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EGIDIO IPPOLITO/Crispiano? L´ombelico del mondo

Pubblicato da: Categoria: COVER

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LUG
2013
Non gli piace essere considerato un leader perché crede molto nel gioco di squadra. E parlando con il nuovo Sindaco della cittadina ionica si scoprono molte cose: indovinate di quale paese fosse il primo gruppo musicale che si esibì a Berlino est dopo la caduta del Muro? 
 
Per sintetizzare in un rigo l’approccio che Egidio Ippolito ha scelto per guidare il paese di Crispiano, userò la frase che egli stesso ha usato quando sono arrivato per intervistarlo: «Vieni avanti, Cosimo, siamo tutti amici qui!»
Vito Egidio Ippolito, 54 anni, sposato con figlie. Lavora al Comune dal 1980 come ufficiale di stato civile e dal 1983, a soli 24 anni (cioè, all’età di chi scrive), è al centro di attività volte alla promozione del territorio come presidente della Pro Loco: allora, trent’anni fa, trasparve subito il suo grande amore per il territorio e coinvolse sin dal primo giorno un gran numero di giovani. Essendo nei fatti che Crispiano non ha mare come non ha montagne, Egidio immaginò che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di nuovo e originale, sfruttando quelle che sono il vero tesoretto della cittadina, ossia le masserie, presenti in gran numero nel circondario. Ma Egidio non si fermò solo a questo: nel 1985 la Pro Loco bonificò le grotte del Vallone e istituì il presepe, dapprima a sagome fisse, bianche, intagliate nel legno. Già dal 1986, dato il successo della prima edizione, il presepe fu riproposto in versione “vivente”. 
Egidio ha sempre creduto nella potenza della comunicazione, nonostante Crispiano non fosse e non sia un paese dotata di grandissime risorse in tal senso. Eppure, Egidio e la Pro Loco sono riusciti a portare all’attenzione nazionale Crispiano, paese con meno di quindicimila abitanti.     
 
Dopo tutti questi anni impegnato nella promozione del territorio, avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe diventato sindaco di Crispiano?  
«No, in realtà, anche se durante la campagna elettorale è stato motivo di polemiche, io mi sono sempre sentito “sindaco” di questo paese. Sindaco ufficioso. Dopotutto, quando si è dovuti andare fuori dai nostri confini territoriali, in Italia e, soprattutto, all’estero c’era bisogno di un rappresentante e io, nonostante non avessi le credenziali di primo amministratore, né alcuna nomina ufficiale, facevo “il sindaco” perché parlavo a nome della mia cittadina nell’ambito di ogni ente europeo presso cui andavo. Poiché, poi, nel corso degli anni, col nostro modo di fare, rendendo gli stessi cittadini protagonisti del cambiamento e della promozione, come per la bonifica delle grotte, abbiamo ottenuto contatti importanti, come con la RAI: nel 1989, con Alfredo Traversa, facemmo l’Inferno di Dante, nelle grotte del Vallone! Il 2 agosto di quell’anno, alle undici meno un quarto, ricordo benissimo, al Tg1 si parlò dei cittadini di Crispiano quali attori di questo grande evento. Di là capimmo che questo era l’approccio vincente. E’ sempre stato il nostro approccio e rimarrà tale anche adesso che sono il primo cittadino, il primo di questi attori, ma primus inter pares, primo tra pari. Non uso il termine leader, preferisco primo tra pari».
 
Un approccio che si è rivelato vincente anche nel 1998, con la prima edizione del Carnevale del Brigantino…
«Sedici anni fa fu proposta da me, ma la maggioranza del direttivo mi mise in guardia. “Guarda”, dicevano, “per noi è un fallimento”. E io risposi con questa metafora, tratta dal mondo agricolo, che è quello cui è molto legata Crispiano: “L’agricoltore non può piantare oggi il grano e pretendere che all’indomani vi sia la raccolta”. Abbiamo rispettato i nostri tempi. I risultati? Ebbene, siamo stati sei volte a Nizza, capitale europea del Carnevale, e ogni volta che si scendeva sulla Promenade non c’erano i carri di Massafra o Statte o Roma… c’erano carri brasiliani, cinesi, canadesi. Su questo lungomare bellissimo, lungo due chilometri, con duecentomila persone ad applaudirci, noi di Crispiano eravamo lì, assieme ai rappresentanti del Carnevale mondiale! E’ un motivo d’orgoglio sentire lo speaker che ci annunciava. “Crispiano, Italie”!».
 
Con la vittoria di Egidio Ippolito, dicono gli esperti politologi del luogo, la Politica esce sconfitta. Ma la Politica in senso classico è essere cittadino, non essere semplicemente espressione di una forza partitica. Ritiene che sia giusto parlare di “sconfitta della politica”? 
«Ma c’è una grande differenza tra politica della città e del territorio e politica dei partiti, e io ho sempre fatto politica, ma del primo tipo. Mai quella di partito, anche perché ho sempre avuto qualche titubanza a farmi rappresentare da un simbolo. La gente di Crispiano, credo, aspettava anche un momento di questo genere. Questo roboante risultato non era mai stato eclatante, e di questo sono anche molto felice. E’ la gente che ha voluto premiare un tipo di politica più vicina al senso originale del termine. Certo, in lista ci sono state espressioni di partito, ma questo è senz’altro necessario».
 
