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Gianni Ancona/Non chiedetemi di tornare

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
MAR
2015
Taranto gli ha dato la famiglia, il lavoro e tante amicizie, ma ora Martina gli sta restituendo la serenità. Intervista a tutto tondo con l’ex cognato del marò Massimiliano Latorre
 
Gianni Ancona è un sessantacinquenne che, dopo aver vissuto e lavorato a Taranto per oltre 40 anni, ha deciso di lasciare la città per trasferirsi a Martina Franca.
La curiosità di capire perché, dopo una vita trascorsa nella propria città, una persona decida di trasferirsi, mi ha spinto a rintracciarlo e a chiedergli se potevamo fare due chiacchiere sull’argomento.
«Certo, venga quando vuole, abito a Martina Franca, via per Mottola. Quando sta per arrivare mi chiami, così le faccio trovare il cancello del cortile aperto».
Ci incontriamo a casa sua, un mercoledì mattina, nel suo appartamento arredato con gusto, in stile moderno. Mi riceve in tuta e pantofole, perché dice: «La mattina non riesce proprio a carburare prima di mezzogiorno».
 
Allora signor Ancona, le spiego, è stata la curiosità a portarmi qui da lei. Volevo capire come mai, dopo essere sempre vissuto nella stessa città, sino alla pensione, improvvisamente ha deciso di trasferirsi qui a Martina Franca.
«Io a 16 anni mi sono arruolato volontario in Marina. Ci sono stato 7 anni, raggiungendo il grado di sottufficiale. Poi mi sono sposato e ho avuto due figli ma, come può immaginare, specialmente alla fine degli anni ‘60 e inizio ‘70, essendo imbarcato, ero sempre in navigazione. Così nel 1973 ho partecipato al concorso indetto dal Comune di Taranto, per l’assunzione di 28 vigili urbani. Vinto il concorso, ho lasciato la divisa della Marina e ho indossato quella della Polizia Municipale di Taranto per 35 anni. Sono andato in pensione a 59 anni, con il grado di ufficiale. Lavoro duro ma interessante e diversificato quello che ho svolto nei vigili urbani, prima come semplice agente e poi da ufficiale. Ho iniziato, come tutti i nuovi assunti, vigilando sulla viabilità nelle vie cittadine, prima appiedato e poi, per 12 anni, come motociclista. Da ufficiale ho avuto l’incarico di far parte della squadra Annonaria/Amministrativa, quindi, addetto al controllo degli esercizi pubblici e commerciali; mercati rionali ed itineranti; nonché seguire manifestazioni, scioperi, cortei e processioni, che a Taranto non mancano mai. Nel 2009, sommando gli anni trascorsi in Marina, più quelli svolti nella Polizia Municipale, ho raggiunto il massimo della carriera e così ho chiesto il collocamento a riposo».
 
E a Martina Franca come c’è arrivato?
«Martina Franca, naturalmente, la conoscevo perché in estate i miei genitori fittavano un trullo e venivamo a passarci l’estate. Col tempo sono riusciti ad acquistare una casetta sulla strada vecchia per Alberobello, dove tutt’ora mia madre viene l’estate. Poi l’occasione di quest’appartamento trovato per caso, dotata di massimi confort, con due posti auto e il desiderio di relax, mi hanno convinto a trasferirmi qui. Vede? Siamo circondati da poche altre abitazioni e siamo immersi nel verde. A Taranto naturalmente torno spesso, ho i figli e i nipoti, le amicizie e poi, in qualità di presidente del Gruppo Sportivo della Polizia Municipale della città, spesso sono impegnato in riunioni e a organizzare eventi, sia a Taranto che in altre città italiane. Quest'anno, ad esempio, con il mio gruppo ci stiamo occupando della partecipazione al torneo nazionale di calcetto che si svolgerà a giugno a Palermo. Poi mi occupo delle pubbliche relazioni e dell’organizzazione di tornei di burraco e giochi da tavolo. Organizzo viaggi in pullman. Lo scorso anno, tra gli altri, siamo stati a Fiuggi e successivamente a Roma, in udienza da Papa Francesco. Esperienza memorabile, mi creda, perché è stata lodevolmente gratificata anche dai partecipanti. L’autunno scorso ho anche organizzato delle gite in diversi centri della Basilicata, in occasione di sagre e per la raccolta delle castagne».
 
