cuore. Purtroppo la sua scomparsa è avvenuta quando io avevo appena 10 anni, quindi in realtà non ho potuto conoscerlo a fondo ma quel poco di tempo che gli son stato vicino mi ha permesso di capire la grande persona che era, a cui oggi avrei tanto da raccontare. Dopo la sua morte, il suo ruolo è stato assunto da mia zia, quindi posso dire che in generale la mia famiglia ha avuto un ruolo importante nella formazione della mia personalità in quanto persona e in quanto artista.»
Ci sono stati dei momenti, prima di capire in realtà cosa stessi facendo, in cui hai incontrato degli ostacoli, delle paure e hai pensato di abbandonare tutto?
«Sì, di momenti ce ne sono stati, in particolare legati al periodo del mio percorso di studi secondari superiori. Mio padre ha una importante agenzia di comunicazione e sono da sempre stato etichettato come il figlio di... e raccomandato, ma differentemente da quello che si è soliti pensare, per un ragazzo che sin da piccolo viene definito in questa maniera non è facile riuscire ad affermare il proprio talento. Ho iniziato a lavorare con mio padre all'età di tredici anni e ho bruciato o meglio saltato le tappe che di solito nell'adolescenza si fanno e il periodo più buio è arrivato durante il terzo superiore. Un anno particolare fatto di paure e ansie. Con il tempo però ho imparato a superare queste difficoltà trasformando le mie paure nella forza di farcela sempre e questo anche e soprattutto grazie alla fotografia, la mia arte e il mio reale supporto.»
Fai parte di quel gruppo di giovani talenti che decidono di non abbandonare il loro territorio, anzi lo rendono protagonista. Come mai scegli di non andar via?
«Ho deciso di rimanere nella mia terra per non diventare un numero, per non dare il mio estro all'interno di un meccanismo di stereotipi, di raccomandati e di proposte a volte non sempre piacevoli. Un mondo a me totalmente estraneo a cui non ho voluto adeguarmi. Voglio dare valore alla mia terra perché non ha nulla da invidiare ad altri luoghi. Certo, non è facile perché il fashion photographer è un concetto ancora lontano ma è proprio questa sfida che mi tiene sempre attivo.»
Ti sei specializzato nella fotografia redazionale e di moda. Come raggiungi questo traguardo?
«All'interno dell'agenzia di comunicazione di famiglia si sentiva l'esigenza di avere un fotografo nonostante la collaborazione con altri del settore. Mi lanciai in questa grande esperienza della fotografia di moda e dopo il mio primo servizio uscito su di una importante rivista nazionale non ho più smesso. Questo settore mi ha sempre affascinato perché amavo osservare questo tipo di fotografia quasi insensato, perché alla fine la moda un vero e proprio e senso non ce l'ha, è in fondo, il mettere in risalto un capo, tra l'altro indossato da un bellissima ragazza o da un bellissimo ragazzo pagati per posare e per essere belli. »
Ormai l'argomento principale delle nostre giornate è la crisi economica che stiamo attraversando, ma in fondo, sappiamo bene che la crisi è anche di valori. Non sappiamo più comunicare ne emozionarci e tu invece definisci la fotografia comunicazione, emozione. L'importanza di queste due parole...
«La fotografia, partendo dall'etimologia della sua parola, significa disegnare con la luce, fermare degli attimi importanti a volte fondamentali per la nostra vita e il fotografo deve essere bravo a saper comunicare attraverso quel famoso click. Io forse in un certo senso ci sono riuscito perché fondamentalmente dietro ad una fotografia ci deve essere un'anima, un'essenza, una sensibilità, altrimenti la magia della comunicazione non si avvera. Io tra l'altro ho deciso di comunicare con la moda che come dicevo prima è qualcosa di effimero, che non esiste, insomma è dura ma ne vale la pena.»
Viviamo in un periodo in cui, con la nascita dei social network, siamo completamente stravolti da foto di tutti i tipi. Come vivi questo “fenomeno”?
« Mi infastidisce e anche parecchio, e soprattutto mi dispiace che spesso si facciano le foto solo ed esclusivamente per moda. Il fotografo deve avere una storia esattamente come qualsiasi altro artista, non ci si può improvvisare.»
Nonostante la tua giovane età le tue collaborazioni sono già tante e con brand e aziende importanti quali Tata Italia con cui lavori ormai da 6 anni, Byblos, Angela Pascale spose, Fracomina, Lady Sposa, solo per citare qualche nome. Qual è la famosa marcia in più che ti ha permesso tutto questo?
«Le soddisfazioni e i successi sono stati tanti e in me c'è sempre quell'ansia continua di dover dimostrare, in primis, a me stesso il mio talento, ma è proprio questa continua adrenalina che mi permette di dare il massimo. Tutto si basa, senza tante parole, sulla genuinità della mia educazione.»
Coso vedi nel tuo futuro?
«Per me la fotografia è tutto e nel mio futuro spero di vedere sempre fotografie, non per forza tante, anzi, meglio poche ma buone.»
Dove possiamo ammirare i tuoi lavori.
«E' tutto sul mio sito, www.cesaremariasolito.com, che sarà pronto a breve.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor