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Grand Tour / CON GIUSEPPE APRILE SULLE TRACCE DI SIR WILLIAM HAMILTON

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

9
FEB
2018
Cosa avevano in comune la star del canto Giuseppe Aprile, di origini martinesi, con Horatio Nelson, vincitore di Napoleone? Entrambi erano a vario titolo affascinati da Lady Harte, di umili origini ma di eccezionale charme
Chi ha visitato la mostra della Collezione Mark Dion, Alla ricerca di sir William Hamilton, ospitata nei saloni del Palazzo Ducale di Martina Franca, forse non sapeva di trovarvi anche alcuni frammenti di un pezzo di storia della città ospitante; nè immaginava che la figura di un intellettuale del secolo dei Lumi, vissuto in simbiosi con una città come la Napoli del secondo Settecento, avrebbe richiamato alla memoria quella di Giuseppe Aprile, uno dei tanti martinesi ‘dimenticati’. Sarebbe stato, perciò, opportuno ed utile che la lettura di questa nota avesse preceduto l’evento - mostra, nella presunzione che al visitatore sarebbe stato più facile ‘vedere’ tempi, luoghi e personaggi rievocati dalla Collezione Dion. Ma è sempre bene parlarne, anche se con ritardo; se non altro per dire che visitare una mostra è sempre un arricchimento.
E oggi, anche se quella di cui si parla ha ormai chiuso i battenti, non guasterebbe leggere questa breve nota, scritta come postfazione alla mostra-evento, sull’ambasciatore di Sua Maestà Britannica a Napoli, sir William Hamilton, eclettico lord scozzese dai molteplici interessi e passioni. Uno dei massimi vulcanologi del tempo. Studioso e collezionista di arte e antichità classiche. Amante di musica e spettacoli teatrali. Con la passione per la caccia e geniale ideatore del giardino all’inglese intorno alla Versailles dei Borboni, primo esempio d’architettura del paesaggio realizzato in Italia. Parlare di lui significa parlare non solo di tutto questo, ma evocare anche la miriade di vicende e personaggi, artisti scienziati musicisti, che furono parte del suo mondo. Su tutti, per quanto riguarda questa nota, Giuseppe Aprile, il grande sopranista martinese che fu legato a lui con un forte rapporto di amicizia durato tutta la vita.
E’ importante iniziare questo viaggio partendo da una data precisa: siamo sul finire del luglio 1787 e il cinquantaseienne Lord William ha deciso di passare i mesi estivi con miss Emma Harte, sua ospite da poco più di un anno, nella villa di Punta di Sorrento che il duca di San Demetrio ha messo a sua disposizione. E perché la giovane donna, che ha una bella voce, non interrompa gli studi musicali iniziati sotto la guida del maestro Gallucci, ha ingaggiato il miglior insegnante di musica del tempo, il cinquantaduenne Giuseppe Aprile. Nella storia del famoso cantante, ormai lontano dalle scene da un paio di anni, si apriva così un nuovo capitolo. Le vicende della vita lo porteranno a seguire in uno dei più incantevoli posti sul mare della sirena Partenope la nuova allieva che ha solo ventidue anni e deve dedicarsi allo studio del solfeggio per padroneggiare la voce. 
La giovane e bella Emma Harte, di umili origini ma di eccezionale charme, era l’adorabile preparatrice di tè, amante del nipote Charles Greville,  dall’anziano gentiluomo conosciuta a Londra, quando vi era andato dopo la morte della moglie Catherine Barlow, una donna non bella e sposata controvoglia. Miss Emma, che serviva il tè con una grazia impareggiabile, era giunta a Napoli il 26 aprile 1786 e sir William l’aveva fatta sistemare in un appartamentino del Palazzo Sessa, dove la sorte decise che rimanesse oltre venti anni. Dotata di un naturale ed accattivante fascino, circondata e corteggiata da poeti musicisti pittori e maestri di ballo, per i quali cantava posava e danzava, la bella inglesina, sin dai primi giorni della dorata ospitalità, fu al centro della vita mondana dell’Ambasciata. Le noiose giornate dell’anziano vedovo finirono quasi d’incanto e il poeta tedesco Goethe, quando nella primavera di quell’anno sarà suo ospite, lo trovò in costante adorazione di questo capolavoro dell’artefice sommo. La leggiadra e allegra preparatrice di tè aveva conquistato il suo anfitrione ed era riuscita a farsi amare non solo dalla regina Maria Carolina e dall’aristocrazia napoletana, ma anche dal popolo. Quando una dama napoletana maritava sua figlia – scriveva, difatti, nelle sue ‘memorie’ il clavicembalista Gotifredo Ferrari, amico di Giovanni Paisiello e discepolo del barese Gaetano Latilla, che l’aveva conosciuta e sentita cantare in casa delle sorelle Coltellini - le raccomandava con fervore di seguire l’esempio di lady Harte se mai volesse essere rispettata e felice. 
