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LA REPUBBLICA DEL BOTOX

Pubblicato da: Categoria: EDITORIALI

20
FEB
2015
Le quattro del pomeriggio di alcune settimane fa. Sono nell’ampio cortile della scuola che frequenta mio figlio, in attesa della sua uscita. Al mio fianco un signore, anche lui in attesa, con al guinzaglio un giovane e bellissimo esemplare di Shar Pei. Dall’ingresso dell’Istituto esce una giovane mamma che tiene per mano una bambina. Passando al nostro fianco indica il cane alla figlia esclamando "Guarda amore, un cane che non ha fatto il botox!". Solo un po’ più di cinquanta anni fa, mia madre mi avrebbe detto "Guarda tesoro che bellissimo cane, sembra un peluche!". Ho voluto prendere spunto da questo buffo episodio, che può sembrare una barzelletta ma è assolutamente reale, per rendere plastica ciò che, a mio avviso, è  la perfetta metafora del Paese che abbiamo creato in questi decenni. Il trionfo dell’effimero, l’importanza dell’apparire che ha soppresso la sostanza dell’essere, la mistificazione della realtà che soccombe alla menzogna mascherata. Da ciò che appare siamo una grande democrazia occidentale che dovrebbe affondare le sue solide radici nella volontà popolare mentre, in realtà, siamo schiavi di una infernale oligarchia. Noi italiani possiamo votare su tutto, su chi deve vincere il Festival di Sanremo, su chi deve restare o deve lasciare l’Isola dei Famosi, ma non ci  è consentito votare per indicare chi deve governare il Paese. Da ciò che appare siamo in un consesso di nazioni chiamato Unione Europea con pari diritti e pari dignità mentre, in realtà, siamo proni allo strapotere teutonico (auto referenziatosi come custode dell’ortodossia economica del continente) e di una autentica associazione per delinquere rappresentata dai burocrati di Bruxelles e dai tecnocrati della BCE. Da ciò che appare l’Italia è inserita nell’elite delle economie più potenti del mondo, leggi G8, mentre, in  realtà, da moltissimi anni siamo stati asfaltati non solo dal colosso cinese ma anche da moltissimi paesi così detti emergenti come l’India, il Brasile, la Corea del sud, il Sud Africa e chi più ne ha più ne metta. Da ciò che appare siamo un Paese nel quale c’e’ libertà di pensiero e di opinione mentre, in realtà, viviamo in un regime del "pensiero unico", del politically correct di puro stampo cattocomunista ed ogni voce di dissenso viene bollata come fascista, razzista, omofobica, populista, qualunquista e via dicendo, a seconda dell’argomento o della circostanza. Ma il botulino, sempre come metafora ovviamente, non abbonda solo nel sistema Nazione, ne troviamo un uso massiccio a tutti i livelli nei rappresentanti delle Istituzioni. Ad iniziare dal nuovo Presidente Mattarella, regalatoci dalla più grande forza di minoranza del Paese, che è stato presentato agli italiani come la summa delle virtù nazionali. In realtà è un grigio e dimesso politico, paleolitico rappresentante di una classe dirigente che ci avevano assicurato in fase di rottamazione. Figlio del ventre molle della decomposta Balena bianca, cattolico integralista con 50, o forse più, sfumature di comunismo, che ha firmato da ministro della difesa del governo D’Alema le azioni di guerra in Kossovo. O come la signora Boldrini, Presidente della Camera di cui gli italiani avrebbero volentieri fatto a meno. Appare come l’antidoto alle discriminazioni, che pure esistono nel nostro Paese, mentre, in realtà, è il più esasperante esempio di anti italiana, il cui radicale ed insensato sostegno ai Rom ed alla selvaggia immigrazione clandestina ne fanno una razzista nei confronti dei suoi connazionali. Infine il botox fatto persona, il Presidente Renzi! Giovane, piacione, con l’accento toscano che fa simpatia, rottamatore della vecchia politica, portatore di progetti tanto ambiziosi quanto velleitari. In realtà è un giocatore d’azzardo spregiudicato, privo di scrupoli, cinico ed arrogante, manipolatore ed imbonitore, spietato con i più deboli e zerbino dei potenti di turno. Il botox è l’effimero collante di questo Paese. Ma se l’immagine può apparire giovane e sana, le rughe sotterranee della decadenza sono profonde come i solchi di un aratro. 
 
 
 
 
 


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