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Fine della commedia

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

22
FEB
2013

 

Le compagnie dei guitti hanno portato a termine le loro rappresentazioni. Anche quest’anno il calendario non ha brillato per originalità perché i capocomici hanno preferito puntare sui loro cavalli di battaglia, ma le performance hanno risentito della stanca ripetitività che mortifica a volte chi da tanto, troppo tempo, calca le polverose tavole del palcoscenico. È pur vero che di nuovi brillanti autori è carente il panorama letterario, ma lo sforzo di rendere attuali personaggi e situazioni antiche sarebbe stato gradito. Così abbiamo rivisto Shylock-Bersani dare vita al suo personalissimo “Mercante di Venezia” e la sete di giustizia sconfinare nel cieco giustizialismo che finisce per perderlo inopinatamente. La compagnia di giro Monti, Fini e Casini, appena costituitasi, si è cimentata con Pirandello ne “L’Uomo, la Bestia e la Virtù” rigorosamente nell’ordine riportato nel cartellone, allestimento perfettamente riuscito perché in fondo gli interpreti hanno dovuto rappresentare esclusivamente le loro deprecabili debolezze. La compagnia dei giovani guidata da Beppe Grillo, veterano di mille rappresentazioni farsesche ed istrione impareggiabile, si è cimentata nel plautiano “Miles Gloriosus” con l’unico difetto, ma insanabile, di essersi presi eccessivamente sul serio, facendo apparire tragico ciò che avrebbe dovuto essere comico.
Con una poco invidiabile fantasia e a rischio di un flop di spettatori, malgaro l’appeal ancora alto del capo compagnia, lo Stabile di Arcore con Silvio Berlusconi ha portato in scena la trasposizione teatrale del televisivo e cinematografico “Il Mattatore”, ma l’agiografica riduzione ha poco convinto anche i suoi fan più affezionati. Lo Stabile di Pontida, guidata da Roberto Maroni, ha fatto una scelta conservativa e vagamente provocatoria allestendo il “Ciacule, Trapule e … Trabuchecc” del commediografo lombardo Pino Gaffuri.
Scelta temeraria quella fatta dalla neonata Compagnia dei Magistrati, del trio Ingoia-Di Pietro-De Magistris, che si è cimentata con l’allestimento de “La morte di Danton” del drammaturgo George Buchner. Purtroppo per loro la regia non ha saputo rendere attuale un concetto di rivoluzione che è rimasto ottocentesco.
Da innamorati delusi abbiamo sperato che la Compagnia del Fare, inventata da Oscar Giannino, ci riconciliasse con il Teatro. La scelta fatta di riproporci l’immortale “Opera da tre soldi” ci aveva affascinato. Purtroppo l’esibizione da dilettanti allo sbaraglio ha mortificato noi ed ucciso Brecht.
La stagione teatrale è così giunta al termine. Il premio della critica è già stato assegnato alla Compagnia di Bersani, ma come sappiamo quasi mai i premi degli esperti collimano con i favori del pubblico. Così lunedì sera sapremo a chi gli italiani assegneranno la palma del migliore. Comunque vada temo che si tratterà della classica vittoria di Pirro. Il teatro è morto, la commedia è morta, la tragedia è morta ed anche gli spettatori non si sentono molto bene, come avrebbe chiosato Woody Allen. Auguri!
 


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