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Obiettivo sensibile/ DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
FEB
2017

Se il centrodestra si degnerà di scendere in campo con un candidato unitario e credibile, la partita elettorale a Taranto sarà sostanzialmente una corsa a quattro: centrodestra, centrosinistra, cinquestelle e ambientalisti. Sullo sfondo i cosiddetti candidati “civici” per i quali tutto ciò che viene fuori è un di più


Nell’attesa che il centrodestra faccia i suoi passi e considerato che il voto grillino è prettamente di opinione - ossia svincolato dai candidati  come insegna la vicenda di  Virginia Raggi - sul tavolo, ad oggi, ci sono due correnti di pensierouguali e contrapposte: il baldacconismo e l’ambientalismo.
Intendiamoci, non abbiamo nulla contro Walter Baldacconi - il quale è una persona perbene in procinto di essere indicata come punta di diamante della coalizione di centrosinistra - né tantomeno ci stanno sulla punta del naso le battaglie ambientali che anzi consideriamo fondate e meritorie.
Dei cosiddetti ambientalisti, per esempio, a noi non piace per l’appunto quel suffisso “ismo” che è sinonimo di qualcosa basato su un quid ideologico, su un modo di vedere le cose senza misura, senza senso pratico, senza progettualità, senza memoria storica.
Taranto è una città industriale, con una sua storia gloriosa che non merita di essere demonizzata in maniera superficiale e liquidata in maniera spicciola.
Non basta evocare i morti di inquinamento o la deturpazione che in questi anni il privato ha potuto fare grazie alla connivenza delle autorità per affermare di avere una progettualità politica.
Questi sono i dati, non è la soluzione: alla politica viene chiesto di dare risposte alle angosce della gente, viene chiesto un surplus di sangue freddo per dare un percorso razionale alla paura (che si tratti di paura per il futuro o paura per la propria salute), viene chiesta l’elaborazione di una exit strategy credibile e non di partecipare al circo delle inquietudini.
Parlare di chiusure e non dire cosa fare un attimo dopo non è politica ma isteria collettiva. Ciò a patto che non si voglia dare credito e dignità progettuale al sogno romantico della non meglio precisata alternativa verde o agitare lo spettro della disoccupazione siderurgica che ci sarà comunque anche con l’Ilva in mano ai privati.
Piace tanto alla gente questo modo passionario di fare del qualunquismo? Crediamo di sì ma non servirà a tirarla fuori dalla crisi o a difenderla dalle polveri mortali.
Per questo non servono capi popolo che si mettono alla testa delle manifestazioni ma politici di peso che sappiano stare al mondo guidando la città fuori dai guai.
L’altra faccia del vuoto cosmico è invece il baldacconismo da non confondere con la persona Baldacconi perché si tratta meramente di ciò che Baldacconi rappresenta.
Baldacconi è l’emblema della disperazione di un’area politica che ricorre al volto noto perché non ha classe dirigente da spendere.
Baldacconi è quello dei pistolotti sotto forma di editoriali, dei predicozzi televisivi sulle grandi opportunità che arriveranno sul territorio sempre domani e mai oggi, della strategicità di Taranto all’interno del mediterraneo di cui non frega niente a nessuno ma tanto non costa niente riempirsene la bocca, delle piastre logistiche che irraggeranno il domani, delle aree vaste sulla carta, delle potenzialità del territorio un tanto al chilo, dei buoni propositi per il futuro dichiarati ben sapendo che nascono morti.
Persona degna, per carità, che tuttavia presta voce e microfono a quella Taranto che fa voli pindarici, che si consola con i sogni, che narra di un dinamismo inesistente finanche in stadio embrionale ma che tuttavia serve a scacciare la quotidianità.
Proprio quella quotidianità di provincia che, se riportata fedelmente, costringerebbe a narrare di circoli ricreativi chiusi per la presenza di scarafaggi, di partite di cozze sequestrate e di sagre di paese.

Foto: minimaetmoralia.it
 



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