La notizia è che si è chiusa nei giorni scorsi l’EXPO di Milano. Siamo ancora tutti abbagliati dalla fantasmagorica cerimonia di chiusura e dal grandioso spettacolo di musica e luci sotto l'Albero della vita (a dire il vero stranamente simile a strutture già precedentemente costruite a Singapore) ma qualche domanda possiamo incominciare a porcela. Non dimenticando che Expo 2015 è stata realizzata con i quattrini di tutti i contribuenti italiani (non solo lombardi e milanesi) ci chiediamo come sia possibile essere contenti di avere venduto, peraltro anche attraverso sconti fortissimi, 21 milioni e mezzo di biglietti mentre per il pareggio di bilancio era stata considerata necessaria la vendita di 24 milioni di biglietti. Chi ripianerà la perdita?
Ed ancora, secondo le stime dei sostenitori e degli organizzatori l’evento avrebbe determinato un incremento del PIL italiano pari al 2%: i primi calcoli del dopo chiusura parlano invece di un incremento compreso tra 0,1/0,2 e 0,4% di PIL nazionale. Peraltro parliamo di risultati lordi a cui vanno sottratti i costi. C'è qualcun altro cittadino italiano oltre agli albergatori milanesi che può essere contento di EXPO 2015?
E come non parlare delle immense file per entrare a EXPO 2015 e nei singoli padiglioni? C'è chi ha fatto 10 ore e mezza di fila per visitare il padiglione del Giappone (ma anche gli altri non erano da meno) che è il tempo necessario per volare da Milano a Tokio. La qualità della visita e il benessere dei visitatori non sono valori e obiettivi che chi organizza questi enormi eventi devono sempre considerare? Molti hanno deciso di non visitare la grande manifestazione proprio perchè non disponibili a rimanere ostaggio di file infinite ma si sa... comunque sia andata è stato comunque un successo.