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In nome di Dio

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

4
AGO
2016
Terrorismo e immigrazione. Leggendo con oggettività e raziocinio, sono due parole che non hanno nulla in comune. Non sono sinonimi, né contrari eppure, sempre con maggiore ricorrenza, sono associate. Un errore che rischia di farci perdere la nostra umanità
Terrorismo significa lotta politica, basata su violenze indiscriminate e destabilizzanti (uccisioni, sabotaggi, attentati dinamitardi, ecc.), impiegato da gruppi clandestini rivoluzionari. Come il terrorismo rosso e nero che vedeva come scenario l’Italia degli anni passati.
Il significato d’immigrazione è il trasferimento permanente o temporaneo di singoli individui o di gruppi di persone in un paese o luogo diverso da quello di origine. Come quello dell’Homo sapiens che lasciò l’Africa per scoprire il mondo.
Il riferimento all’immigrazione è, evidentemente legato a flusso di popolazioni provenienti dalle più svariate parti dell’Africa e dell’Oriente (solo perché a Est del meridiano di Greenwich) afflitte da povertà, o guerre, o malattie, soprusi e sottomissioni, che non ha altra scelta se non lasciare la propria terra per cercare la speranza in Italia e nel resto d’Europa, quali luoghi più immediati e accessibili. Una migrazione simile a quella raccontata dalla Bibbia nell’esodo del popolo ebraico che, ridotto in schiavitù, lasciò l’Egitto.
Ma è ancora difficile trovare una connessione con il terrorismo.
Solo privandosi di qualsiasi opinione personale, aprendo la propria mente a qualsiasi parere e motivazione, rendendosi spettatori passivi, che si scopre che terrorismo e migrazione, sono considerati l’uno conseguenza dell’altra.
E così, lentamente, si scopre un corollario di logiche che vogliono l’associazione fra migranti, Islam, Isis, terrorismo, come un’inesorabile successione.
E’ come se si pensasse che chiunque arrivi in Italia su un mezzo di navigazione improvvisato per sfuggire alla morte, sia appartenente alla stessa etnia e pensi esattamente e all’unisono la stessa cosa solo perché spesso è musulmano e il colore della sua pelle non è uguale a quello degli italiani.
Perché si crede che i musulmani siano strettamente legati all’ISIS. E spesso, invece, ne sono vittime e  proprio il fondamentalismo islamico è, frequentemente, la causa del loro esodo.
La reale connessione è fondamentalismo e terrorismo perché è nella distorsione del pensiero islamico che trovano origine violenza e morte quali strumenti di sottomissione. Così come in tutte le ideologie dove è negato il confronto, il pensiero e la ragione. Il denaro è padre delle peggiori ideologie assoggettanti.
Il reale problema è poter spiegare le differenze a popoli nel cui territorio, ci si contende la nazionalità e la purezza della razza fra nord e sud, dove chiunque abbia la pelle scura è considerato “marocchino” anche se è senegalese, dove anche i filippini sono chiamati cinesi, dove due paesi contermini si scontrano sulle reciproche superiorità, dove chiunque sia straniero è considerato invasore o fonte di facili proventi solo in funzione della sua provenienza e della sua capienza economica.
Il tutto trova spiegazione in una sola parola: razzismo.
Si può essere razzisti anche non credendo di esserlo. A volte senza colpa e inconsciamente. Il razzismo, quando non una scelta consapevole, è paura delle differenze. Come l’omofobia.
Perché nessuno ci ha insegnato o non ha voluto insegnarci, che il confronto è profondo accrescimento.
Gli scambi culturali e religiosi sono come un lungo viaggio che permette la conoscenza.
Le differenze sono un valore aggiunto.
In nome di Dio, chiunque pensiamo Lui sia, si può solo predicare pace e amore. Il contrario è dolore e sofferenza. L’unica discriminazione possibile è verso chi professa l’odio.
La scelta non è così complessa.
Il genere umano ha una sola divisione: il bene e il male. I loro confini non sono indistinguibili.
E’ necessario pensare agli immigrati come nostri fratelli bisognosi e non come nemici. Così come i giusti sentimenti da provare nei loro confronti, sapendo di non poterli aiutare come vorremmo, sono vergogna e imbarazzo.
Immigrati siamo, siamo stati e saremo tutti noi.
 


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