Riescono a mantenere un sit-in per oltre un mese, decidendo poi di levare le tende, ma solo per diventare un presidio itinerante. D'ora in poi il gruppo si sposterà per sostenere un progetto che può sintetizzarsi con quattro parole: Campagna Rischio Sanitario Taranto
Magie della lingua italiana che consente di giocare sulle parole, attribuendo di volta in volta significati diversi. Si sono voluti chiamare "Cittadini fuori dal Comune" piazzando una tenda proprio al lato del portone regolarmente chiuso, e presidiato, di palazzo di città, nel capoluogo ionico. Una denominazione quindi che ha sicuramente un riferimento geografico di cittadini proprio lì, fuori da un comune che appare sempre più chiuso di fronte alle tante, sicuramente troppe, emergenze, chiuso anche al dialogo. Ma, potremmo anche voler interpretare quel fuori dal comune come l'attribuzione di una particolare qualità; sicuramente si tratta di gente fuori dal comune se riesce a mantenere un sit-in per oltre un mese, decidendo poi di levare le tende, ma solo per diventare un presidio itinerante. D'ora in poi, infatti il gruppo si sposterà per raggiungere tutte quelle aree dove sarà ritenuta necessaria la presenza, per sostenere un progetto che può sintetizzarsi con l'acronimo RST, Campagna Rischio Sanitario Taranto. Si chiede al primo cittadino di farsi promotore nei confronti del governo regionale perché si chieda una legge per Taranto copia conforme di quella licenziata per Seveso. Uno dei punti più significativi di una vera e propria piattaforma rivendicativa consiste nella richiesta di estendere la esenzione ticket a tutte le malattie riconducibili all'inquinamento ambientale. Ma c'è di più; i cittadini accampati fuori le mura, di quella che dovrebbe essere la casa di tutti tarantini, chiedono anche la revoca dell'Aia concessa all'Ilva che, a loro dire, non tutela in nessun modo l'ambiente e i cittadini. Altro argomento caldo quello della discarica Mater Gratiae. Una situazione che potrebbe tranquillamente definirsi kafkiana. Mentre l'ormai ex-presidente della provincia e il suo assessore all'ambiente hanno subito provvedimenti restrittivi per aver, in ipotesi, esercitato pressioni nei confronti di un dirigente provinciale per la concessione delle necessarie autorizzazioni relative alla discarica interna dell'Ilva, infine il governo pare intenzionato a concederla! Prima di togliere le tende si è svolta una conferenza stampa condotta da quattro portavoce: Ezia Mitolo, Cosimo Cassetta, Ada Le Noci, Antonio Lenti. Non sono mancati nel lungo periodo di presidio la partecipazione popolare e le immancabili polemiche. Sono state anche raccolte delle firme a sostegno della piattaforma. Il sindaco, in un primo momento rimasto in ascolto, è poi intervenuto direttamente contestando alcune scelte. Anche il sindacato di classe, lo Slai COBAS, da sempre impegnato a tutela dei lavoratori e cittadini, ha sostenuto l'iniziativa, pur avanzando qualche critica e proponendo anche qualche suggerimento. Secondo il sindacato il presidio "fuori dal comune" è rimasto nei fatti fuori dal Comune, con un'amministrazione che non appare essere realmente interessata ad affrontare le tante emergenze che i cittadini evidenziano con tutte le forme possibili. Ma i COBAS se la prendono anche con una certa indolenza manifestata da parte dei cittadini: «un fattore decisivo è comunque che non si trova la chiave per una effettiva partecipazione popolare e di massa, chiave che, peraltro, nessuno ha trovato e nessuno qui si può fare maestro. Le grandi mobilitazioni dei mesi scorsi sembrano attualmente non in grado di riprodursi». E qualcosa hanno da dire anche in tema di strategie adottate: «La piattaforma del presidio, pur contenendo cose giuste, lo fa in maniera confusa con l'obiettivo velleitario di raccogliere tutti i problemi senza tener conto che ciascuno di essi va sviluppato in termini di lotta e di aggregazione in maniera differente, per ottenere risultati concreti. Per vincere tutte le battaglie si finisce per non vincerne alcuna». Certamente l’iniziativa ha un suo valore sul piano della sensibilizzazione e merita sicuramente di essere accompagnata e sostenuta. C'è però una questione più generale che i COBAS in qualche misura evidenziano nella loro nota stampa; c'è una città solo apparentemente cresciuta sul piano della consapevolezza e della capacità di reagire. In realtà di inquinamento, di salute, di relazione con le questioni economiche ed occupazionali, si fa un gran parlare. Ma come avveniva in altri tempi quando si facevano marciare sempre le stesse truppe in varie città per dare l'idea di un grande esercito, va rilevato come la platea di coloro i quali prendono parte attiva alle diverse iniziative messe in campo di volta in volta, essenzialmente rappresenta ancora, purtroppo, solo una selezionata minoranza della cittadinanza. Molti sono coloro i quali vanno in giro con la maglietta davanti scritto ambiente ma sulle spalle riportano invece lavoro. E come non comprenderli visti i tempi? Molti altri che non hanno rapporti diretti con la grande industria, e magari pensano che debba sempre toccare agli altri, continuando a esercitare la sempre comoda, per quanto censurabile, pratica del "ce me ne futt a me!" che in italiano significa cosa me ne importa, in sociologia, invece, vuol dire egoismo sociale. Occorrerà superare questo egoismo sociale ma soprattutto vincere la sindrome scissionista che impone quasi, in ogni campo dell'agire umano, la totale e più deleteria frammentazione. Più volte abbiamo rilevato come di fronte a una situazione emergenziale di così grandi proporzioni si attenderebbe dalle istituzioni che guidano la città una iniziativa per mettere insieme tutti. Ma al momento, stando ai fatti, queste iniziative continua a mancare. E allora probabilmente dovrebbero essere le associazioni, che nei prossimi giorni saranno presenti in città nell'ambito dell'annuale rassegna del volontariato, a promuovere, finalmente, una iniziativa unitaria. Unico è l'obiettivo, unico deve essere il fronte.