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Cinzia Leone/SE LA MAMMA È UN MAMMUT

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

24
AGO
2012

 

All’attrice romana, in questi giorni a Martina Franca per la XVI edizione del Festival del Cabaret, l’umorismo scorre nelle vene. Merito delle imitazioni di sua madre, ma anche di un certo taglio che prima o poi tutti dovremmo fare
 
La sensuale Francesca Dellera, la bellissima Edwige Fenech, l’irascibile Alessandra Mussolini. Cosa hanno in comune queste tre donne così differenti tra loro? Un solo nome: Cinzia Leone.
La straordinaria attrice romana che ci fa sorridere con un solo sguardo, con un movimento degli occhi più esplicativo ed eloquente di mille parole. Quando si parla di Cinzia Leone non si può fare a meno di non ricordare la vicina pazza che inveiva contro Francesca Reggiani ne “La tv delle ragazze”; oppure la strepitosa signorina Vaccaroni, l’impiegata dell’ufficio delle imposte che lavorava un solo minuto al giorno – «Dalle otto alle otto», «Intende dire dalle otto alle venti?» le chiedeva la Dandini; «No, no. Dalle otto alle otto. Cogli l’attimo» –. E ancora, ci si ricorda di alcuni film cult negli ultimi venti anni, da “Stasera a casa di Alice” di Carlo Verdone a “Parenti serpenti”, capolavoro di Mario Monicelli, fino a “Selvaggi” dei fratelli Vanzina.
Una attrice di grande valore e una donna dinamica e solare, che non si è mai persa d’animo e che ha sempre saputo far fronte agli tutti gli eventi della vita, anche i più drammatici. Come quando nel ’91, proprio durante la proiezione di “Donne con le gonne”, film di Francesco Muti, è stata colpita da un grave malessere, che l’ha costretta a sottoporsi a un delicato intervento chirurgico.
In quell’occasione, più che mai, Cinzia Leone ha dato prova del suo coraggio e della sua incredibile forza, impedendo a quell’accaduto di prendere il sopravvento sulla sua vita e di condizionare la sua carriera.
Negli ultimi mesi l’abbiamo vista protagonista a teatro dello spettacolo “Mamma, sei sempre nei miei pensieri. Spostati!”, scritto con Fabio Mureddu e con la collaborazione di Federica Lugli, dove esamina i confini fra il condizionamento materno e il nostro pensiero, dove finisce l’uno e ha inizio l’altro. Inoltre, in questi giorni sarà a Martina Franca per la serata conclusiva del Festival del Cabaret, giunto ormai alla XVI edizione e dove riceverà dalle mani del sindaco Franco Ancona il premio alla carriera.
Abbiamo modo di rivolgerle alcune domande e anche durante l’intervista fa sfoggio di una simpatia fuori dal comune e di una grande sensibilità. 
 
Lei è una delle maggiori esponenti della comicità rosa e, se mi permette, della comicità intelligente. Quando ha scoperto di possedere una vena umoristica?
«Credo di aver preso questo aspetto da mia madre. Lei si divertiva spesso a fare le imitazioni di tutti e guardandola mi veniva naturale fare la stessa cosa. Osservavo la gente e ne catturavo le peculiarità, le caratteristiche. Le rendevo mie. Le mie imitazioni, infatti, non puntano alla somiglianza della voce o dell’aspetto, non è quello che mi interessa. Ciò che voglio evidenziare è il dentro delle persone, è questa la mia chiave. Prendiamo per esempio Francesca Dellera, uno dei primi personaggi che ho imitato. La Dellera, bellissima, veniva mostrata a tutti come una diva irraggiungibile, perfetta e sexy. Tuttavia, a me piaceva far notare il suo lato più umano: nonostante il suo ruolo di grande diva, in realtà aveva una paura matta di sbagliare. Ecco perché io puntavo molto sui suoi occhi, che spaventati guardavano aldilà delle telecamere, quasi come se chiedessero conferma di ciò che stava dicendo o facendo. Era questo a divertirmi.»
 
Ha dato il volto a decine di personaggi, sia inventati che reali. Leggendaria è la Sua imitazione di Edwige Fenech e indimenticabile è la signorina Vaccaroni. Come nasce l’idea di un personaggio?
«Beh, la signorina Vaccaroni con le sue pizze di fango era un po’ lo specchio caricaturale della nostra società. L’impiegata dell’ufficio delle imposte che teneva aperto lo sportello dalle 8 alle 8. “Cogli l’attimo!”. Della Fenech, invece, mi incuriosiva quell’enorme divario fra il suo dentro e il suo fuori, come per la Dellera e le altre.»
 
