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La strage di Sciacca

Pubblicato da: Categoria: LA MIA TAZZA VEGANA

22
FEB
2018

Più di quaranta cani uccisi nel modo più doloroso e vigliacco. Il Sindaco, invece di preoccuparsi della strage - dovuta anche alla sua incapacità di gestire l'emergenza del randagismo - si rammarica del cattivo ritorno di immagine per il suo paese

Dopo Angelo, il cane randagio ucciso e seviziato nella provincia di Cosenza, ci si augurava che i maltrattamenti sugli animali potessero diminuire e che l’effetto mediatico che l’accaduto aveva causato fosse, in qualche modo, determinante affinché certi eventi non si verificassero più. Ma così non è stato, perché sempre nel sud Italia, un caso simile si è ripetuto. Questa volta è Sciacca la città accusata.
In questo comune siciliano di 40mila anime, famoso per il suo storico carnevale e per la sua ceramica, alla periferia della città nei pressi di un edificio industriale in disuso, sono stati ritrovati più di 40 cani randagi uccisi con il veleno. Giacevano per terra, uno dietro l’altro. Una vera è propria strage di innocenti. La Procura della Repubblica di Sciacca sta coordinando le indagini per individuare l’autore, o gli autori, della strage dei cani e c’è speranza che dai filmati del sistema di videosorveglianza di alcune aziende lì vicino, possano emergere elementi utili attraverso cui risalire ai colpevoli del crimine.
La vicenda è finita nel mirino dei media e la voce della “strage di Sciacca” è seguita dagli stessi social, come Facebook e Instagram con l' hashtag #BenvenutiadAgrigento, rilanciato dal gruppo animalista “apactionproject”. Questa iniziativa non è stata gradita al sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, affermando che l’iniziativa non faccia bene al territorio, ovvero che ci possa essere un ritorno di immagine della Sicilia, poco lusinghiera.
Sembra palesarsi il noto dilemma: essere o apparire? Conta di più l’immagine di un paese o l’accaduto stesso, ovvero la morte di cani randagi avvelenati e lasciati morire sul ciglio di una strada?
A causa delle affermazioni del sindaco, molti hanno accusato la stessa di complicità, visto che secondo la legge italiana il sindaco è responsabile sia dei randagi e degli altri animali vaganti sul territorio del suo comune, ma è responsabile, nel caso in cui ci sia il ritrovamento di esche avvelenate, di attivarsi per la bonifica della zona interessata, e proporre soluzioni concrete alla lotta al randagismo, come le sterilizzazioni.
Nel contempo, in attesa che le indagini diano i loro frutti, gli abitanti della città e associazioni animaliste si mobilitano organizzando manifestazioni pubbliche pacifiche, ove ribadire il bisogno di un cambiamento radicale che possa ridare dignità agli animali, poiché il problema del randagismo, non colpisce solo la città siciliana, ma quasi tutto il sud Italia vede canili sovraffollati e le strade piene di cani vaganti in branco.



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