Renzi spopola in Italia, ma in Europa vince il PPE. A Taranto Forza Italia ha fatto la sua parte fino in fondo. I numeri sono in linea con la media regionale mentre, com'era logico attendersi, l'exploit si è avuto a Martina Franca
Tutti i primi commenti sulle elezioni europee, sottolineiamo "europee", si sono fermati ai confini delle Alpi. Del resto durante tutta la campagna elettorale si è parlato solo e soltanto di Italia, di sfide, duelli, processi virtuali e non, ebetini e amenità simili. Unico riferimento europeo l'accostamento di Grillo a Hitler fatto da Berlusconi. Certo i risultati, per molti versi inattesi, almeno nelle proporzioni note, non potevano non attrarre l'attenzione dell’opinione pubblica. Ed è giusto che ne parliamo anche noi. Ma cominciamo dall'Europa: udite, udite, a livello Europeo Renzi ha perso! Ovviamente il riferimento è al voto aggregato. L'alleanza dei Socialisti e Democratici (S&D), che sosteneva la candidatura alla guida della UE di Martin Schults, ha incamerato 190 parlamentari contro i 213 del PPE. Rispettando gli schieramenti classici, eventuali coalizioni vedrebbero comunque la destra in vantaggio. Salvo che, anche in Europa, non si segua la "moda" delle grandi coalizioni alla tedesca! Non è certo un fatto di poco conto questo dato sui nuovi equilibri, soprattutto se si tiene conto di quella cospicua fetta di antieuropeisti guidati dalla francese Marine Le Pen. Cauti quindi nel pensare che ora l'Italia possa avere più voce in Europa. Paradossalmente potrebbe accadere il contrario. Ma staremo a vedere. Venendo a noi, cominciamo da un'altra riflessione: chi ha vinto davvero le elezioni? La democrazia è fatta di numeri, dunque un dato assolutamente oggettivo. La politica è però l'arte di interpretare, a proprio uso e consumo, i numeri. Capita così che Alfano, che vive di rendita, in quanto egli stesso e gli altri suoi ministri sono stati eletti nel PdL, prenda qualcosa come il 2,5 % dei voti (ricordiamo che NCD si è presentato con l'UDC!), e dica ancora oggi di essere il "pilastro" del governo Renzi! Ci sono poi numeri che non fanno comodo a nessuno e quindi vengono messi in un cassetto. Proviamo invece a leggerli questi numeri: il 40,31% degli aventi diritto non è andato a votare; se a questo aggiungiamo il 21,16% dei voti dati a Grillo, sommiamo il 61,47% di voto anti partito. Non è un opinione è una semplice somma. Nessun partito ne parla perchè nessuno ha interesse a farlo. Quel 40,8% circa tirato su da Renzi in realtà corrisponde a circa il 22% degli italiani che hanno diritto al voto! Analogamente tutte le altre percentuali subiscono la stessa riduzione. E' una democrazia compiuta quella in cui governa di fatto chi rappresenta la minoranza del Popolo? L’art. 48 della Costituzione italiana dice che "Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico". Dobbiamo pensare che il 40,31% degli elettori non abbia senso civico? Parliamo piuttosto di gente sfiduciata, insofferente, rassegnata che, purtroppo, preferisce rinunciare a un suo diritto-dovere civico ritenendo così di dare un segnale ai partiti. Un ossimoro concettuale: come parlare a un sordo? come dire a un insensibile che è insensibile? a un disonesto di farsi da parte? a un incapace di fare un passo indietro? Meglio sarebbe invece votare e fare scelte giuste. E non si dica che non sia possibile. Sarebbe una offesa a quanti hanno sacrificato la propria vita per consentirci di votare liberamente. Andiamo avanti nella valutazione del voto. Grillo ha toppato e alla grande. Ha mantenuto più o meno i numeri delle politiche ma, a parte il #vinciamonoi trasformato in #vinciamopoi, per chi insiste nel non voler fare alleanze con chicchessia, andare sotto il 51% è comunque una sconfitta! Che il centro destra arretrasse, e non poco, non è stato mai un mistero per alcuno. E ciò sicuramente non perché Berlusconi non abbia fatto campagna elettorale. Tante le circostanze sfavorevoli che partono innanzitutto dalla frammentazione. Messi insieme Forza Italia, NCD, Fratelli di Italia e Lega Nord sommano circa il 31%, un dato di tutto rispetto. L'idea che ci siamo fatta è che molti elettori di destra, in parte anche disorientati da una serie di vicende che hanno riguardato Berlusconi e le non celate battaglie interne al partito, abbiamo votato Renzi per contrastare Grillo. E magari qualcuno potrebbe essere stato anche "aiutato" in questa decisione. Del resto Renzi non ha mai camminato sulle acque, e portare un partito dal 25% circa al 41%, stando al governo da pochissimi mesi (avendo fatto poche cose concrete!) o è frutto di un miracolo o nasce da una convergenza di voti provenienti da più direzioni. E non solo. Dato per scontato che comunque l'ex sindaco di Firenze ha sicuramente un quid in più rispetto alla tradizione della sinistra italiana, e che, soprattutto, ha capacità comunicative straordinarie, difficile non farsi tentare dalla idea che la sua così rapida ascesa possa dipendere, anche, dal sostegno convergente di più forze organizzate. Sperando che non si tratti delle "solite" forze che, abbandonando la nave di Arcore, che pende pericolosamente, abbiano individuato un nuovo condottiero, mantenendo così invariata la rotta. Un particolare menzione riguarda Raffaele Fitto; aveva promesso 300.000 voti e, al netto del forte astensionismo, alla fine ci è andato davvero vicino. Una dimostrazione di forza, di capacità di attirare consensi, una risposta chiara al "cerchio magico" di Forza Italia. Ora, come si suol dire, nulla in Forza Italia sarà più come prima. E dovrà cambiare sicuramente molto, pena la estinzione. A Taranto il partito azzurro, guidato da pochi giorni dall'on.le Chiarelli, ha fatto la sua parte fino in fondo. I numeri sono in linea con la media nazionale mentre, com'era logico attendersi, l'exploit si è avuto a Martina Franca. Un ultima osservazione riguarda sondaggi ed exit-poll; Un certo mago Silvio (che non è quel Silvio!) ha azzeccato il vincitore del Grande Fratello. Lo proponiamo per le prossime elezioni; sicuramente si risparmierebbe e magari avremmo dati più realistici!