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GIANNA CAVALLO/Nella gioia e nel dolore

Pubblicato da: Categoria: COVER

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LUG
2014
La cornice è quella di un evento che fa incontrare moda e pari opportunità. Per l’occasione, tre persone straordinarie ci raccontano la loro storia 
 
Il primo è il fondatore e responsabile dell’agenzia di moda più “in” del nostro territorio (e non solo); la seconda, la Presidente delle Pari opportunità dell’Udc; l’ultima – ma non ultima! – una scrittrice a cui la campagna contro la violenza sulle donne sta particolarmente a cuore.
Gianfranco Sasso, Gianna Cavallo e Annamaria Franchini, insieme alla madrina Valeria Vagnoni, nell’ambito dell’evento “La moda incontra il sociale”, che si svolge questa domenica 27 luglio, presso il Lounge Bar Max Rose di Talsano, donano il loro contributo e la loro esperienza per sensibilizzare l’opinione pubblica verso un argomento scottante che il più delle volte rimane un vero e proprio tabù, qualcosa che va tenuto segreto e riservato all’interno delle proprie case.
Sulla violenza sulle donne si è parlato molto, soprattutto negli ultimi tempi. E come potrebbe essere diversamente? Non c’è telegiornale che non riporti quotidianamente nella cronaca un episodio di violenza o, nel peggiore dei casi, di femminicidio. Tanti volti noti hanno prestato la loro immagine a favore di una campagna di sensibilizzazione, da Luciana Littizzetto a Michelle Hunziker; per non parlare delle manifestazioni che si sono svolte in tutta Europa, i flash mob al femminile e moltissimo altro ancora. Sebbene, tuttavia, l’argomento sia stato affrontato in tutte le salse, il problema non sembra essersi per nulla arginato. Al contrario, continuano ad accadere episodi di tal genere; molti dei quali, purtroppo restano nascosti e celati dentro le mura ovattate della famiglia.
Gianfranco, Gianna e Annamaria urlano il loro no, fanno sentire la loro voce per donare coraggio a chi, per paura, non riesce a venir fuori da una tale situazione, nonché un aiuto a tutte le donne che meritano di ricominciare a vivere.
 
GIANNA CAVALLO
Dirigente regionale di partito e Consigliere nazionale dell’Udc, è responsabile provinciale delle Pari Opportunità, di cui si occupa dal 2007 
 
«Amo la politica e ancora di più adoro occuparmi di pari opportunità, per dare una mano e una voce ai più deboli, dai minori agli anziani, dai disabili al mondo femminile. Proprio per quest’ultimo, la lotta per garantire a tutte le donne sicurezza e protezione non finisce mai. Noi dell’Udc siamo per una politica del fare; continuiamo a essere particolarmente attivi sul territorio, organizzando eventi e manifestazioni e prestando il nostro aiuto a chi ne ha bisogno. Spesso, soprattutto per le vittime di violenza, non è facile uscire allo scoperto e denunciare i soprusi. A volte, quando avviene in ambito familiare, è persino difficile rendersi davvero conto di esserne vittima, perché la violenza prima di essere fisica è soprattutto psicologica. E quando non si ha fiducia in sé stessi, quando si è persa l’autostima, non è facile avere un quadro preciso della situazione e di ciò che sta avvenendo. La violenza intrafamiliare è difficile da individuare e da gestire. Fortunatamente ci sono tantissime associazioni di volontariato che fanno fronte al problema e offrono sostegno alle vittime di abusi, ma ciò che manca è il ruolo delle istituzioni, una vera politica di prevenzione di tali reati. Addirittura l’Italia ha subito un richiamo dall’Onu proprio per il ritardo che ha nei confronti di queste tematiche. Adesso le cose stanno cambiando, perché grazie all’approvazione della convenzione di Istanbul tutti i paesi membri godranno della stessa regolamentazione e delle medesime linee guida sulla prevenzione e, cosa fondamentale, sull’accompagnamento di cui le donne necessitano attraverso tutto l’iter che segue la denuncia. Perché la faccenda non è conclusa con la denuncia, al contrario c’è una trafila lunga e spesso dolorosa, che obbliga le donne a esporsi magari anche in un’aula di tribunale, di fronte a persone completamente estranee, costrette a mettersi a nudo e a dare non solo chiarimenti su ciò che è accaduto, a spesso addirittura giustificazioni! Ecco perché occorre una maggiore sinergia tra le istituzioni e le associazioni di volontariato. Mi preme in ogni caso specificare che noi siamo schierati per qualsiasi tipo di battaglia: abbiamo difeso, cosa che continuiamo a fare, anche gli uomini che vengono penalizzati nei casi di separazione. Insomma, si cerca con piccoli passi e piccoli aiuti, di fare il possibile contro ogni forma di sopruso. Nel 2011 inoltre abbiamo realizzato un calendario delle pari opportunità, con dodici scatti che ritraevano donne di colore insieme a delle italiane per affrontare il tema dell’integrazione, così come quello dell’adozione, un’artigiana che riparava reti nel borgo antico, una maestra con i suoi bimbi, e così via. Donne ritratte nella loro quotidianità e nella loro diversità. Il ricavato della vendita è stato destinato all’acquisto di ventuno televisori, i quali sono stati donati al reparto di oncologia del Ss. Annunziata.
Con l’iniziativa “La moda incontra il sociale”, invece, scendiamo nuovamente in piazza con quello che può apparire come un argomento e un settore leggero, la moda, ma che al contrario nasconde delle situazioni difficili anche al suo interno. Affronteremo, dunque, l’argomento della violenza ma  ci sarà naturalmente spazio per il sorriso, l’intrattenimento e tutta la meraviglia che la moda può offrire».
 
