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Viva la pelle viva

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

29
SET
2016
Concerie state in guardia, l’era delle pelli di animale sta per finire. Chi è stanco di vedere borse di coccodrillo, e scarpe di pelle di mucca e pitone può esultare. I funghi saranno la salvezza del regno animale. Si chiama Muskin ed è la pelle da indossare, abbinare e sfoggiare
 
 
La moda ecosostenibile fa l’occhiolino alle buone pratiche etiche e ambientaliste e la natura offre un ventaglio di possibilità inimmaginabili. 
La pelle di fungo è l’ultima invenzione nel mondo della moda. Muskin è una pelle vegetale, prodotta da GradoZero Espace, un’azienda tutta italiana di Montelupo Fiorentino, simile a quella scamosciata, addirittura più morbida e cruelty free. Deriva dal cappello del fungo, priva di sostanze chimiche, totalmente atossica, assorbe l’umidità e non favorisce la proliferazione dei batteri, caratteristica estremamente importante qualora la si volesse impiegare in futuro anche per la realizzazione di calzature o cinturini di orologi.
Il fungo non sarà più soltanto da mangiare, ma altresì da abbinare a cappottini e sciarpe per quest’inverno. 
Senza togliere il mestiere alla nostra Marta Coccoluto che di moda se ne intende, proponiamo un materiale cruelty free. Chissà se anche lei, come me, non vede l’ora di indossare il suddetto fungo e abbinarlo a un altro materiale cruelty free, come il legno. 
“Un giorno, sfogliando una rivista, ho visto un paio di stivali in pelle di pitone. E subito ho associato le immagini di quelle scaglie flessibili alla possibilità di produrre un nuovo materiale che, trattato manualmente, si ammorbidisse allo stesso modo. Ne parlai con mio padre. E dopo qualche mese lui tornò da me con la soluzione”. Marta Antonelli, 29enne romana, è la fondatrice di Ligneah, un materiale innovativo biodegradabile, morbido come un tessuto, ma fatto di legno, utilizzato per creare accessori moda, come borse e scarpe. 
Il legno adoperato proviene da foreste gestite eticamente nel rispetto dell’intero ecosistema, garantendone tracciabilità e provenienza. Inoltre, per ogni prodotto venduto viene piantato un albero nel Niger, in Nigeria.
Chi avrebbe mai pensato che dalle foglie di ananas sarebbe stato possibile realizzare un tessuto simile alla tela, da stampare e colorare per realizzare bellissime borse? Lo ha pensato la designer spagnola Carmen Hijosa che dopo anni di studi, è riuscita a creare il “Piñatex”.
La frutta interviene ancora per creare outfit ad impatto zero. Scarti di bucce di arance, banane e albicocche, che lavorate danno vita ad una particolare cellulosa che può essere utilizzata nel settore tessile.
L’ecosostenibilità applicata al settore moda, rappresenta una soluzione al problema relativo allo smaltimento dei rifiuti umidi. Considerato che nel rifiuto umido rientrano gli scarti di cucina, come appunto scarti di frutta e verdura, l’idea del riutilizzo di tali “materiali” da rimette nella rete produttiva, realizzando altri oggetti, come gli accessori moda, riduce di molto lo spreco e risolve al tempo stesso il grande dilemma che vede come protagonisti gli animali: impiegarli (non solo nella catena alimentare, ma anche) in quella che rappresenta un vezzo umano, quale la moda?
 
 


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