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Gianfranco Chiarelli/100 di questi giorni onorevole

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LUG
2013
Tra una commissione e un’interrogazione a Montecitorio, un primo bilancio in corso d’opera per il parlamentare che ci parla della necessità di mantenere il legame con il territorio e di creare una buona squadra
 
Giorno più, giorno meno, possiamo contare i primi 100 da parlamentare di Gianfranco Chiarelli, un tempo sufficiente per tracciare un bilancio in corso d’opera. Siamo riusciti a infilarci in una pausa dei lavori della Commissione Giustizia e questa è l’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva. 
Onorevole, sono passati qualcosa più di 100 giorni dal suo ingresso in Parlamento, è tempo di un primo consuntivo; innanzitutto come ha affrontato la nuova esperienza?  
«Ogni nuova esperienza comporta sempre un primo momento di conoscenza, vissuto con qualche timore; ricordo che stiamo parlando del Parlamento italiano, sicuramente la più importante istituzione del nostro Paese. Mettendo piede a Montecitorio senti tutta la responsabilità di rappresentare il Popolo; tanta emozione, orgoglio e, come dicevo, un po’ di fisiologica apprensione. Dopo i primi giorni però il lavoro da svolgere fa sì che le emozioni siano messe da parte». 
Quali sono state le sue priorità?.  
«Già il 25 marzo, a pochi giorni dall'insediamento del nuovo Parlamento, ho depositato una interrogazione urgente a risposta scritta con la quale, riferendomi alla vicenda dei due marò italiani, chiedevo al ministro degli esteri quali urgenti provvedimenti intendesse adottare, anche attraverso il coinvolgimento degli organismi internazionali, per ottenere l'immediato rientro in Italia dei due fucilieri e la loro sottoposizione al giudice naturale per ogni ipotesi di eventuale reato commesso». (La risposta non arriverà a causa delle dimissioni dello stesso ministro ndr).  
Subito dopo la nomina all'interno della commissione Giustizia. 
«Sì, ritengo questo incarico molto importante per me che svolgo da ormai trent’anni l'attività forense; credo sia rilevante poter contare su una lunga esperienza specifica per poter meglio rappresentare le istanze non solo degli addetti ai lavori ma di tutti i cittadini. Ricordo che la Giustizia non è una questione che riguarda solo giudici e avvocati ma, anzi, interessa tutti i cittadini». 
Un primo approccio con il ministro Cancellieri all'insegna del dialogo, poi qualcosa è cambiato. 
«Certo; un primo faccia a faccia con il ministro della Giustizia, in occasione della riunione di commissione Giustizia della Camera del 22 maggio, è stata la occasione  per sottoporre alla Cancellieri  una serie di questioni relative alla organizzazione degli uffici giudiziari ma, soprattutto, alla professione forense, di recente oggetto di una nuova regolamentazione (legge nr. 247/2012). Al ministro in particolare, ho sollecitato un provvedimento di proroga della attuazione della nuova geografia giudiziaria che prevede la soppressione di diverse sedi, al fine di consentire a molti tribunali, in particolare quelli del Sud, di potersi organizzare, nell'interesse soprattutto dei tanti cittadini interessati. Ho sollecitato anche  una  decisa accelerazione nella definizione dei parametri e nella approvazione dei vari regolamenti attuativi. Dopo le esternazioni del ministro che ha definito gli avvocati "una lobby che impedisce le riforme" non ho potuto esimermi dall'intervenire, anche con toni sicuramente severi, parlando alla Camera». 
Il presidente Boldrini le ha poi assegnato un ulteriore incarico. 
«A giugno ho ricevuto la designazione quale membro supplente del Collegio d'Appello, organismo previsto dal regolamento per la tutela giurisdizionale dei dipendenti della Camera». 
A pochi giorni dall'ingresso a Montecitorio un appuntamento di grande rilevanza, l’elezione del Presidente della Repubblica, come ha vissuto questo importante momento? 
«Possiamo parlare di due sentimenti contrapposti; da un lato una grande soddisfazione, orgoglio, consapevolezza anche della grande responsabilità; dall'altro, visto come l'intera vicenda si è svolta, un po’ di amarezza». 
Come ha valutato le vicende successive che hanno portato alla formazione del governo Letta? 
«L'attuale legge elettorale, ma io aggiungerei anche il grande astensionismo e il voto di protesta, hanno fatto sì che nessuna forza politica abbia avuto i numeri per poter governare. La soluzione adottata, che ricordo noi del PdL abbiamo da subito proposto, era l'unica ragionevolmente possibile. Ciò non significa che sia la migliore in assoluto. Oggi però la priorità è risolvere i tanti problemi che assillano le famiglie». 
In questi giorni si discute in Parlamento per la conversione in legge del decreto 61 che delibera il commissariamento dell'Ilva; lei è intervenuto in aula. Come risponde alle tante obiezioni provenienti in particolare dal mondo ambientalista? 
