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GRAZIANO GALATONE/PIU' MUSICAL, MENO TALENT

Pubblicato da: Categoria: COVER

7
MAR
2014
È stato Febo in “Notre Dame de Paris”, Cavaradossi in “Tosca-Amore Disperato” e Renzo Tramaglino nei “Promessi sposi”. Cantante, attore e intrattenitore, il bello di Palagianello ha una parola su tutto, anche sui “mercati della frutta”
 
Ci riflettevo proprio l’altro giorno: mentre in Italia è tutto un parlare di grandi bellezze e di arte da riscoprire e rivalorizzare, di statuette dorate che ci ridonano quel pizzico di patriottismo e di orgoglio, al contempo milioni di occhi sono incollati su una fin troppo nota porta rossa di Cinecittà, dove un gruppo di improbabili personaggi folleggia per qualche settimana sperando di restare il più possibile nel fittizio vortice di notorietà e di vacua mondanità propria del reality. In fondo, non è proprio questo il tema del film che ha trionfato agli Oscar? La contraddizione: la meraviglia e il nulla; gli artisti e i ciarlatani; il teatro e i talent show.
Concetti che, alla larga, riecheggiano parlando con Graziano Galatone, il bellissimo Febo di Notre Dame de Paris. Ma ricordarlo solo per quel ruolo appare quanto meno riduttivo. L’affascinante attore, originario di Palagianello, oltre a essere un bravissimo cantante e percussionista, e anche un simpatico intrattenitore, nonché autore di testi, di musica e persino dell’opera in due atti “Bernadette, il miracolo di Lourdes”. E non le manda certo a dire su tante tematiche – e problematiche – che affliggono il Belpaese.
Quella che lo colpisce maggiormente? Senz’altro la facilità con cui spopolano coverband e cantanti usciti dai talent show, e all’opposto – eccola, un’altra contraddizione  – la difficoltà di far emergere l’arte, i musical ben fatti e i prodotti di valore.
 
Graziano, come è nato il tuo amore per la musica e per lo spettacolo?
«Quasi sempre dietro ogni passione di questo genere c’è una storia familiare. Il mio caso non fa eccezione. Mio padre era un batterista e mi ha iniziato al mondo della musica, ma poi naturalmente ho preso la mia strada. Pur coltivando questo immenso desiderio di fare spettacolo, tuttavia, ho studiato odontotecnica, puntando su un lavoro cosiddetto sicuro, anche se di sicuro oramai non c’è più nulla. In ogni caso mi è servito per tranquillizzare la mia famiglia. Pensare di potersi dedicare solo all’arte senza alcuna uscita di sicurezza era impensabile».
 
Ma quando si è predestinati al mondo dello spettacolo non c’è “lavoro sicuro” che tenga.
«E infatti mi sono lanciato alla ricerca della soddisfazione del mio sogno. Mi sono trasferito a Roma, la città che culla ogni ambizione e che ne permette la realizzazione. Ho iniziato facendo il cameriere, l’accompagnatavoli. E mentre indicavo ai clienti il loro posto cantavo. Questo mi ha permesso di conoscere tanta gente e soprattutto di farmi notare. Fondamentale è stato l’incontro con Edoardo Vianello che mi ha dato la possibilità di fare molte serate come percussionista e di guadagnare dunque un po’ di denaro. Da lì ha avuto inizio la mia carriera».
 
…che ti ha portato, in men che non si dica, a interpretare il capitano Febo in Notre Dame de Paris.
«Ero in uno studio di registrazione quando una insegnante mi propose di fare il provino per Notre Dame de Paris, musicato da Riccardo Cocciante. Mi sono detto: “Ma sì, perché no? Proviamoci!”. Sono stato richiamato subito dopo e mi è stato comunicato che ero stato scelto per quel ruolo. Ne sono stato contentissimo, anche perché si è rivelata un’esperienza straordinaria. L’intero cast era composto da grandissimi professionisti, artisti veri, formidabili, che hanno mostrato ottime capacità. Dopo quello ho lavorato nella “Tosca – Amore disperato” di Lucio Dalla e successivamente nei “Promessi sposi – Opera moderna” di Michele Guardi. Quello del musical è un campo meraviglioso che purtroppo in Italia, terra di Amici e XFactor” ha poco spazio, non spopola».
 
