Etica vs salute

Quanto, e se, la scelta vegana per motivi etici fa a braccio di ferro con la nostra salute

 

Finita la presentazione dell’ultimo libro della giornalista musicale e portavoce del veganesimo Paola Maugeri, chi ha osservato i miei micro movimenti facciali ha notato un tic alla palpebra destra e uno sguardo perso all’orizzonte; vero che il panorama offerto fosse uno dei più suggestivi, una Martina vista dall’alto con luci e trulli, ma io a tutto pensavo fuorché il paesaggio. Ho assistito alla gara delle ovvietà, avanzava veloce e lasciava a pochi metri di scarto la diffidenza, ma sul podio, alla fine è salita la verità.

Il pubblico era scettico, disinformato, ma curioso e alle domande fatte c’erano risposte che si spostavano dalla nutrizione all’ etica animalista; O meglio, ci provava la giornalista a spiegare le ragioni animaliste alla base del veganesimo, ma le domande la costringevano a spostarsi su un piano rigorosamente salutista.

“Sig.ra Maugeri, infatti mangio meno carne da poco tempo, e IO sto decisamente meglio”, “ MI sento in salute”, oppure ancora chiedevano: “quali contenitori conservano meglio il MIO cibo?”

Le parole che scegliamo nella comunicazione con l’altro, non vanno scelte a caso come se stessimo tentando la fortuna coi numeri del superenalotto. Se sfidando la sorte alla lotteria ci si mette nella condizione del tutto eventuale di poter vincere qualcosa, la scelta di un termine piuttosto che un altro ci fa vincere sempre, ci fa vincere un dialogo costruttivo in cui esporre la propria logica di pensiero. Io in quelle domande ci vedevo un assoluto autoreferenzialismo: Io, mio, mi. 

In quel mio sguardo assente, di chi la scelta vegana l’ha fatta prima di tutto per ragioni animaliste, e quindi tendenti all’altro, al benessere di un chi e non di un cosa, che come me respira, ha occhi e un sistema riproduttivo, prova dolore e gioia, ma non espresso negli stessi termini della nostra lingua, mi domandavo se la moda del momento e il panico generale ad una buona salute a tutti i costi sia l’ennesima dimostrazione dell’egoismo ed egocentrismo umano. 

Se uso il contenitore di vetro per conservare il MIO cibo, questo mantiene meglio le sue proprietà, ma SOPRATTUTTO non inquino il pianeta con della plastica; se mangio verdure, legumi e frutta ed evito la carne, faccio del bene alla MIA salute, ma SOPRATTUTTO non sono causa, seppur indiretta e delegante ad altro che uccide per me, della moltitudine di animali morti, spesso inutilmente (considerando che la maggior produzione di carni poi viene cestinata e non realmente mangiata, secondo le leggi economiche consumistiche che producono più di quanto sia loro chiesto); se non mangio carne, rendo meno acido il MIO organismo e non lo espongo al rischio di malattie, ma SOPRATTUTTO faccio in modo che si riduca l’emissione di CO2 e ci sia meno impatto ambientale. 

Come nei rapporti umani, la benevolenza, il rispetto, la compassione, il bene fatto all’amico, al marito, al vicino di casa, si spera, possa poi tornarci indietro, un do ut des, che gli avi traducevano in “quello che semini raccogli”.

 

 

SALSA GREEN

 

INGREDIENTI

1 cocomero* pugliese

2 tazze di spinaci freschi

succo di 1limone 

1 1/2 cucchiai di senape

sale, pepe e olio d’oliva

 

Frullare tutti gli ingredienti regolando di sale e pepe e servire sui crostini di pane, adatti per farcire i panini in sostituzione della calorica maionese o per condire la pasta fredda.

 

*COCOMERO: LO SAPEVI CHE?

L’ortaggio chiamato Carosello o Barattiere risale al periodo delle città-stato ed è per questo che in Puglia esistono diversi termini dialettali a seconda delle zone; ad esempio, viene indicato come cocomero,  melongedde, spuredde’ nel leccese; oppure ancora  casridd, termine usato anche in modo figurativo per indicare il capo rasato; la parola barattiere è forse dovuta alla facilità con cui in passato veniva barattato in campo.