Come sento, è più impegnato ora di prima, cioè quando lavorava.
«Impegnato sì, ma queste cose le faccio volentieri assieme a un gruppo di collaboratori che si impegnano quanto me e anche oltre».
 
Ma torniamo a Martina Franca: non si trova, come dire, un po’ fuori mano quando deve seguire ed organizzare questi eventi che, se ho capito bene, partono comunque tutti da Taranto?
«Fuori mano? Ma no. Mezz’ora di strada è tutto il tragitto che separa Martina Franca da Taranto. Quando finisco riunioni e organizzazioni o cene pseudo lavorative, non vedo l’ora di tornare qui. Qui, a differenza che in città, trovo la tranquillità; nessun sovraffollamento, traffico normale. E poi, vada sul balcone e guardi come è terso il cielo e come è verde la campagna circostante. Qui non c’è l’inquinamento prodotto dalle industrie che soffocano Taranto. Da quando mi sono trasferito qui, mi creda, mi sento meglio, più rilassato, sereno». 
 
Con una parola, una frase, definisca Martina Franca.
«Relax e serenità. Poi aggiunga buon cibo, bella gente e aria pura. In estate si organizzano diverse manifestazioni, tra cui il Festival della Valle D’Itria, che porta turisti da ogni parte d’Europa e non dimentichiamo gli appuntamenti domenicali, compreso il mensile mercatino dell’antiquariato, che attira tanti curiosi, ma anche molti esperti collezionisti».
 
Ora, se posso, vorrei passare ad un argomento che conosce bene: lei è cognato o ex cognato del marò Massimiliano Latorre, attualmente in Italia per cure mediche, ma in stato di arresto in India per le note vicende che lo hanno portato, con il suo collega Salvatore Girone, al centro di una controversia giudiziaria internazionale per un episodio avvenuto su una petroliera durante il pattugliamento contro la pirateria. Si sente di dirmi qualche cosa in merito? I suoi nipoti, sono sempre in contatto con il padre?
«Sì, certo, sono sempre in contatto con il loro papà, ma le difficoltà non mancano avendo i genitori sono separati». 
 
Quando stavo venendo qui, in macchina, dato la nostra conoscenza, pensavo di basare la nostra conversazione su temi frivoli, più leggeri e, perché no, anche banali, ma parlando siamo scivolati su problemi seri, che non coinvolgono solo lei e la sua famiglia, ma tutta l’Italia e non solo, essendo un problema di natura internazionale. Cosa vuole dirci in merito?
«Tutti auspichiamo una rapida soluzione del problema che vede coinvolti ingiustamente i due militari italiani. Passato tutto questo tempo, nessuno è ancora in gradi di dirci come finirà questa odissea che sta perseguitando Massimiliano e Salvatore da tre anni. Io sono fiducioso, perché conosco perfettamente le qualità del mio ex-cognato. Tante volte mi ha parlato delle sue missioni e di tante altre esperienze all'estero, effettuate sia in zone belliche che di pace, quindi so che Massimiliano e Salvatore conoscono bene il loro lavoro e che mai avrebbero preso iniziative sbagliate o trasgredito a un ordine superiore».
 
Tornando a Martina Franca, ha mai avuto dei ripensamenti? La voglia di tornare a stabilirsi in città?
«No, mai. Poi lei me lo sta chiedendo nel periodo più bello dell’anno, quando la natura ha il suo risveglio e il canto degli uccelletti torna ad allietare il sorgere del sole. Taranto mi ha dato la famiglia, il lavoro e tante amicizie. Martina Franca mi sta restituendo, come le ho già detto, relax e serenità, e non è poco. Mi creda».
 


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