«Innanzitutto già il 20 di maggio ho inoltrato una interrogazione parlamentare al neo ministro dell'ambiente Orlando per sollecitarlo ad accelerare i tempi, evitando di indugiare in inutili indagini su qualcosa che è ormai pienamente conosciuto. Poi gli eventi sono precipitati con il noto sequestro degli 8,2 miliardi disposti dalla magistratura tarantina a carico del gruppo Riva. Il decreto 61 sanziona il comportamento della proprietà. Questo elemento è fondamentale e non va sottovalutato. Qualcuno può avere da ridire sulla nomina di Bondi quale commissario, ma ritengo che il provvedimento vada valutato per i suoi effetti. Poi non dimentichiamo che è stato nominato un subcommissario nella persona di Edo Ronchi, che dovrebbe rappresentare una garanzia per il mondo ambientalista. Senza contare che ci saranno anche altri tre esperti cui si aggiungono agli organi normalmente preposti al controllo. Ciò che va chiarito è l'idea che si ha del futuro di Taranto. Se vogliamo ripetere l'esperienza di Bagnoli non dobbiamo fare altre che chiudere l'Ilva. Noi riteniamo invece che sia possibile, come è avvenuto in tante altre parti del mondo, provare a rendere compatibile la grande industria con la tutela dell'ambiente e della salute. Ciò non può essere interpretato come sostegno alla azienda e tantomeno alla proprietà. Nel mio intervento alla Camera, peraltro, ho sollecitato il Governo a fare di più e presto per Taranto. Ad esempio metta a disposizione immediatamente le risorse per le bonifiche stanziate con la delibera CIPE del 3 agosto 2012. Acceleri il completamento delle necessarie infrastrutture, sostenga le imprese. Taranto e la sua provincia hanno bisogno di ritrovare la serenità di un ambiente salubre che garantisca la salute, ma anche di nuove opportunità di sviluppo. Occorre ipotizzare la realizzazione di norme che consentano deroghe specifiche ai limiti che condizionano la spesa dei comuni, o, ancor più, alla spesa sanitaria. Ad ogni modo io rispetto tutte le opinioni; chi vuole la chiusura dell'Ilva ha il diritto di manifestare tale opinione; deve però anche offrire soluzioni concrete che, in un momento di grandissima crisi economica, risolvano le questioni legate alla occupazione». 
La discussione alla Camera sul decreto 61 ha subito l'ostruzionismo del M5S ma ora paga anche il prezzo di una nuova situazione venutasi a creare dopo che la Cassazione ha fissato la udienza per uno dei più importanti processi a carico di Berlusconi. 
«Si dice che tre indizi facciano una prova. Nel caso di Berlusconi gli indizi di una certa "particolare attenzione" da parte della magistratura nei suoi confronti credo siano ormai tantissimi. Non voglio parlare di complotti o di congiure; non voglio neppure immaginare che ci sia una regia che punti alla eliminazione di Berlusconi dalla vita politica italiana, ma, oggettivamente, qualcosa di anomalo continua ad accadere ormai da anni».
Andreotti, da poco scomparso, ha scritto un libro dal titolo "Visti da vicino"; come ha visto invece Lei i suoi colleghi parlamentari più noti? 
«Devo dire innanzitutto che ho instaurato ottimi rapporti personali con molti colleghi; c'è sempre qualcuno magari meno espansivo ma in genere in Parlamento c'è rispetto a prescindere dalle divergenze politiche. Ovviamente ho un particolare feeling con il mio gruppo e soprattutto con i colleghi pugliesi a cominciare ovviamente dagli amici Raffaele Fitto e Rocco Palese; ma ho buonissimi rapporti anche con Michele Pelillo, anche se siede su altri banchi. Ho conosciuto anche molti giovani del M5S che dimostrano di affrontare con serietà ed impegno il loro lavoro in Parlamento. Grande impressione mi ha fatto ascoltare il presidente Napolitano di cui ammiro il grande senso dello Stato». 
Quali sono i Suoi atti concreti di attenzione per il territorio? 
«Innanzitutto a Roma rappresento in primo luogo le istanze del mio territorio. Poi con gli amici di Taranto, e ovviamente con quelli di Martina Franca, e della intera provincia ionica, abbiamo messo su una buona organizzazione che mi consente di essere sempre "sul pezzo". Tra una commissione e l'altra, tra una votazione e una interrogazione, nel frattempo abbiamo dato vita, ad esempio alla Giunta Ombra a Martina Franca. Sempre a Martina sono stati eletti due vice coordinatori, nelle persone di Mario Caroli e Pino Pulito. Per non parlare di quello che per me è stato il successo delle ultime amministrative. Tra l'altro ritengo davvero eccezionale il risultato ottenuto dagli amici di Crispiano guidati dal vice coordinatore provinciale Renato Perrini. Ma non solo; in controtendenza con quanto accaduto a livello nazionale, nella nostra provincia il centro destra e il PdL in particolare ha portato a casa un risultato assolutamente positivo. Abbiamo vinto in importanti comuni, come Lizzano, Pulsano, Palagianello, la già citata Crispiano, e, laddove invece non ce l'abbiamo fatta hanno vinto liste civiche e movimenti orientati nel centro destra. Ovviamente è il frutto di un grande lavoro di squadra su cui personalmente ho sempre puntato e che sta dando i suoi frutti».
 
 
 


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