Durante gli ultimi dieci anni, da esperto del territorio che ha avuto modo di viaggiare molto e di fare molti confronti, come ha vissuto Crispiano?
«L’ho visto sempre in uno stato di abbandono totale. Probabilmente l’amministrazione passata non ha avuto troppa capacità di coordinare tutte le forze sane che abbiamo in questo paese. Anzi, dirò di più, è stata capace di metterci l’uno contro l’altro. Adesso dobbiamo invece far fronte comune, tutti hanno da dare il proprio. Tutti coloro che credono nel territorio possono dare i loro piccoli contributi, e tanti piccoli contributi possono cambiare volto al Paese. Io sono per l’unione. Molti circoli privati di Crispiano, che fanno molte belle iniziative, oltre i confini provinciali non sono andati e quelle poche volte che vi sono riusciti si sono persi per strada».  
 
Tutti questi scontri, chiamiamoli così, tra enti pubblici e privati, e tutte le chiacchiere che spesso vengono sprecate per fomentare questi scontri, non derivano forse da una mentalità poco aperta al mondo che v’è oltre i confini della provincia ionica? Come si dice, “coltivo il mio orticello e guai al confinante che me lo tocca”, un po’ come Totò e Peppino contro Mezzacapa. Così però non si tiene conto che i prodotti del proprio orto possono essere proposti anche fuori, magari, cooperando con il proprio confinante per ottenere anche più profitto.
«Ti racconterò un altro piccolo aneddoto: Crispiano avrebbe potuto varcare l’Atlantico e arrivare in Sudamerica, in Colombia, per il loro carnevale. Purtroppo non abbiamo potuto ottemperare all’invito fattoci da questi amici colombiani, però è emblematico, per far capire non solo che esiste un mondo fuori Crispiano, ma che questo mondo può essere raggiunto. Crispiano può farsi conoscere, deve farsi conoscere dal mondo. A differenza di altri, a Crispiano siamo sempre stati un po’ pionieri dei grandi eventi. Dopo l’abbattimento del Muro a Berlino, la prima band occidentale, un gruppo folk, a suonare dalla parte ex-comunista era di Crispiano, per raccontarne un’altra». 
 
Parlando da un punto di vista amministrativo, da quali condizioni partiamo?
«Con rammarico devo dire che, fino alla fine dell’anno, non potremo fare granché… abbiamo trovato già ben due milioni di euro investiti dall’amministrazione precedente, quindi siamo ingessati. Attendiamo che rientrino le tasse, IMU e TARES varie, e andremo a coprire queste spese. Ma noi non vogliamo dire chiacchiere e prendere in giro i cittadini. La situazione è questa, noi diremo la verità e la gente capirà che siamo solo in Purgatorio. Possiamo aprire un varco verso il Paradiso, quando saremo più felici, anche da un punto di vista economico. Ci saranno altre difficoltà, che potremmo trovare strada facendo, perché temo che qualche altra sorpresa ci sia, noi continueremo a lavorare per la gente e a dire sempre la verità».
 
Quindi sappiamo che la situazione non è delle migliori. Anzi, diciamo che è davvero grave. A petto di ciò, cosa dovrebbero fare i cittadini? Un appello Suo ai Suoi concittadini per ripartire.
«Chiedo loro di credere un po’ più in noi e nelle nostre forze. Le nostre forze sono le stesse forze dei cittadini e i cittadini sono la nostra forza, direi. Essi stessi devono essere partecipi; non devono più stare al balcone, limitarsi a guardare e, magari, a criticare. Non serve a nessuno, anzi fa male agli altri e a se stessi. Molto semplice è parlare, meno è agire. Io spero che si sentano più cittadini di Crispiano. Più siamo uniti e più arriveremo lontani. Comunque, anche se al nostro interno abbiamo grandi difficoltà, dall’esterno posso assicurarvi che ci vedono come un popolo molto più avanti, maturo ed emancipato, che dal nulla ha creato grandi eventi. Il mio modo di vedere è vedere lontano, fino al limite di dove possiamo arrivare, anche perché oggi quell’orticello di cui dicevi non serve più a nessuno. Meglio una grande area geografica da curare, con il desiderio di allargarsi sempre di più. Io quest’approccio l’ho già sperimentata con successo come presidente della Pro Loco, e come primo cittadino riuscirò, assieme a tutti gli altri, a fare anche di più!».  
 
Da qui a cinque anni come vede il futuro di Crispiano?
«Io vedo lo sviluppo del centro storico di Crispiano, come è accaduto a Cisternino. Abbiamo bisogno di qualche nome blasonato che porti gente a Crispiano, che faccia da cassa di risonanza. Il territorio è ottimo, le Cento Masserie sono un ottimo strumento, mai sfruttato a dovere, messi a far polvere tra le mura della biblioteca comunale. Oggi abbiamo Quis Ut Deus, una masseria che fa innamorare la gente di fuori. Immagina altre novantanove masserie belle e funzionali come Quis Ut Deus. Si stanno già organizzando, ma bisogna far passare la mentalità che il turismo è la vera fonte di ricchezza di questo territorio. Ricchezza uguale turismo, non industria».
 


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