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Mons. Filippo Santoro/ «Così social, così soli»

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

29
AGO
2014
L’intervento del Vescovo in merito all’ultima ondata di suicidi: «Viviamo in una comunità così poco comunionale, lontana dalla condivisione»
 
Non poteva non intervenire sulla lunga ondata di suicidi e tentati suicidi che hanno colpito la comunità tarantina in questi ultimi tempi. Così in una nota stampa il Vescovo di Taranto Mons. Filippo Santoro ha voluto esprimere il suo forte dolore e la sua vicinanza ai famigliari dei defunti. «Esprimo il mio profondo dolore per il susseguirsi dei suicidi nella mia città. Innanzitutto il mio pensiero va ai familiari dei defunti, che si trovano nella sofferenza, nei dubbi, stravolti da questi gesti di estrema gravità. Mi unisco a loro spiritualmente e manifesto paterna vicinanza. Non è difficile pensare che simili episodi generino smarrimento nella comunità e che chiamino qualche filo logico, il perché della negazione della vita e dell’autodistruzione. Una ragione non c’è, se non quella che sotto la traccia della nostra società c’è una profonda solitudine, quando non proprio l’isolamento. Viviamo in una comunità così “social” e così poco comunionale, lontana dalla condivisione.
Siamo spesso così informati e al contempo indifferenti. Se dovessimo analizzare i sintomi saremmo tentati nella diagnosi di una città depressa, senza speranza, ma non voglio assolutamente rassegnarmi a quest’idea. Pur in gravissime difficoltà,  a Taranto, non diversa dalle altre città del mondo, noi abbiamo tante falde di speranza, come ad esempio la fede, la famiglia, l’accoglienza, il valore dell’amicizia e di una solidarietà che scorre naturale nelle nostre vene. Invito tutti all’apertura e all’attenzione all’altro. Spesso, anche sullo stesso pianerottolo di casa, quando non proprio sotto lo stesso tetto a pochi metri da noi, si aprono scenari di dolore e di confusione: l’affetto, la generosità, l’ascolto sono farmaci indispensabili per chi avverte il male di vivere. In una terra particolarmente cristiana non possiamo rimanere indifferenti». 
 


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