I Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Lecce hanno eseguito, in provincia di Lecce e in altre località del territorio nazionale, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 26 indagati, appartenenti a vari clan mafiosi della frangia leccese della Sacra Corona Unita, ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso”, “associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti”, “spaccio di sostanze stupefacenti”, “introduzione nello Stato, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra”, “tentato omicidio”, “estorsione”, “usura”, “esercizio abusivo di attività finanziaria”, “intestazione fittizia di beni”, “violazione degli obblighi della sorveglianza speciale”, “falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico”, “abuso d’ufficio” e “corruzione per un atto d’ufficio”, molti dei quali in “concorso” fra i vari indagati ed “aggravati dalle modalità e finalità mafiose”.
I provvedimenti cautelari scaturiscono da due distinte attività d’indagine, condotte nel periodo compreso dal 2008 al 2012, riunite in un unico procedimento, condotte dal R.O.S. (Indagine “VORTICE”) e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce (Indagine “DEJA’ VÙ”), nei confronti di esponenti di rilievo della frangia leccese della Sacra Corona Unita, operanti nell’area geografica posta a nord della provincia di Lecce.
Oltre ai 26 destinatari delle misure cautelari, risultano indagate altre 52 persone (per un totale di 78), fra cui anche tre pubblici amministratori che dovranno rispondere per corruzione, falso e abuso d’ufficio.
Nel corso dell’operazione è stato sottoposto a sequestro preventivo in Squinzano anche un immobile riconducibile a uno degli arrestati.
Nel dettaglio, le investigazioni hanno documentato le attività illecite gestite dal clan Pellegrino, (capeggiato dall’ergastolano “Zù Peppu”, all’anagrafe Francesco Pellegrino, retto da Sergio Notaro e dai fratelli Patrizio e Antonio Pellegrino, quest’ultimo scarcerato 18.03.2010 per espiazione pena), nonché l’influenza esercitata nell’area dallo storico boss Giovanni De Tommasi, capo indiscusso della SCU leccese, attraverso direttive impartite nel corso dei colloqui carcerari con la moglie Ilde Saponaro.
Il sodalizio è risultato attivo nei settori delle estorsioni, dell’usura, dello spaccio di stupefacenti e del gioco d’azzardo.
In particolare è emerso un fiorente traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite i contatti mantenuti dall’indagato Cyril Cedric Savary con fornitori colombiani e spagnoli.
Le partite di narcotico, importate con corrieri a bordo di automezzi, erano gestiti da due distinti gruppi, rispettivamente inquadrati nei Clan De Tommasi, per Campi Salentina, e Pellegrino (con Sergio Notaro) per Squinzano. I Clan provvedevano alla commercializzazione al dettaglio e alla distribuzione degli stupefacenti, a altri gruppi operanti in Lecce, Brindisi e Taranto.
Era in progetto di realizzazione anche un consistente traffico di stupefacenti con la Danimarca e la Germania, stroncato sul nascere dall’operazione messa a segno oggi.
Nella fase preliminare delle indagini, sono stati recuperati, nel corso di distinte operazioni sul territorio nazionale, un totale di kg. 10,400 di cocaina e gr. 300 di marijuana.
Parte dei narcoproventi venivano poi reinvestiti per finanziare un’attività abusiva di “cambio assegni” e un ingente giro di usura, gestito prevalentemente dagli indagati Sergio Notaro e Fabio caracciolo, con l’erogazione di prestiti a vittime che, anche con violenze e minacce, venivano indotte a corrispondere esosi tassi di interesse.
Inoltre, sempre nel corso delle fasi preliminari dell’attività investigativa, 13 persone sono state arrestate in flagranza di reato e altre 3 sono state raggiunte da un provvedimento custodiale (per il duplice tentato omicidio Greco Manna del settembre 2011).
Per quanto concerne i profili associativi e le dinamiche mafiose locali, l’attività ha consentito di ricostruire:
- le contrapposizioni, in territorio squinzanese, tra il clan “Pellegrino” e il gruppo capeggiato da Marino Manca, già affiliato al clan “De Tommasi”, culminate nel tentato omicidio (perpetrato da Salvatore Milito e il tarantino Michele Intermite, arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo rispettivamente il 26.09.2012 ed il 17.11.2012) di quest’ultimo e di un altro affiliato, Luca Greco, a opera di Sergio Notaro, Cyril Cedric Savary e di altri tre indagati.
- Il contrasto tra i due gruppi ha registrato il verificarsi di ulteriori episodi intimidatori di un gruppo verso l’altro che ha rischiato di sfociare in una vera e propria guerra di mafia per il controllo delle attività criminali nei comuni di Campi Salentina, Squinzano, Trepuzzi e Casalabate;
- i ristabiliti rapporti, al termine di un cruento contrasto, tra il clan “De Tommasi” e quello dei “Tornese” di Monteroni di Lecce, finalizzati alla gestione di lucrose attività di narcotraffico. Il contrasto tra i due clan, in essere sin dagli anni ottanta e protrattosi nel decennio successivo, era stato caratterizzato da numerosi episodi delittuosi. Il primo in tal senso è datato 12.08.1989, quando venne ucciso Ivo De Tommasi, fratello del citato boss Giovanni, per mano di Francesco Santolla, personaggio di spicco del clan “Tornese”. A tale omicidio seguirono diversi episodi violenti, tra i quali l’omicidio, verificatosi a Veglie nel maggio del 1996, del 17enne Romualdo Santolla estraneo a dinamiche criminali ma figlio di Francesco;
- le collusioni del clan “Pellegrino” con i responsabili dell’Amministrazione comunale di Squinzano, funzionali a favorire l’organizzazione mafiosa attraverso diversificate condotte illecite, tra cui l’assegnazione indebita di alloggi popolari e altre utilità.