L’uscita dell’Inghilterra è un’opportunità o una sfida? Su questo tema si è discusso con Matteo Pizzigallo, docente di Storia delle relazioni internazionali, noto al grande pubblico per le sue partecipazioni nei dibattiti televisivi. Si è parlato anche delle elezioni americane e della scelta tra “peggio e meno peggio”
23 giugno 2016: sono passati alcuni mesi dal referendum su Brexit, con il quale gli elettori del Regno Unito hanno deciso di uscire dall’Unione Europea.
Prima del voto, molti economisti, britannici e non, erano convinti che in caso di vittoria del “Leave” ci sarebbero state immediate e, soprattutto, negative conseguenze sull’economia del Regno Unito, e che i sostenitori dell’uscita dall’UE presto si sarebbero pentiti del proprio voto. In realtà l’uscita del Regno Unito dall’UE tecnicamente deve ancora avvenire: anzi, deve ancora cominciare, visto che il governo non ha ancora innescato il processo di uscita in base a quanto previsto dal trattato di Lisbona.
Il premier Theresa May, durante un suo discorso, ha affermato: «La Gran Bretagna inizierà il processo di uscita dall’Unione Europea entro la fine di marzo del 2017 (…). L’uscita del Regno Unito dall’UE è una faccenda di competenza esclusiva del governo e non ci sarà alcun voto preventivo della Camere dei Comuni e di quella dei Lord. Il compito della Gran Bretagna sarà trovare il miglior accordo possibile con il resto d’Europa, conservando e consolidando la cooperazione per la sicurezza e cercando intese sul libero commercio».
Nonostante siano passati alcuni mesi, l’argomento non sembra affatto archiviato nè negli Stati Europei, compresa l’Italia e nemmeno a Martina Franca.
Così, in un mite pomeriggio d’ottobre, mi ritrovo alla Rotonda per partecipare a un incontro voluto dal PD locale, desiderosa di saperne di più, relatore il professor Matteo Pizzigallo, che, come nel suo stile, con molta chiarezza, professionalità e competenza tratta il tema: “L’Europa dopo il Brexit”.
Mi fa piacere sentir affermare che è militante di base del partito che lo ha invitato, ma conserva, pur sempre, autonomia di giudizio e spirito critico.
Il professor Pizzigallo insegna, presso l’Università Federico II di Napoli, storia delle relazioni internazionali, questo gli consente di muoversi liberamente e con estrema sicurezza in questi ambiti.
Emerge subito che non è cambiato nulla e quasi sicuramente nulla cambierà. In realtà l’Europa potrà “spaccarsi” sulla gestione dei flussi migratori. L’interrogativo da lui posto, porta i presenti a riflettere: l’uscita dell’Inghilterra è un’opportunità o una sfida? Sicuramente sarebbe positivo se ciò portasse ad una gestione economica e solidale dell’immigrazione, seguendo lo spirito proprio del Manifesto di Ventotene, redatto “Per un’Europa Libera ed Unita”.
La “sistemazione” dell’Africa, degli africani, è fondamentale, soprattutto se c’è lo sforzo di farli “rimanere lì, non alzando muri”, ma permettendo loro di avere le condizioni per continuare a vivere degnamente in loco. L’integrazione è tale se c’è il vincolo della solidarietà con politiche economiche comuni.
L’esposizione del professore è avvincente e il Regno Unito non è l’unico Stato di cui si parla.
D’attualità un accenno alle prossime elezioni americane, ai candidati, alla considerazione che in realtà ci troviamo dinanzi ad una scelta tra “peggio e meno peggio”. Si passa poi ad analizzare la situazione e gli attuali “vissuti” dei cechi, degli slovacchi, ma anche dei polacchi, così come della Croazia, la Georgia, l’Ucraina, che aspirano ad entrare in Europa non certo con spirito di solidarietà e impegno, ma per essere e sentirsi difesi, vogliono un’Europa “larga” per poter “ stare comodi”.
Il relatore ha previsto, sin dall’inizio, di lasciar spazio al question time, questo tempo delle interrogazioni porta subito, come è inevitabile che sia, alla questione Referendum, ciò gli consente di parlare di antipolitica e di buona politica e affermare che il 40% dei no sarà sicuramente frutto del rancore nutrito e accumulato.
Tutte le domande trovano una risposta chiara ed esaustiva, ma anche considerazioni che lasciano sperare, perché “la speranza è quel vento che soffia ancora, spruzza acqua alle navi sulla prora”, la citazione di quanto cantato da Pierangelo Bertoli ci porta ad una riconciliazione più ampia con l’ambiente in senso lato.
Non è semplice porre termine ad un incontro che seppur partito dalla questione Inghilterra ha poi, in itinere, abbracciato altri Stati e altri argomenti, ma l’ultimo concetto espresso mi ha aperto un meraviglioso orizzonte.
“Nel passato non esisteva il diritto di voto alle donne, così come non c’erano i diritti dei bambini, poi ci sono state queste conquiste. Bene, penso che in futuro, ci auguriamo molto vicino, ci sarà un nuovo diritto: il diritto a migrare, il diritto alla speranza di una vita migliore, il diritto all’altrove!”
Con queste parole il professor Matteo Pizzigallo ha salutato la sua Martina, gli amici del suo partito e tutti coloro che lo hanno ascoltato con interesse e che vanno via con la speranza e, soprattutto, la certezza che un Piano di Cooperazione, che aiuti tutti gli uomini a “star bene nel loro luogo d’origine, a casa loro” sia vera solidarietà, vera integrazione, rispettosa di tutti e di ciascuno.