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Istituzioni forensi/Finita l'era Di Maggio?

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

18
APR
2018

Tutto comincia il 9 aprile 2018, quando il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Taranto decide di adottare una delibera che ha dell’incredibile. Vediamo insieme quale

Nell’estratto di delibera diffuso dall’improvvido Consiglio si legge che l’idea partorita serve a evitare “dispersione di voti” nell’ambito delle elezioni per il rinnovo del comitato dei delegati alla Cassa Forense, da tenersi in tutta Italia, nei distretti di Corte d’Appello che compongono il paese, tra il 23 ed il 28 settembre.
Per evitare “dispersioni” il COA di Taranto delibera lo svolgimento di elezioni “primarie”, al fine di individuare “il candidato dell’Ordine quale delegato alla Cassa”. Completa il quadro, o forse sarebbe più corretto dire “lo schizzo”, la disposizione secondo la quale il candidato che accetti di partecipare, nel caso non risulti “il più suffragato” sottoscriva un impegno a non candidarsi alle elezioni in modo autonomo, “con altra lista” (cit.), e sostenga il candidato dell’Ordine, risultato vincitore delle “primarie”.
Venuto a conoscenza di questa singolare ed anomala (a dir poco) delibera in data 14 aprile, in un primo momento resto basito, non credo ai miei occhi, penso ad un “fake”, di quelli che oggi infestano la comunicazione, a ogni livello. Chiedo conferme, strabuzzo gli occhi, ma gli avvocati a cui mi rivolgo mi dicono che è tutto vero, che non è uno scherzo, che per quanto il tutto possa apparire grottesco e illegittimo, quell’estratto è stato effettivamente deliberato dal COA tarantino.
Decido dunque di denunciare la vicenda, pubblicando un post sul gruppo pubblico dell’associazione in cui milito, “Nuova Avvocatura Democratica” e non trovo titolo migliore al fattaccio che un caustico “incredibile, ma nero”, che rimanda alla famosa tammurriata. In effetti, anche nel caso di specie, il fatto è “niro niro, niro niro… comm’a che…”.
Le elezioni alla Cassa di Previdenza Forense si svolgono tra avvocati. I COA, in questa competizione, non hanno alcun ruolo politico. L’individuazione di un “proprio” candidato è pertanto illegittima, risultando anche comica, per un giurista, se solo si pensa che il collegio elettorale non corrisponde al singolo COA, ma al Distretto di Corte d’appello.
Le elezioni primarie indette dal COA di Taranto sono dunque illegittime, non previste, né regolate, da alcuna norma di legge. Esse mirano a coartare la libera espressione del voto degli avvocati tarantini, sottoponendogli una sorta di “patto” con l’istituzione, antigiuridico e apodittico, e chiedendo addirittura ciò che solo un bambino potrebbe pensare di rendere oggetto di un “contratto”: il sostegno futuro al candidato “prescelto” da parte di quello sconfitto.
La delibera è talmente sciatta e dimostra un tale dispregio delle norme di legge vigenti da suscitare un misto di sdegno e scherno tra moltissimi avvocati italiani. C’è di fondo però un elemento di protervia, che si inserisce nell’abuso di potere politico che i COA italiani praticano da anni, del tutto indisturbati, confidando nella copertura del Consiglio Nazionale Forense (CNF). L’Organo apicale delle istituzioni forensi infatti, non solo non censura i fatti giuridicamente abnormi come quello in commento, ma li copre, praticandone a sua volta di peggiori. Un intero sistema istituzionale diventa così il regno dell’abuso e dell’arbitrio, scatenando, nelle menti autoritarie di qualche Presidente COA, ambizioni di controllo dei fenomeni elettorali interni all’avvocatura che sanno tanto dei tempi della buonanima, quelli invocati dal grande Totò, in cui i treni arrivavano in orario.
Tutto questo non diciamolo però al Presidente del COA di Taranto, l’avv. Di Maggio, perché altrimenti si arrabbierà.

*Salvatore Lucignano, avvocato, 40 anni da compiere a breve, segretario nazionale di Nuova Avvocatura Democratica (NAD), dal 2013 in lotta contro le istituzioni forensi italiane, che giudica autoritarie e non credibili.

 



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