Per Giuseppe Aprile, che aveva de la douceur et de la moderation come scriverà Sara Gudar, era stato naturale, perciò, legarsi all’allieva e al suo mentore in un rapporto di familiarità di cui i continui viaggi tra città e teatri gli avevano fatto perdere anche il ricordo. In quel luogo di delizie che era la costa sorrentina egli trascorrerà, dunque, un lungo periodo di tempo, oltre quattro mesi, tra lezioni di canto, ricevimenti e concerti, con miss Emma che si esercitava nei solfeggi e cantava le nuove arie di Paisiello e Cimarosa. 
Al principio di dicembre, prima di ritornare a Napoli, la coppia si fermerà nell’elegante casina nel Parco reale di Caserta, un vero porto di mare con continui arrivi e partenze di ospiti, dove ad Aprile verrà riservata una stanza. Rientreranno nella città all’inizio dell’inverno e per evitare che il Maestro prendesse altri allievi, ma si dedicasse solamente a miss Emma con lezioni tre volte al giorno, alle otto, subito prima del pranzo e la sera, sir William gli aumentò lo stipendio e gli mise a disposizione al piano superiore del Palazzo Sessa una stanza, forse una delle più belle, con vista mozzafiato sul mare delle sirene, dal Capo di Posillipo a Punta di Sorrento.
Lo stretto legame fra il Maestro e la coppia più chiacchierata e famosa del tempo durerà oltre gli anni di Napoli. Giuseppe Aprile avrà la ventura di veder nascere, sullo sfondo del Vesuvio e alla vigilia della Rivoluzione napoletana, la travolgente passione della preparatrice di tè, sposata in seconde nozze da sir William a Londra, per il vincitore di Napoleone ad Abukir, Horatio Nelson.  Uno dei più celebri mènage à trois della storia.
Molti anni dopo, all’alba del nuovo secolo, quando Sciroletto era tornato a vivere nella sua città e gli Hamilton, anch’essi lontani da Napoli, erano nella casa acquistata da Nelson a Merton Place nel Surrey, il ricordo di questo legame era ancora così vivo che il tenore mozartiano Michael Kelly, ch’era stato discepolo di Aprile e lo aveva seguito a Palermo nell’ultimo anno della sua carriera, ne scriverà nel suo libro di memorie. Nel corso di un pranzo nella nuova casa del vecchio e malato sir William a Merton, siamo fra il 1802 e il 1803, Nelson ricordava con nostalgia gli incontri con l’old master Aprile nelle sale imbandierate di Palazzo Sessa,  durante i festeggiamenti per i suoi quaranta anni, che lady Emma aveva curato nei minimi particolari.
Queste le storie di anni vissuti intensamente che Giuseppe Aprile Scirolino racconterà negli eleganti salotti dell’aristocrazia martinese, soprattutto nel salone delle feste di don Giulio Recupero, difronte al ‘vico Fortunato Aprile’ dov’era la sua vecchia casa natale. Storie dei teatri di Aranjuez, di Stoccarda, Ludwigsburg e di personaggi, come il cantor de Andria, direttore dei divertimenti reali a Madrid e il più famoso impresario musicale del tempo. Le belle e capricciose primedonne. La Coghetta. La Bastardina. Il divino Jommelli che gli fece da padre. Il concerto in casa Pallavicini a Bologna con i Mozart, padre e figlio quattordicenne. E i mille altri ricordi che premevano nella memoria. La deliziosa villa a Punta di Sorrento con gli scugnizzi che si tuffano nel mare per recuperare le monete lasciate cadere dagli ospiti di sir William. Le mitiche collezioni di vasi pompeiani stipati persino negli scantinati dell’Ambasciata. L’ascesa con Michael Kelly per le pendici del Vesuvio in eruzione. L’esordio del nipote Fortunato junior nel Teatro Nuovo sopra Toledo. Il ‘bouquet’ delle sei canzoncine con accompagnamento di chitarra francese e violino, donato a lady Emma per il suo matrimonio con l’ambasciatore. E l’arcivescovo di Taranto, amante del bello e delle arti, naturalista, numismatico, che, dopo il ritorno dell’ambasciatore a Londra, era andato a vivere nel Palazzo Sessa; quel Giuseppe Capecelatro, il prelato cattolico bester freund della disinibita duchessa di Brunswik-Wolfenbuttel Anna Amalia delle Muse, luterana, alla quale Sciroletto dedicherà, per il suo genetliaco, la Cantata a tre voci, eseguita nella villa che la nobildonna aveva preso a Portici. 
Sono soltanto frammenti di ricordi e sulle tracce di un lord inglese, un lungo viaggio che ha fatto anche rivivere la figura più rappresentativa della storia musicale di Martina Franca, il maggior vanto dei teatri del Wurttemberg e idolo di Napoli. One of the greatest male sopranos of the Century, ricordato insieme a sir William Hamilton dalla Collezione Mark Dion nei saloni del Palazzo Ducale della sua città.

 



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