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Santa Cecilia/ Il trionfo delle pettole

Pubblicato da: Categoria: EVENTI

21
NOV
2014
La notte tra il 21 e il 22 novembre di ogni anno viene vissuta con gioiosa attesa dai tarantini. È la festa di Santa Cecilia, la prima di tutte le feste natalizie del capoluogo ionico, una sorta di ouverture che per un arco di tempo di 46 giorni fa del Natale in riva allo Ionio quello più lungo di tutto il Sud d'Italia
 
 
 
Le ragioni di questa gioiosa attesa si possono sintetizzare in tre momenti: quello musicale, quello gastronomico e quello religioso e processionale. Infatti fin dalle prime ore dell'alba i tarantini sono svegliati dalle bande cittadine al dolce suono delle prime pastorali. E' allora che le massaie incominciano a friggere in grandi padelle con l'olio bollente le squisite pettole definite “le frittelle dei poveri” per la loro semplicità.
Il terzo momento è quello religioso e processionale, ma rispetto ai primi due è quello più recente perchè soltanto da alcuni anni per le strade della Città Antica di Taranto si svolge la processione con la piccola ma bella statua di Santa Cecilia, accompagnata dalle note della Banda di Santa Cecilia di Taranto, diretta dal maestro Giuseppe Gregucci, che offre gratuitamente questo servizio alla Città. Ma procediamo con ordine avvalendoci delle notizie riportate nel libro “Natale con i tuoi” di Antonio Fornaro e Domenico Sellitti della Edit@.
Prima del 1870, data di composizione della prima pastorale tarantina ad opera di Giovanni Ippolito, erano gli zampognari delle vicine montagne della Basilicata a diffondere nei vicoli della Città Antica dei Due Mari le nenie natalizie. Era allora che iniziava anche la festa delle pettole, il cui etimo fa riferimento al termine latino “pitta”, cioè focaccia. Le pettole si impastano la sera precedente e si friggono nell'olio bollente dove finiscono per assumere forme strane tra le quali anche quella della zampogna. Le pettole vanno mangiate calde e spolverate con lo zucchero intinte nel vincotto. Il primo piatto delle pettole è riservato ai musicanti, il secondo ai vicini di casa e poi, a volontà, per tutta la famiglia. 
Antonio Fornaro ricorda che aspettava da bambino questo evento affacciato al balcone della sua casa in via Duomo coperto fino al naso con cappotto e coperta a causa del primo freddo invernale.
Lo stesso Fornaro ricorda che per tradizione la nonna materna metteva la prima pettola fritta sotto la testolina della statuina di Gesù Bambino perché nella tradizione popolare la pettola rappresenta il guanciale del Bambinello e il suo interno morbido la “bambagia”. La pettola veniva sostituita alla ricorrenza successiva a quella di Santa Cecilia.
Nel volume sopracitato si legge che la pettola, secondo la leggenda, nacque così.
Nel 1200 venne a Taranto San Pietro e una popolana che era intenta ad impastare la farina per fare il pane non lo sapeva, ma se ne accorse vedendo una scia di persone al seguito del Santo. Anche lei volle seguirlo, ma al rientro la pasta era così liquefatta che non era possibile più panificare. Pensò allora di mettere nella padella dell'olio pezzi dell'impasto accompagnandoli con le dita e con un cucchiaio. Nacque così la pettola.
Per quanto attiene l'attribuzione di Santa Patrona dei Musicanti a Santa Cecilia occorre fare chiarezza storica come ci informa Fornaro in “Natale con i tuoi”. Fu intorno al 1500 che si diffuse l'iconografia sacra che riproduceva la nobile romana Cecilia alle prese con un pianoforte, ma quella iconografia non aveva una corrispondenza con la reale vita della Santa Martire che in vita non conobbe mai né musica né strumenti musicali.
Il tutto nacque da una espressione latina dell'Antifona della Messa della Santa in cui era scritto “Cantantibus Organis Caecilia Cantabat In Corde Suo Soli Domino”, cioè “Fra l'armonia degli strumenti musicali Cecilia cantava soltanto al Signore nel suo cuore” e si diceva che l'Antifona facesse riferimento al giorno del suo matrimonio con il convertito Valeriano.  Nella trascrizione si omise l'espressione “In corde suo” e pertanto si fece di questa Santa la protettrice dei Musicanti .
Ma le cose non stanno nemmeno così perchè una versione più antica della già citata Antifona diceva “Candendibus Organis” con il significato di “mentre si sentiva il rumore degli strumenti di tortura” con riferimento non al giorno delle nozze ma a quello del martirio. 
Oggi la tradizione è molto viva nella città, si fanno pettole a tutte le ore e le pastorali si ascoltano nelle strade, nelle scuole e negli uffici. 
Ma quanti pensano a Santa Cecilia?
 


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