Un’associazione con sede itinerante ma con principi saldi. I ragazzi di Carotino e dintorni riscoprono i vecchi valori da tramandare nel futuro
Sicuramente legato alla terra, alle origini, alla scoperta dei valori, che adesso, piano piano stanno emergendo, la Fucarazza, che prende il nome dal falò realizzato mediante sarmenti (legna di vite) e materiale secco raccolto nelle campagne vicine, è una bella realtà che esiste nel piccolo territorio di Carosino. In occasione della Festa di San Martino che la Fucarazza festeggia nella giornata di venerdì 15 novembre e sabato 16 novembre, Sabina De Rosis, una delle socie fondatrici insieme al presidente Piergiorgio Frascella, ci ha parlato del suo gruppo.
Cos'è la Fucarazza e qual è stata l'idea che l'ha ispirata?
«La Fucarazza non è solo un'associazione di promozione sociale. Nasce da un gruppo di amici che negli ultimi cinque anni ha mantenuto viva la tradizione del falò di San Giuseppe più strettamente connessa al lavoro contadino, alla fatica della potatura e della preparazione dei “saramienti” (sarmenti, legna di vite), al percorso lungo quasi un anno nella terra, tra i filari, spesso nel fango, solo alla fine "purificato" nel fuoco. L'entusiasmo di questo gruppo si è esteso coinvolgendo sempre più persone, non solo nel paese di Carosino, arricchendosi di idee e attività, ponendosi degli scopi e formalizzandosi in forma associativa nel 2011».
Da quanti membri è composta? Chi sono?
«I soci/e fodatori/trici sono 29. E' partito da poche settimane un nuovo tesseramento, per permettere a tutti coloro che collaborano con l'associazione, più di un centinaio di persone, di entrarne a far parte ufficialmente, contribuendo alla definizione sempre in divenire dell'identità e della vocazione dell'associazione. In questo momento siamo ufficialmente una cinquantina e rappresentiamo una intera generazione di Carosino e di alcuni paesi limitrofi. Quella generazione di mezzo, definita anche generazione “x”, spesso etichettata come vittima di questo momento storico, causa della perdita dei valori o del disfacimento del modello economico imperante. Crediamo che nessuno dei soci e delle socie si senta a suo agio in nessuna di queste definizioni: nella "Fucarazza" c'è un pezzo di società giovane, attiva e dinamica, che si impegna, che crede alle proprie capacità e potenzialità, che agisce. Siamo fuoco!».
Qual è la sua attività?
«Le attività della "Fucarazza" sono indissolubilmente legate al territorio, anzi alla terra, e finalizzare alla salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità; alla diffusione della cultura della sostenibilità, del risparmio, del riuso e del riciclo; al mantenimento e all'arricchimento della conoscenza del patrimonio culturale, sociale, tradizionale, e perché no, economico e politico-filosofico del paese e del circondario.
Per raggiungere questi obiettivi svolgiamo attività contadine, ci sforziamo di conoscere, tutelare e moltiplicare le colture autoctone e le tecniche agricole tipiche del luogo, insieme alle tradizioni e alle pratiche artigianali connesse: la cura di un orto dell'associazione, la preparazione delle orecchiette, i laboratori artigianali di produzione di saponette e di intreccio del panaro sono alcuni esempi. Uno dei nostri principi base si fonda sui concetti di collaborazione, cooperazione e mutuo riconoscimento, promuovendo un rapporto di qualità con il tempo, che sia più lento e più vicino alla natura dell'essere umano: la predilezione per la bicicletta, le passeggiate in campagna, i pranzi e gli striscioni preparati con le signore del Centro Anziani del paese, le chiacchierate con i contadini in campagna e con i carosinesi nella piazza. Oltre ai laboratori didattici e alle attività di lungo periodo, abbiamo trovato nelle feste della tradizione e nelle manifestazioni culturali uno strumento per mettere al centro alcuni temi che riteniamo importanti, valorizzare dei prodotti e delle modalità di produzione, ricordare e ripetere riti collettivi e aggreganti: la fucarazza è la nostra festa elettiva e si tiene ogni anno all'inizio della primavera, la festa di San Martino è la festa con la quale abbiamo deciso di tornare a parlare in modo trasparente e critico di produzione viti-vinicola a Carosino e nel tarantino».
Come si inserisce nel Comune di Carosino, che feedback ha instaurato con la cittadinanza?
«Abbiamo deciso fin dalla fondazione di dichiararci un'associazione indipendente "partiticamente" parlando. La politica crediamo sia nelle scelte quotidiane di ogni essere umano e non abbia bisogno di colori o bandiere. Questo ha reso l'associazione simpatica a molti e antipatica ad alcuni. Ci è stato perfino chiesto da qualcuno di candidarci alle prossime elezioni, come alternativa al commissariamento attuale del Comune».
Parlami della festa di San Martino, quali sono le attività e gli ospiti?
«Saranno due giorni di Festa dei Vini, nel periodo di San Martino, quando si dice che un certo venticello fa finire "la stagione" nel nostro sud trasforma il mosto in vino. Avremo un momento importante di confronto e scambio di esperienze e opinioni tra tre realtà locali di produzione viti-vinicola: la Comune Urupia, Oreste Tombolini, Lisa Gilbee e Gateano Morella. Sarà una chiacchierata nella quale anche il pubblico, trasversale, parteciperà parlando di imprenditoria possibile del comparto viti-vinicolo tarantino, dei vignaioli, della qualità delle produzioni e dei prodotti, di cos'è il vino oggi per i diversi protagonisti della sua filiera. Lo riteniamo un momento fondamentale, in un contesto in cui l'economia del paese non riesce più a contare sul vino e distinguersi per le sue produzioni vinicole, ancora ferito dal vedere pezzi del proprio paesaggio "industriale-produttivo" (i silos di una cantina abbandonata) portati in un altro comune insieme alla notorietà legata al vino. Sempre nell’arco della giornata alcuni vignaioli del paese sono stati chiamati a mostrare e far assaggiare i propri vini del particolare, vini fatti in casa insomma, non solo perché possano assaporarli, valutarli vicendevolmente e trovare insieme strade di miglioramento e crescita, ma anche per mostrare che esistono ancora vini dal carattere unico, gradevoli e veri, che sono fuori dai paradigmi degli enologi o dei sommelier. Nella giornata del 16 novembre ci sarà la degustazione dei vini di qualità dalle cantine Vetrère, Passalacqua Valentina, Amastuola, Consorzio produttori Vini Manduria e Fattoria del Noce, accompagnati da prodotti gastronomici di stagione preparati dall'associazione. Durante la serata avverrà la consegna del premio ai vignaioli che hanno partecipato il giorno precedente alla mostra-concorso, il tutto allietato dalla musica dei Mandatari, un gruppo di giovani carosinesi, e dal concerto della divertentissima Southern steels country band. Nella strada dei vini ci sarà anche il mercatino artigianale di qualità Loa. La serata si concluderà con il dj-set di Cime di Radio Web che ci aiuta a chiudere allegramente la serata dalla prima edizione».
Progetti futuri?
«Abbiamo da poco avviato un orto nell'agro del comune di Rocca Forzata, comune da cui provengono dei soci. Attorno a quest'orto vogliamo organizzare iniziative didattiche per gli associati e per quanti fossero interessati, oltre ad attività di produzione legate alle colture che abbiamo scelto. Vorremmo estendere il progetto a Carosino, pensando a un "orto per tutti", condiviso, accessibile, collettivo, paesano più che urbano. Abbiamo appena individuato un'area sulla quale avviare questa attività, e intanto conosciamo e ci facciamo conoscere dalla terra».