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IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
LUG
2012

 

L’horror è un genere cinematografico che, fin dalle sue origini, non ha mai denunciato momenti di crisi, riscuotendo costantemente un altissimo gradimento tra gli spettatori ed i cinefili. Dal primo insuperabile” Nosferatu il Vampiro” di Friedrich Murnau, film muto del 1922,  al “Nosferatu il Principe della notte” di Herzog con l’indimenticabile interpretazione di Klaus Kinski e la bellissima Isabelle Adjani, al faraonico “Dracula” di Bram Stoker girato da Coppola nel 1992 con la colonna sonora di Annie Lennox, dai molteplici Frankenstein, compreso il geniale “Frankenstein Junior” dell’immaginifico Mel Brooks, alla fortunata serie dei “Nightmare” di Freddy Krueger, dagli innumerevoli lupi mannari alle truculente pellicole degli Zombies, l’adrenalina prodotta dalle scene ad alta tensione ci conquista ad ogni latitudine, tal che possiamo anche affermare che la paura è la sola emozione realmente universale e trasversale, più dell’amore e dell’odio.
Fino a quando gli incubi generati dal nostro subconscio vengono rappresentati su uno schermo e li possiamo gustare comodamente sprofondati in una poltrona, che sia al cinema o a casa, va tutto bene, ma quando qualcuno di questi si materializza nella vita reale il piacere del brivido si trasforma in angoscia.
È di questi giorni la notizia che due morti viventi della politica nazionale, di cui pensavamo di esserci liberati definitivamente, hanno deciso di tornare sul proscenio per agitare il sonno degli italiani, sonno già di per se molto compromesso dagli orrori di questi ultimi otto mesi.
Il primo zombie ha il viso levigato e la capigliatura sempre più convincente, entrambi miracoli della chirurgia estetica, di Silvio Berlusconi il quale da una parte a beneficio dei credenti si vuole accreditare il potere della resurrezione e dall’altra strizza l’occhio agli amanti della mitologia riaccendendo il mito dell’Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri. È ritornato, dimostrando una mancanza assoluta di senso della misura e di senso dello Stato, per ricandidarsi alla guida del Paese. Se una forza politica, che potenzialmente rappresenta una buona metà degli elettori, non riesce a esprimere un nuovo leader capace di coniugare una sintesi efficace e credibile delle variegate istanze provenienti dalla base dei moderati che dovrebbe rappresentare, ed accetta supinamente di affidarsi ad un uomo che, al di là di alcuni meriti oggettivi acquisiti nei due passati decenni, è stato esautorato di ogni credibilità interna ed internazionale, ebbene questa forza politica non ha più alcuna ragione di esistere.
Il secondo zombie, riemerso dal sepolcro imbiancato della sua inettitudine, ha il faccione rubicondo e l’espressione perennemente e inopportunamente ilare di Romano Prodi.
Il triste e deprimente professore bolognese, sponsorizzato dai Repubblichini di Eugenio Scalfari e dai Travagliati del “Fatto”, pare avviato alla scalata del Colle romano per eccellenza, quando da qui a dieci mesi sloggerà l’attuale inquilino.
Se le due moderne piaghe bibliche, o anche solo una di esse, dovessero concretizzarsi sarà il segno inequivocabile che per questo Paese non vi è più futuro. Da uomo di destra, quale orgogliosamente mi sono sentito per tutta la vita, non avrei mai immaginato che un giorno avrei fatto il tifo per un geniale ragazzone fiorentino e che avrei sperato di vederlo partire da Palazzo Vecchio per approdare a Palazzo Chigi.


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