ANNAMARIA FRANCHINI
Appassionata di pittura e autrice di “Frammenti”, ha vissuto l’esperienza della violenza in prima persona e parla con delicatezza della sua storia, invitando le donne a chiedere aiuto e a credere in se stesse
 
«Il mio libro è nato da un grido silenzioso. In un momento estremamente difficile della mia vita, quando mi sentivo annientata e avevo voglia di urlare, di piangere, ma non potevo farlo, ho iniziato a mettere su carta tutte le sensazioni che provavo. Ho cercato di esprimere ciò che sentivo e che non riuscivo a dire in altro modo. “Frammenti” come dice il titolo stesso è una raccolta di emozioni, ma anche di storie. Non parlo della mia, ma racconto anche altro. Le protagoniste dei miei frammenti sono altre donne, altre voci, persone che hanno vissuto altre situazioni. Ho voluto confrontare il mio dolore con altri tipi di dolore, per cercare di capire, di trovare un senso. Come ha detto bene Gianna – alla quale devo tantissimo, mi è stata di grandissimo aiuto –, spesso è difficile comprendere ciò che sta accadendo. Quando ci si sente distrutti, si dubita della propria capacità di giudizio e allora si cerca di rapportare la propria situazione a quella di altre persone, che magari vivono un dolore analogo. E la vista si rischiara, la mente si dipana e si comprende, grazie al sostegno di chi ci è vicino, che è arrivato il momento di fare qualcosa, di ribellarsi e di trovare il coraggio di andare avanti. Non è facile, perché per affrontare tutto c’è bisogno di risorse, anche economiche, che a volte non si hanno; si va contro il giudizio della gente e spesso ci si ritrova con dei muri davanti, degli ostacoli che sembrano insormontabili. Nel mio libro però chiudo con una frase di una delle protagoniste. Lei dice: “Sono viva!”. È un invito ad avere speranza, a non abbattersi e a non demordere, perché se si ha il coraggio di venirne fuori, si ritorna davvero a vivere. E io mi sento così adesso: viva! Una rugiada sulla cenere che è dovuta morire per risorgere. Sono tornata me stessa. Ho riscoperto la mia voglia di dipingere che avevo messo da parte e una nuova passione, quella per la scrittura, che proseguirà con un secondo volume. Spero che il mio libro e la mia storia possa essere d’esempio e d’aiuto ad altre donne, a far sapere loro che non sono sole».
 
GIANFRANCO SASSO
Titolare dell’accademia di moda e formazione Janoct, ha organizzato per il quarto anno consecutivo l’evento “La moda incontra il sociale”, patrocinato da Extra Magazine, Studio 100 Tv e il dipartimento delle Pari Opportunità dell’Udc
 
