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Luciano Violante/Quanto è comoda la menzogna

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
SET
2013
Il suo nuovo libro spiega come e quando la politica sia ricorsa alla menzogna seguendo delle strategie utili e tecniche. Noi abbiamo incontrato l’autore che però ci è sembrato alquanto “abbottonato” su una vicenda in particolare
Invitato dal consigliere Gianni Liviano all’interno degli appuntamenti dal tema “Non c’è Democrazia senza  Verità” per parlare del suo libro “Politica e menzogna”, Luciano Violante, responsabile delle riforme PD ed ex Presidente Commissione Antimafia, ha espresso il suo concetto di democrazia e ha spiegato i motivi della politica di ricorrere alla menzogna. Partecipi all’incontro anche Don Antonio Panico Direttore Lumsa Taranto e lo stesso Liviano che ha relazionato.  Secondo l’Onorevole ci sono diverse forme di democrazia, quella “libera” che si ottiene attraverso il consenso dei cittadini, “lecita” attraverso il confronto e “segreta” attraverso il voto. «Uno dei punti deboli della democrazia sta nella rinuncia dei cittadini a esercitare il loro diritto di controllo sui propri politici. I cittadini mancano di severità nei confronti di chi governa quando sbaglia; oggi il “politico” cerca solo il consenso preferendo la menzogna alla verità, perché quest’ultima porta a scontrarsi con sé stessi, la menzogna invece risulta comoda», ha asserito Luciano Violante dando la sua interpretazione. Alla domanda se la politica, da sempre strumento di servizio, possa essere ancora valida per costruire la verità, l’Onorevole ha specificato che vent’anni fa la politica era per il bene comune e di conseguenza fungeva da formazione, attualmente invece sembra che si concentri sulla ricerca di un leader e ciò non risulta sicuramente funzionale alla verità. Violante ha sottolineato che la crisi della politica e il suo non dare risposte ai cittadini sta nel fatto che essa non controlli gli strumenti economici, poiché è nazionale, mentre le economie e la finanza sono globali: non si può conferire competitività attrattiva al proprio Paese se non si ha il controllo della finanza e dell’economia. Si è smesso di fare pedagogia civile, perché la politica non ha più una visione del mondo  e non legge più i sentimenti e le emozioni della società; non esiste più il partito inteso come comunità, altrimenti non sarebbe il piedistallo del leader. In Italia inoltre, ha tenuto a riferire l’Onorevole, esiste anche l’aggravante della divisibilità direttamente proporzionale all’instabilità: sarebbe utile cominciare a smontare le lobby, le organizzazioni. La transitorietà dei Governi, rende più forti le corporazioni; esempio recente da ricordare è stato il tentativo di voler far cadere il governo  Letta, il giorno dopo la sua formazione. Ciò non accade in Francia, né in Spagna nè Inghilterra. Tema imperante è stato quindi, la democrazia che non può dissociarsi dalla verità, ragion per cui ha approfondito alcuni aspetti del suo libro. 
 Il suo libro “Politica e menzogna”, a quale momento storico si riferisce?
«Ho fatto le analisi delle ragioni per le quali molto spesso la politica ricorre alla menzogna e alla sua utilità. Ho analizzato sia le grandi menzogne strategiche, come ad esempio tutta la negazione dello sterminio degli ebrei o la negazione dello sterminio degli armeni da parte dei turchi, ma anche quelle più piccole che si pronunciano nel quotidiano».
Stranamente non ha voluto esprimersi sulla questione Berlusconi, eppure fa parte della recente attualità, che Luciano Violante si sia ammorbidito nei confronti di Silvio Berlusconi, asserendo che è giusto concedergli il diritto di difesa, di rivolgersi alla corte di Strasburgo per la retroattività o meno della Legge Severino.
Onorevole,  è a favore dell’applicabilità della Legge Severino? Come intende comportarsi all’interno del PD nei riguardi di Silvio Berlusconi? 
«Io non sono un parlamentare, io mi sono pronunciato su un’altra cosa, molto banale tra l’altro: che a Berlusconi come a qualsiasi altro parlamentare gli venga garantito il diritto di difesa, punto e basta. Sul merito penso che sostanzialmente non siano fondate le eccezioni di incostituzionalità della Legge Severino, però deciderà la giunta».
Quindi non farà ostruzione al PD se si esprimesse per la decadenza di Berlusconi?
«No, io ho posto un’altra questione come le ho detto, a prescindere se dovrà decadere o meno, ma tutto deve avvenire secondo le forme giuste».
Molto serrato nelle risposte e né  si è voluto pronunciare sulla sentenza Dell’Utri, negando di essersi espresso in alcun modo, nonostante tempo fa abbia riferito a tal proposito al giornale “Il Fatto” che «alcuni comportamenti, in sé ambigui, possono essere oggetto di valutazioni diverse».
 
 


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