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Qui e ora/ Social: la macchina del verbo

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
GEN
2017
Stiamo rivoluzionando la nostra identità e i modi con cui ci approcciamo al sociale, compresa la protesta. Veicoli formidabili di questo processo, i social network, che possono confinarci nelle nostre zone di comfort oppure offrirci incredibili opportunità
 
 
L’evoluzione tecnologica che ha permesso la smisurata diffusione di internet, ha favorito enormemente questa forma di comunicazione fatta di messaggi, testi, video, musica e immagini, fra utenti connessi.
I social sono una forma di rivoluzione sociale nella trasmissione del pensiero, qualunque e di chiunque. Proprio per questo è possibile scrivere e leggere ogni scibile e riproducibile, oltre il limite dell’umano pensiero.
Sembra tutto assolutamente fantastico, probabilmente lo è, perché i social sono un’immensa macchina del verbo, dove è possibile movimentare qualsiasi concetto in qualunque parte del mondo. Tutto questo rende i social un mezzo di comunicazione dotato di una potenza quasi incontrollabile anche se così fragile giacché dipendente da meccanismi annullabili in frazioni di secondo.
Le regole realmente applicabili per un corretto uso dei social sono labili come lo è il concetto di correttezza. Il confine che definisce il limite fra la censura e la libertà di pensiero è invisibile e ampiamente condizionabile da cultura, usi e costumi, scelte di vita, età, origini. Normare l’uso del cyberspazio è in pratica impossibile. L’attuale ordinamento è demandato alle leggi vigenti nel paese d’invio del messaggio digitale e alla discrezionalità di chi gestisce i sistemi di comunicazione.
E’ necessario specificare che una frase diffamatoria trasmessa a mezzo social, sortisce gli stessi effetti che avrebbe con altri mezzi di diffusione, mentre i concetti espressi in senso ampio in merito agli svariati aspetti della vita, possono subire o meno la censura dei gestori, secondo un personale codice etico e deontologico.
Nei sistemi di trasmissione tradizionali, come radio e televisione, al contrario, vigono regole molto più rigide, spesso basate sulle linee guida definite dai vertici della gestione. Non sempre questo corrisponde a qualità ed efficacia dei messaggi trasmessi, sotto il profilo sociale. Lo stesso può intendersi per la cosiddetta carta stampata. Anche se è possibile riportare opinioni di qualsiasi natura, gli articoli sono sottoposti a un condizionamento etico e deontologico, così come a un rigido controllo. Le testate giornalistiche che possono apparire fortemente influenzate dalla politica lo sono per scelta e non per questo deprecabili. Chiaramente parliamo sempre di prodotti mediatici di qualità sorvolando sulla “comunicazione spazzatura”.
Il libro permane nel suo ruolo di comunicazione sociale superiore. Il libro è ancora il baluardo della cultura. La sua stessa forma fisica, la sua concreta esistenza spaziale, lo rende un oggetto bello, che contiene pensieri, idee, messaggi. Non si diffonde prepotentemente ma deve essere cercato, scelto, assimilato. Non per questo è un vettore culturale d’elite.
Si dibatte spesso su utilità, funzione sociale, accrescimento culturale, pericolosità, dipendenza, futuro e potenzialità dei social. Trattandosi di un fenomeno notevolmente espanso, non si può che raccogliere moltissime opinioni, spesso discordanti.
Anche noi abbiamo la nostra. Per introdurre il concetto, ci rifaremo a un semplice esempio: un sacchetto biodegradabile ha la funzione di permettere il trasporto della spesa. Il suo contenuto è, quindi, di beni in parte necessari.
Un sacchetto, anche di qualità, può contenere tantissime altre cose, anche se, è stato ideato per il trasporto della spesa. Può essere impiegato per contenere rifiuti, armi, cuccioli indesiderati da abbandonare, mazzette di banconote. Anche in questi casi, svolge egregiamente il suo compito.
In sostanza, il sacchetto biodegradabile può ispirare o incoraggiare il trasporto di qualcosa dissimile e meno ortodosso della spesa? Sicuramente no. Il sacchetto è un mezzo.
Allo stesso modo, riteniamo i social, un’ottima opportunità di diffondere il pensiero anche per chi non l’ha mai fatto o per chi non ha potuto. I social offrono la possibilità di trasmettere concetti ma non sono la fonte ispiratrice del loro contenuto. Probabilmente rendono gli utenti disinibiti e questo, pensiamo sia un pregio che può offrire una reale immagine sociale sino a tradursi in un enorme strumento di confronto democratico.
Chi mente, offende, truffa, adesca, organizza attentati, condiziona, ricatta, estorce, lo farebbe anche senza l’uso dei social. Non riteniamo che il network favorisca o spinga a farlo. Al contrario i social permettono scambi di opinioni scientifiche, culturali, tecnologiche che nel passato erano molto più esclusive e difficili da attuare. Sono un eccellente sistema di diffusione della cultura.
I social non veicolano solo il meglio, il bene, il giusto, il bello semplicemente perché nell’animo umano dimora anche il peggio, il male, l’ingiusto e il brutto. Il problema, evidentemente, non risiede nei social ma nell’animo umano.
L’uomo è dotato di libero arbitrio e discernimento: la possibilità di essere indotti ad adoperare qualsiasi mezzo per esprimere il peggio di se, è relegato nelle proprie capacità e volontà.
Anche nel passato, con la diffusione dei sistemi di comunicazione come il telefono, la radio, la televisione, si generarono movimenti d’opinione assolutamente opposti fra chi demonizzava questi sistemi e chi li esaltava. Esattamente come oggi succede con i social. Chi ne eccepisce la bontà, probabilmente, non li conosce e ne teme la valenza democratica. Come in qualsiasi ambito sociale, anche nel network c’è chi non è propenso al confronto o, peggio, a offrire conoscenza, competenza ed esperienza al prossimo.
Noi preferiamo immaginare quali messaggi positivi avrebbero “postato” sui social Socrate, Einstein, Shakespeare, Gandhi piuttosto di quelli, sicuramente negativi, di Erode, Gilles de Rais, Alessandro VI, Hitler.
Abbiamo volutamente definito biodegradabile il sacchetto del nostro esempio perché con il tempo si degraderà per dare spazio ad altri sistemi più evoluti o al ritorno del confronto diretto come nelle poleis greche.


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