È stata presentata la prima Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale: un significativo passo in avanti verso il miglioramento e la tutela di chi convive con gravi difficoltà
La prima “Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale” è un significativo passo in avanti per migliorare le condizioni dei disabili costretti ad affrontare le diverse difficoltà imposte dal nostro sistema sanitario. Punto cardine della Carta è la Convenzione Onu sui diritti della persona con disabilità, elaborata tra il 2003 e il 2006 e aperta alla firma degli Stati il 20 marzo 2007. Attraverso questa convenzione viene imposta la strada da seguire per garantire condizioni di uguaglianza e inclusione sociale a tutti i cittadini con disabilità, tutelando la loro condizione e salvaguardandola da eventuali ostacoli e pregiudizi che possono inibire le loro condizioni di vita all’interno della società. Una convenzione firmata da 155 Stati, ratificata dall’Unione Europea e firmata e ratificata anche dall’Italia, diventando legge di Stato.
La storia di Tiziana
La strada aperta dall’Onu, però, non garantisce casi di assoluta fedeltà agli articoli presenti nella convenzione, suscettibili del comportamento umano, come dimostra il caso di Tiziana, disabile con gravi difficoltà di comprensione ed espressione. Tiziana, cagionevole di salute, verrà ricoverata per un’influenza, dando avvio a un lungo declino dettato da regole ferree, poca comprensione, personale inadeguato, sordo e cieco davanti alle evidenti necessità in più di una persona disabile. Le esigenze e i bisogni di Tiziana non saranno compresi e non verranno considerati, così questa donna fragile e malata, pian piano si spegne sola e in silenzio. Passerà del tempo, ma la storia di Tiziana non verrà dimenticata, anzi è proprio da qui che si tenta di ripartire: così, da un lungo lavoro di studio, incontri e obiettivi condivisi, nasce la Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale.
Tutto ciò che serve
La Carta, composta da quattordici articoli, prevede l’istituzione di percorsi diagnostici –terapeutici a misura delle persone con disabilità, attraverso la formazione del personale medico sanitario che grazie a convegni, master e corsi potrà riflettere sulle ulteriori attenzioni da riservare a pazienti speciali, adottando comportamenti consoni e mirati. Sono, infatti, numerose le difficoltà che un disabile deve affrontare: chi presenta dei deficit psicofisici, talvolta non è in grado di esprimersi, di evidenziare i suoi bisogni in maniera autonoma e di adattarsi alla conformità di un ambiente con altri degenti; significativo a tal proposito il quesito posto da Antonio Finazzi, Presidente APIS, che dopo aver parlato della disabilità come “riflesso di una complessa e multifattoriale interazione tra le persone e l’ambiente”, si interroga su un punto: “L’ospedale abilita o aggrava la disabilità?” Una domanda a cui tenta di rispondere il Direttore generale dell’Asl ionica, Scattaglia, che esordisce sentendosi direttamente interpellato dalla storia di Tiziana: «Il lavoro di cura non è come tutti gli altri, ed è necessario riconoscere delle peculiarità nel personale di assistenza. Il vero problema è che siamo alle prese con un’organizzazione rigida che combatte contro la carenza di personale: sarebbe necessario diminuire il numero degli ospedali, rendendo più efficienti i centri vitali sia a livello tecnologico, che sul piano delle diversità e delle risorse umane». Poche risorse e investimenti, dunque, ai quali corrisponde la ricchezza e l’enorme sensibilità del nostro volontariato pronto a predisporsi per la diffusione capillare della Carta negli altri paesi e per attuare nuove norme che rispettino la condizione delle persone affette da disabilità, al fine di renderli perfettamente integrati all’interno della società, per non farli sentire diversi.