Mi sembra di capire che sei alquanto contrario ai talent.
«I talent show per me sono come il mercato della frutta. Vanno a stagione. Cosa fa il fruttivendolo? Anche se ha una mela marcia te la vende lo stesso. Ecco, così funziona per questi programmi studiati ad arte».
 
Bella metafora! Hai lavorato molto con Dalla, scomparso purtroppo prematuramente, lasciano un vuoto incolmabile nella musica italiana. Che ricordo hai di lui?
«Bellissimo. Ho avuto la fortuna di conoscere il Dalla artista, ma anche il Dalla uomo. Ho vissuto a casa sua per un po’ e insieme al resto del cast abbiamo condiviso una barca durante la preparazione della Tosca. È stato un grande uomo, senza alcun dubbio. È nata con lui una collaborazione che è continuata anche dopo la Tosca. Ho arrangiato un suo vecchio successo, “Disperato Erotico Stomp” da “La notte della Taranta”. Il video ufficiale “Taranta Stomp”, realizzato insieme a Freezer SFK e diretto da Attilio Turi è stato presentato proprio il 4 marzo, come tributo a Lucio Dalla. La manifestazione verrà trasmessa il 9 marzo su Telenorba. Il brano, inoltre, è contenuto nella compilation “Pizzica la Taranta” che è stata distribuita in allegato alle riviste Tv Sorrisi e Canzoni e Chi. E poi la volete sapere una piccola curiosità?».
 
Certo.
«L’unica canzone che ho scritto per Lucio Dalla, “Fiuto”, contenuta nell’album “Angoli nel cielo”, è stata cantata da Toni Servillo, l’uomo del momento, vista la recente vittoria agli Oscar de “La grande bellezza” di Sorrentino, in cui interpreta lo scrittore Jep Gambardella».
 
Sei contento di questo orgoglio tutto italiano?
«Assolutamente. È sicuramente un premio meritato. E inoltre finalmente si parla dell’Italia in positivo, visto che negli ultimi tempi non c’è molto di cui stare allegri. Tempo fa mi sono trasferito in Egitto proprio perché ero stanco dell’Italia. È tutto difficile e pesante. Oramai non ci fa più schifo niente. Si va a caccia degli onesti. È un Paese a testa in giù, funziona tutto al contrario».
 
Dunque hai passato un bel po’ di tempo in Egitto?
«Sì, infatti. E lì ho avuto modo di conoscere Umberto Smaila e di apprendere da lui l’arte dell’intrattenimento. Lui è un grandissimo showman. Grazie al suo esempio ho iniziato a intraprendere quest’altro ramo dello spettacolo e di mettere in piedi un mio show personalissimo e soprattutto molto italiano, che prevede una bella commistione di musica e divertimento. Insieme a una band di cinque elementi lo stiamo portando in giro per la Puglia e la prossima tappa sarà proprio domani al Relais Villa San Martino di Martina Franca, alle 21.30».
 
Sei originario di Palagianello ma sei rientrato in Puglia solo di recente.
«Circa un anno fa. Non so quanto mi fermerò perché questo mestiere ti porta costantemente in giro, però intanto sono qui e allora ne approfitto per fare qualcosa di diverso. In Puglia ci sono troppe, ma davvero troppe, coverband. Basta con queste coverband. Perché c’è questa ostinazione nel voler essere qualcun altro? Nel voler agire, cantare, muoversi imitando gli altri? Io e la G Band facciamo qualcosa di nostro, di più originale. Non siamo la coverband di nessuno».
 
Oltre a questo spettacolo hai qualche altro progetto nel cassetto?
«Ho riscoperto la voglia di suonare con la band. Mi piace il contatto che si ha con la gente, che poi è ciò che mi spinge a fare l’animatore. Dunque spero di continuare a fare questo. E poi mi auguro di avere sempre l’opportunità di far girare e di far conoscere il mio lavoro, perché purtroppo si fa sempre più fatica a vendere un prodotto. Insomma, aspetto qualcosa di importante».
 


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