Sempre più teso il clima tra azienda e sindacati, che vede la prima richiedere più flessibilità, e i secondi difendere i propri diritto senza scendere a compromessi. Per risolvere la questione si attende l’intervento decisivo del Governo
Sembra non risolversi la questione di Teleperformance che a quanto pare vede l’azienda mettere alle strette sindacati e lavoratori. Da una recente intervista rilasciata dall’AD Gabriele Piva si palesa che la societarizzazione si possa ancora trattare, non è una decisione definitiva, ma dipenderebbe dai sindacati e da un’eventuale loro controproposta. Andrea Lumino segretario generale della Slc Cgil di Taranto, sostiene trattasi di un ricatto a tutti gli effetti al quale non si ha intenzione di cedere. Ciò non esclude che qualcuno dei lavoratori possa accettare di firmare il contratto a 20-24 ore settimanali, ma si tratta comunque di una proposta individuale su adesione volontaria che non prevede un accordo sindacale. Ad ogni modo le uniche flessibilità praticabili dai sindacati sono solo quelle previste dal CCNL.
ùFacendo un passo indietro, in data 5 giugno presso Palazzo di Città c’è stato un incontro fra il sindaco, le organizzazioni sindacali ed i parlamentari jonici per la definizione di un percorso comune volto a fronteggiare la vertenza dell'azienda Teleperformance, al quale è seguito il rilancio delle richieste della multinazionale che possono dividersi in tre punti: creazione di una nuova società solo per Parco San Leonardo, mentre Roma e Taranto restano con l'assetto attuale; apertura alla flessibilità e riduzione del tempo indeterminato; riduzione dell'orario di lavoro settimanale da 33 a 20 ore con turni di quattro ore anziché sei, oppure di otto, se necessario per le richieste del committente, ma divise in due tranche. I sindacati di categoria, di risposta con una conferenza stampa a Taranto, hanno dichiarato che sono disponibili a trattare con l'azienda ma nel limite del contratto nazionale. Questo significa che non c’è spazio per i turni di 4 ore, né di tornare all'accordo del 2013 che ha ridotto lo stipendio dei lavoratori. I sindacati premono che si torni alle condizioni pre 2013. «Con Teleperformance non si apre alcuna trattativa se l'azienda non ritira ogni discorso sulla modifica della struttura societaria», hanno dichiarato le rappresentanze sindacali.
Nel frattempo in data 17 giugno a Roma c’è stata una riunione tra Confindustria e sindacati sulla vertenza Teleperformance, in cui l'azienda ha comunicato che in questo contesto non regge e che se non si risolve la questione chiuderanno la sede di Taranto e andranno via dall'Italia,lasciando solo la commessa su Parco Leonardo a Fiumicino.
Le Segreterie Nazionali stanno scrivendo urgentemente al Ministero e al Governo chiedendo di aprire un tavolo specifico su Teleperformance. Sempre il 17 giugno durante il question time al Parlamento, l'on.le Donatella Duranti (SEL) ha presentato una interrogazione a risposta immediata sulla questione. In risposta il ministro per lo Sviluppo economico Guidi, ha assicurato il suo impegno confermando la totale disponibilità del Governo a un tavolo di crisi per verificare le condizioni necessarie utili a risolvere la crisi e preservare i posti di lavoro.
Dal canto suo Teleperformance, dopo aver ricevuto una diffida dalle rappresentanze sindacali che richiedono il ripristino delle condizioni normali, annuncia di non presentarsi al tavolo ministeriale se la stessa non sia ritirata. L’azienda sostiene da tempo che la sede tarantina non produce ricchezza, e in attesa che si svolga l’incontro a Roma, comunica ai dipendenti gli incentivi che è disposta a erogare a tutti coloro i quali sono disposti a ribaltare il proprio contratto in “partime”, verticale e/o orizzontale. Non resta da dire che i dipendenti sono coinvolti in un vero e proprio caos, emotivo e psicologico.