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Mettete mano alla coscienza e non al portafogli

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

3
NOV
2016
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, pubblica un sms ricevuto sul suo cellulare: “Mio figlio di 13 anni ha un tumore, chiudi l’Ilva”. E mentre si parla di rinascita della città di Taranto, c’è ancora il problema più grande da risolvere
 
 
Parlare dell’Ilva è come parlare di spesa, bollette, disoccupazione. Fa parte oramai del nostro vivere quotidiano e, tristemente, se ne discute sempre più con atteggiamento di rassegnazione e facendo spallucce. 
Quanto il diritto alla salute prevale sul diritto al lavoro? domanda principale per comprendere il perché di tante procrastinazioni. Si parla di tumori addirittura fetali, di bambini non ancora nati e già colpiti da questa devastante malattia. Si parla di capi di bestiame malati e uccisi perché con tumore anch’essi. Si parla e basta. Perché nonostante i costanti avvertimenti europei Taranto resta ferma, cerca di portare avanti un’industria malata nei suoi meccanismi produttivi interni, giustificando un lavoro inquinante che “infetta” il pianeta intero.
L’appello a fare qualcosa - e a farlo velocemente - arriva direttamente sul cellulare del presidente della Puglia, Michele Emiliano: “Ciao Michele, dopo undici giorni di ricovero a mio figlio di 13 anni è stato riscontrato un brutto tumore. Purtroppo siamo di Taranto e l'Ilva ci ha condannati. Non voglio che altri genitori possano passare ciò che sto passando io, chiudila”.
Un padre come tanti, un bambino come tanti, condannati a subire le conseguenze di scelte politiche corrotte.
Il messaggio è stato pubblicato su un social network, facebook, ricevendo commenti e like. Tra questi, uno in particolare dice: "Difendere un lavoro che uccide una città è qualcosa di arretrato, invece, già da tempo esistono conoscenza e consapevolezza sui veleni dell'Ilva. Chiuderla è necessario”.
E’ necessario muoversi, non aspettare oltre, non attendere che altri padri e madri subiscano un dolore del genere, come un figlio ricoverato a soli 13 anni in un ospedale.
Non si tratta di scegliere tra due diritti fondamentali come quello alla salute o al lavoro, benché di questo spesso si parla. Esiste la salute ed esiste il lavoro. 
Il popolo attivo e in movimento, ma comodamente seduto davanti a un pc, quanto può contribuire a spingere le istituzioni a cambiare quello che non piace? quanto il restare inermi sfama le irregolarità del nostro Paese? 
Un padre adesso comincerà a vivere una nuova quotidianità fatta di visite mediche, di code in farmacia, di viaggi in auto per pareri medici nuovi, e di speranza, a cui aggrapparsi. Vedrà il proprio figlio di 13 anni attaccato a un letto invece che ad un pallone. 
Semplicemente ingiusto, semplicemente reale. Una realtà a cui possiamo dire basta, se solo volessimo dirlo e se solo “loro”, le Istituzioni, si mettessero una mano sulla coscienza e non nel portafoglio. 
 


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