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SIMME R´O SUD

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

16
MAR
2018

Voto consapevole o voto di protesta? Difficile trovare una motivazione unica alla scelta bulgara che il sud ha fatto in favore dei cinquestelle. Proviamo ad analizzare il fenomeno.

Sud, Sud nuiesimmer'o Sud, nuiesimmecurt' e nire, nuiesimme buone pe' canta e faticamm' a faticà. No, non siamo impazziti, è che certe volte nelle canzoni ci sono le chiavi interpretative di alcuni fenomeni sociali.
In molti infatti stanno cercando di analizzare le motivazioni del risultato clamoroso ottenuto dai cinquestelle al sud provando a nobilitare la scelta con spiegazioni dall’alto valore sociologico.
Noi più modestamente crediamo che, senza voler semplificare, non ci sia bisogno di interpretazioni arzigogolate per spiegare un voto che ha per lo più due o tre macro cluster di ragioni.
La prima risiede nella promessa delle promesse e cioè nel reddito di cittadinanza che, volutamente o no, si è lasciato che gli elettori scambiassero per una mancia a fondo perduto e di immediata realizzazione.
Ed è proprio nella voglia di sussidioche tutte le buone ragioni della questione meridionale sono andate a ramengo confluendo nella speranza che lo Stato ti dia assistenza più che occasioni, nella prepotente sciatteria di chi scambia i diritti con la pretesa di belare nell’attesa che qualcuno ti porti il rancio.
Imeridionali che hanno scelto la paghetta più che i candidatigrillini, da adesso in poi sono difficilmente difendibili perché hanno alzato un formidabile pallonetto a chi è convinto che il sud sia un bengodi di sfaccendati in attesa che qualcuno gli tolga le castagne dal fuoco, un paradiso per furbetti molto simile ai film di Checco Zalone, una moltitudine di isterici che gridano i problemi sperando che qualcuno (non loro) se ne faccia carico.
Quella parte del sud folgorata dal reddito di cittadinanza ha scelto di non muoversi e di mettersi comodo ad aspettare il piano Marshall. Quel sud ha dimostrato di non essersi mai affrancato dal modello Cassa del Mezzogiorno che ti portava la pappa fin sotto casa ed ha accusato il declino degli investimenti pubblici di matrice nazionale e sovranazionale che per una serie di circostanze hanno funzionato più da ammortizzatore sociale che da stimolo all’economia la quale forse a farsi stimolare non ci pensava nemmeno.
Però faremmo un torto alla verità se riducessimo tutto al sussidio perché – consistente o meno – questa è solo una parte di un fenomeno più vasto.
Nella scelta pentastellata pare di scorgere anche quella irrefrenabile simpatia (e noi tarantini la ricordiamo perfettamente) che il sud ha per il Masaniello ululante, per l’incazzato che in maniera scomposta ce l’ha con tutti non lesinando toni sopra le righe o vaffa dispensati a destra e a manca.
Il sud ha sempre amato i tribuni della plebe soprattutto nei momenti storici in cui ha arguito che i vecchi apparati clientelarierano al declino e cominciavano a chiudere i rubinetti. Non è amore di giustizia ma calcolo.
Prima tutti in fila a chiedere il piacerino, il favoretto, il posticino onde poi scandalizzarsi per i politici corrotti, per gli incapaci, per quegli stessi notabili che un attimo prima avevano la sala d’aspetto piena di questuanti. Tutti moralisti e onesti ma sempre e solo dopo il periodo delle vacche grasse.
Ma il sud – grazie al cielo – è anche altro: è anche gente onesta che è stata abbandonata, infrastrutture che non esistono, promesse di sviluppo disattese, disperazione di chi si ostina ad intraprendere in condizioni ambientali difficili. Il sud è classe politica da terzo mondo incapace di progettualità che ha inevitabilmente scatenato risentimento, sconforto e delusione in chi aveva voglia di fare rimanendo a casa propria.
Una parte certamente sana del mezzogiorno deve essersi sentita abbandonata trovando nella novità l’unica speranza di cambiamento.
Speranza forse mal riposta perché nuovo non è necessariamente bello ma rischia solo di favorire l’avvicendamento di inadeguatezze se il nuovo è senza idee.
“Peggio di quelli che ci sono adesso, non possono essere” è la frase vagamente qualunquista che spesso riecheggia in questi giorni come se quelli che c’erano prima si fossero eletti da soli.
Non ci risulta che queste siano le prime libere elezioni dopo l’invasione dei marziani quindi forse invece di dividersi in barricaderi, piagnoni ed opportunisti, al sud dovrebbero puntare all’autocritica, al voto consapevole, alla volontà di guadagnarsi prospettive, alla selezione ragionata dei propri rappresentanti invece atavicamente incapaci.
O il sud si aiuta da solo senza aspettare il Papa straniero o il sud non ha speranze nella rivolta senza obbiettivi, nella reazione di pancia piuttosto che nel qualunquismo che gioca facile puntando sul malcontento.




 



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