Mattarella inaugura l'anno scolastico a Taranto e la città non manca, in maniera garbata, di chiedere attenzione alle Istituzioni. E la reazione del Quirinale? Testa bassa e luoghi comuni, pistolotti e discorsi eterei
No, Presidente Mattarella, non ci siamo proprio. E’ ciò che viene spontaneo dire a margine della visita del Presidente della Repubblica in riva allo Ionio in occasione della annuale rassegna “Tutti a scuola”.
Prima dell’evento tanto atteso, il Sindaco Melucci aveva parlato di carezze istituzionali, di una Taranto che “ha bisogno anche di gesti simbolici che regalino una carezza a una comunità che troppo spesso è stata trascurata, lasciata sola, schiaffeggiata”.
Ebbene, c’è modo e modo di dimostrare simbolica vicinanza ad una comunità: si può arrivare a Taranto e fare un discorso grigio, burocratico, fare atto di presenza, fare la predica ai bimbi sui valori nobili della cultura lavandosi ipocritamente la coscienza oppure si può cogliere l’occasione per far sentire la partecipazione di uno Stato che dimostra di avere il polso della situazione, che dice le cose come stanno, che parla con coraggio e che si sporca le mani per risolvere i problemi facendo mea culpa se del caso.
Mattarella, in linea forse con la sua indole, ha scelto la prima strada, spingendosi oltre soltanto allorché ha dichiarato che “salute, occupazione, tutela ambientale rappresentano valori fondamentali e costituzionalmente garantiti, tra cui istituzioni e società devono costantemente ricercare e trovare il punto di equilibrio positivo, con l’obiettivo preminente della centralità della persona”. E poi, Presidente? Null’altro da dire? Niente da dichiarare sugli undici decreti salva Ilva che recano la firma delle più alte cariche pro tempore dello Stato? Nulla da dire sulla cantieristica tarantina abbandonata da una Nazione che strategicamente ha tentato l’avventura francese rimediando un nulla di fatto? Nulla da dire sulla questione ambientale e sulla doverosa vigilanza che le Istituzioni dovrebbero porre in essere per tutelare la produzione dell’acciaio (definita di interesse nazionale) conciliandola con la salute dei cittadini? Nulla da dire sulla cessione del Siderurgico alla nuova proprietà? Nessun monito ai nuovi azionisti? Non un impegno diretto, preciso, una parola di speranza, una promessa di giustizia, un’ammissione di responsabilità di uno Stato troppe volte assente da queste parti o, a volte, colpevolmente presente? Non una parola per una città che ha dato tanto alla Nazione ricevendo indifferenza?
Niente di niente, solo una passerella per sbrigare la pratica Taranto in maniera rapida ed indolore.
La Ministra Fedeli (così ama farsi chiamare) ha parlato del problema del bullismo: ma del bullismo istituzionale di una politica che se ne fotte ne vogliamo parlare? Del bullismo istituzionale dei vari Renzi ed Emiliano che arrivano a Taranto facendo promesse da marinaio vogliamo accennare?
L’occasione era veramente irripetibile: la cornice era quella del quartiere Paolo VI, nato in concomitanza con il sogno industriale e degradatosi insieme all’affievolirsi del furore produttivo; i cittadini aspettavano il Presidente per manifestare in maniera accesa il proprio disappunto relativo alla situazione della città; ai bambini veniva fatta intonare una canzone che, per quanto animata da un intento tra l’utopistico e l’ideologicamente ambientalista era pur sempre una richiesta di attenzione. E la reazione del Quirinale? Testa bassa e luoghi comuni, pistolotti e discorsi eterei.
Se è vero com’è vero che si trattava di un evento didattico destinato ai bambini, non crediamo che si sia trattata di un’esperienza formativa: le nuove generazioni hanno potuto saggiare il comportamento delle Istituzioni che sorvolano sulle richieste di aiuto, che sorridono salutando con la manina di fronte alle proteste facendo finta di non aver capito, che presenziano senza uno slancio di coraggio, senza amor di Patria, senza immedesimazione nei problemi.
Cosa resterà agli scolari? Un giorno di festa, un discorsetto dignitoso ed una Patria lontana e distratta. Troppo distratta.