La comicità viene spesso accostata, soprattutto di questi tempi, alla satira politica.
«È vero, ma io non ho mai voluto occuparmi di questo aspetto. Non mi è mai interessato fare della satira politica. Qualcuno potrà dirmi: “E allora, l’imitazione della Mussolini?”. Ebbene, non ha assolutamente nulla a che fare con l’impegno della donna in campo politico. Io imitavo l’Alessandra più vera e più sincera. Andavo in fondo alle motivazioni avevano portato una ragazza come lei a fare politica, ma non mettevo in discussione il suo lavoro, le sue prese di posizione o le sue decisioni.»
 
Lei ha sempre lavorato sia per il cinema, che per la televisione e il teatro. Tre mezzi molto diversi che la rendono un’artista completa, a tutto tondo.
«Grazie. Sì, devo dire che sono tre mondi completamente differenti e ciò che va bene per l’uno spesso non è detto che vada bene per l’altro. A tal proposito, io ho sempre scelto di non portare i miei personaggi, le mie imitazioni, a teatro perché ritengo che televisione e palcoscenico non offrano le stesse possibilità di espressione. Il piccolo schermo ti pone sotto una lente di ingrandimento; la telecamera ti guarda in faccia, ti evidenzia il volto. Dunque mi dava modo di giocare con gli occhi, con le smorfie, con i dettagli. In teatro, al contrario, occorre lavorare di sintesi, è necessario fare un altro genere di comicità e di umorismo. Lì non porto mai la finzione, perché chi va a teatro non ci va per guardare qualcosa, ma per ritrovare una parte di sé e della vita. È più riflessivo.»
 
A proposito di teatro attualmente sta portando in tournée lo spettacolo “Mamma, sei sempre nei miei pensieri. Spostati!”, incentrato sul rapporto fra madre e figli e sull’influenza che le mamme hanno nella vita di ognuno.
«Esatto. Come mi piace dire, questo non è uno spettacolo sulla maternità, ma sulla “mammità” intesa come l’origine di ogni cosa. La mamma è quella che dà la vita e attraverso il mio spettacolo cerco di analizzare la sua evoluzione sin dall’era protozoica, dal brodo primordiale. In pratica, sin dal periodo in cui la mamma non veniva chiamata mamma, ma mammut (ride, e io con lei, ndr). In “Mamma, sei sempre nei miei pensieri. Spostati!” voglio mettere in evidenza il difficile percorso individuale che ognuno di noi fa quando è alla ricerca di se stessi. Cerco di capire quando finisce il pensiero della mamma e comincia il nostro. Perché spesso tutto ciò che si fa è legato alla figura materna: si va dall’educazione che ci è stata imposta da bambini, al modo di pensare e vedere il mondo, sino alla semplice paura di deludere. Ogni azione dell’essere umano è costituita da una parte istintiva e da un’altra più ponderata e attenta a non scontentare il genitore e a essere all’altezza delle sue aspettative.»
 
E Sua madre, quanto ha influito sulle Sue scelte?
«Direi tantissimo. Ma non in maniera diretta, quanto proprio per quel mio desiderio di fare la scelta giusta, quella che avrebbe fatto lei. Però arriva un momento in cui urge un taglio al cordone ombelicale, una disintossicazione dal pensiero materno. Ci si deve interrogare ed esplorare a fondo per essere onesti con se stessi.»
 
Il 26 agosto la vedremo al Festival del Cabaret qui a Martina Franca. Una fucina di talenti della comicità. Cosa consiglierebbe agli aspiranti cabarettisti?
«Consiglierei loro di far partire la comicità dalla testa, di riflettere sulla realtà e darne una propria interpretazione. Io ritengo che la comicità sia una delle più grandi chiavi di comunicazione, che ti permette di affrontare i temi più disparati, anche i più forti, e di aiutarti a superarli. Solo la comicità dà la possibilità di parlare di tematiche importanti senza cadere nel pedante e nelle solite retoriche. Dunque, ecco, consiglierei questo ai giovani comici che si sfideranno al Festival della Cabaret: osservate e riflettete sulla realtà.»
 
Sempre a Martina Franca riceverà il premio alla carriera, un riconoscimento allo splendido lavoro che ha fatto fino ad ora. Verrà premiata per essere stata una colonna portante dell’intrattenimento italiano. Direi che è una bella soddisfazione.
«Assolutamente. Devo ammettere che ricevere questi complimenti è del tutto inaspettato. Cerco sempre di volare basso e di fare il mio lavoro con dedizione e con umiltà. Sentire queste parole e ricevere un tale premio è estremamente lusinghiero. Grazie.»
 
Non Le ho rovinato la sorpresa del premio, vero?
«No, assolutamente. Può stare tranquilla.»
 
Bene (sospiro di sollievo). Progetti o obiettivi futuri?
«Allora, diciamo che farò delle belle cose di qua e di là, ma per scaramanzia non ve le dico. Ci risentiamo a cose fatte.»
 


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