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Amaro, parecchio amaro

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

22
DIC
2016
“E’ una questione d’affari!”: provatelo a spiegare allo Zibetto dell’Asia sud orientale, non credo capirebbe perché gli sottraggono le feci per poi berle sotto forma di caffè
 
C'è una “miscela”, chiamiamola così per comodità, che prende il nome di Kopi Luwak, a noi giunto col nome “Caffè defecato”, ed è un tipo di caffè prodotto con le bacche che lo zibetto ingerisce e poi, parzialmente digerite, defeca. Questo caffè, pregiatissimo, arriva a costare oltre 300 euro al chilo, quasi 12 euro a tazzina. Sfruttando il metabolismo dello zibetto, che ama cibarsi delle bacche di caffè, si è ben pensato di farne una questione di soldi. E quando è il denaro a essere citato tutto il resto passa in secondo piano, compreso il rispetto e la vita stessa di questo povero mammifero. 
Per produrre il costoso caffè numerosi esemplari di zibetto vengono strappati alla loro vita selvatica per essere immessi in una catena che trasforma loro in macchine produttrici di caffè. Ingabbiati, privati della libertà, stressati dalle carenze alimentari perché alimentati in eccesso da bacche di caffè (che in natura costituiscono una parte minima della loro dieta onnivora), sono stati spiati da un investigatore asiatico del PETA che ha tristemente documentato lo stato di salute degli animali: mordono le sbarre delle loro gabbie, girano ripetutamente su sé stessi, hanno evidenti squilibri psichici e fisici data la presenza di perdita di pelliccia. Il caffè defecato è attualmente distribuito anche tramite il portale on line Amazon.com e spesso le etichette presenti portano la dicitura “wild-source”, assicurando il metodo selvatico della produzione e raccolta di caffè. Lo stesso investigatore del PETA ha documentato come in realtà non ci sia nulla di naturale e selvaggio in questa produzione, ma che l’unico e solo selvaggio in questione sia l’allevatore che strappa l’animale dalla sua normalità per schiavizzarlo all’economia. 
Grazie alle continue proteste adesso il Kopi Luwak non detiene più il primato di caffè più costoso al mondo, ma spetta ad un’altra varietà di caffè il “Black Ivory”, avorio nero, così chiamato perché questa volta a defecarlo è l’elefante e non più lo zibetto. 
Amaro il caffè e amara pure la consolazione. 
Sappiamo che il regno animale è solito essere facile preda per gli affari, basti pensare al noto caso degli orsi della luna rinchiusi in gabbie da cui estrarre la bile, ingrediente usato nella medicina tradizionale cinese, torturati e portati alla totale paralisi, privati di artigli e denti. 
Oggi, insomma, l’aumento della popolazione umana, il suo modo di percepire la natura circostante, la mancanza di tutela della biodiversità e l’aumento di un consumismo galoppante, sono spesso causa di bracconaggio e traffico illecito di animali e prodotti da essi derivati. Ciò che possiamo fare è bloccare l’acquisto di un caffè crudele che toglie valore allo spirito gioviale con cui di solito lo si gusta al bar e di tutti quei prodotti sporcati dalla violenza.


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