Come si svolgerà la serata?
«L’evento, presentato dalla fantastica drag queen Lady Miranda, prevede uno shooting fotografico dal vivo, con gli abiti per i modelli forniti dai negozi del nostro territorio, così come il trucco e il parrucco saranno a cura dei nostri più bravi acconciatori. Inoltre si terrà la presentazione del libro “Frammenti” di Annamaria Franchini, che racconterà la sua storia personale e la sua rinascita, dando un messaggio di speranza a tutte le donne vittime di violenza. Sarà una serata elegante, un evento prestigioso».
Hai sempre avuto la passione per il settore della moda?
«Altroché. Mi ricordo che da piccolo guardavo Beautiful e ritagliavo le immagini dalle riviste, che poi appendevo alle pareti, rovinandole e scatenando le urla di mia madre e mia nonna. Mi piaceva tutto: abiti, modelle, fotografie. Quando, terminato il liceo artistico” ho manifestato alla mia famiglia il desiderio di studiare moda, si sono mostrati un po’ restii, perché lo credevano solo un passatempo. Dopo avermi proposto invano di fare l’alberghiero, hanno acconsentito a iscrivermi a un istituto di moda di Milano. Sono stati degli anni bellissimi, molto formativi, dove ho potuto confrontarmi con diverse realtà e crescere umanamente e professionalmente. Lì mi sentivo motivato, creativo, libero; qui invece ero come un extraterrestre. Ho iniziato giovanissimo a creare delle collezioni di alta moda. Dapprima erano esagerate, un po’ eccentriche, ma mi sono servite perché la gente ha cominciato a parlare di me. Poi naturalmente ho affinato la mia tecnica. A diciott’anni è nata l’idea della Janoct, che ho aperto insieme al mio socio Ottavio. Volevo a ogni costo realizzare i miei obiettivi e dato che sono molto caparbio non mi sono fermato di fronte a nulla, neanche alle difficoltà più grandi».
Abbiamo parlato con Gianna e Annamaria di violenza, di soprusi e in generale il tuo evento è dedicato comunque a tutte quelle persone che sono vittime di situazioni particolari, spesso molto difficili. Anche la tua storia si riflette un po’ in questo.
«Sono figlio di genitori divorziati per cui da bambino ho vissuto tutte le difficoltà relative alla circostanza. Ma non mi è mai mancato nulla, sono cresciuto con mia madre e mia nonna e non ho nulla di cui lamentarmi. Ciò che è stato davvero arduo per me è stato affrontare il tema della mia sessualità. Non è mai facile uscire allo scoperto, specie poiché si è costretti ad andare contro il giudizio della gente. La mia famiglia ha accettato però la cosa e ne sono contento. Certo, mia nonna credeva che fosse uno stile di vita un po’ eccentrico il mio, ma pian piano le ho fatto capire che non è così. Non si sceglie nulla. Lo si è e basta. Del resto io sono un omosessuale anomalo, diverso dallo stereotipo che spesso si attribuisce alla categoria. Per esempio sono a favore del matrimonio, ma non dell’adozione. Ritengo che un bambino debba vivere nella massima serenità possibile e spesso, non prendiamoci in giro, le persone omosessuali non possono garantire tale tranquillità. Le difficoltà a cui si va incontro, nella società e nella vita di tutti i giorni sono tante e non le augurerei a nessuno. Certo, mi piacerebbe avere un figlio, ma lo avrò solo quando sarò certo di poter garantire al piccolo un futuro e una vita serena. Ciò che mi preme specificare, in ogni caso, è che a essere diverso è solo il mio gusto sessuale, ma la mia vita è assolutamente la stessa di qualsiasi etero. Inoltre per me la cosa davvero importante è essere accettato come uomo e non come gay».
Hai le idee chiare e la consapevolezza di chi ha lottato per poter essere quello che si è. Vista la tua capacità di autocritica, dunque, dimmi le caratteristiche che ti contraddistinguono. Quali sono i tuoi pregi e i tuoi difetti?
«Sono solare, divertente e antepongo sempre il lavoro a tutto il resto. Torno a casa ogni volta distrutto, ma poi sono subito pronto a ricominciare. Il lavoro è il mio primo amore, e forse è normale visto che non credo nell’amore». 
Noo! Non dire così!
«Lo dico nonostante abbia provato ultimamente quella che credo sia la forma d’amore più grande che esista. Ma evidentemente l’amore, se esiste, esiste solo per una persona». 
La tua mi sembra piuttosto una forma di difesa.
«Forse lo è. Sono cresciuto in mezzo a delle situazioni negative che comunque mi porto dentro. Non sono in grado di esternare gli affetti e dunque spesso tendo a fuggire dalle cose buone, cerco di pensare solo a me stesso. Poi però non riesco a fare a meno di aiutare i barboni per strada». 
Con “La moda incontra il sociale” quale messaggio volete dare?
«Anzitutto vogliamo sensibilizzare le coscienze verso la tematica proposta in questa edizione. E poi cerchiamo di far capire che il settore della moda non è solo lustrini e begli abiti, ma dietro c’è molto molto altro». 
 
 


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