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IL POTERE A UN PASSO DAL DELIRIO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

10
MAG
2018

Donald Trump, che in competizione con Putin gioca a chi è più forte, colleziona dichiarazioni che suonerebbero ridicole se a dirle non fosse l'uomo più potente del mondo. Ma anche in Italia non stiamo messi meglio

In questa rubrica abbiamo più volte parlato del crescente disappunto di una grande parte del popolo americano verso il loro presidente. Ancora prima della sua elezione, Donald Trump aveva dimostrato chiaramente quale fosse il suo modo di vivere e pensare da uomo, imprenditore e politico. Per le sue note esternazioni e i suoi atteggiamenti volgari è sempre stato uno dei più rappresentativi esponenti dell’America espansionista, militarista, consumista e conservatrice. Abbiamo anche spiegato come Trump sia stato eletto non per i suoi meriti o le sue qualità ma come diretta conseguenza dei politici pseudo progressisti che, sulla scorta delle innovazioni introdotte dall’ex presidente Barack Obama, hanno cercato di diffondersi negli States anche non avendo lo stesso spessore. Molti dei personaggi politici che si sono contrapposti a Trump, appartengono all’upper class milionaria molto lontana dai reali bisogni della popolazione, sulla quale hanno anche dimostrato eccessiva sicumera, ignorando i segnali e le istanze della middle class e delle fasce sociali più deboli. Ciò ha permesso il rafforzamento delle banche e delle lobbie economiche multinazionali causando il voto di protesta che ha favorito Trump. Anche in Europa come negli States, l’ostinato atteggiamento finto - progressista si è tradotto in nuove imposizioni sulla popolazione, già abbondantemente vessata da provvedimenti privi di concreto fondamento economico e scientifico. Ciò si è tradotto in una sorta di ribellione collettiva dell’elettorato, distante dalla rivoluzione e più affine alla contestazione da stadio, che ha favorito la rinascita del conservatorismo di destra, della xenofobia, dell’omofobia, del maschilismo, dell’anticomunismo e dell’antisocialismo, del regresso verso le politiche sociali, del blocco degli aiuti internazionali e dell’accoglienza. Tutto pur di agire contro la classe dei politici rampanti e impreparati ma ugualmente saccenti e ingerenti. Il dilagare dei “moderati di comodo” che si sono proposti e si propongono come alternativa alle ideologie politiche, si è concretato in un coacervo d’indecisi, opportunisti e riciclati politici in cerca di visibilità, che hanno attuato idee nocive alla collettività e al bene comune. Naturalmente l’imputato non è il pensiero moderato ma l’uso strumentale che si fa di questa definizione per poter giustificare ogni forma di atteggiamento camaleontico da parte di chi non aveva e non ha nulla da offrire al cambiamento e per favorire la soluzione della grave crisi economica in atto. Gli elettori hanno percepito l’uso sistematico della menzogna con profonda rabbia tanto da essere spinti a una svolta, una qualsiasi. In questo scenario governato da profonde confusioni e impreparazioni, si sono inserite figure politiche improbabili, adottando argomentazioni estreme, certe che anche il peggio sia migliore delle vacuità prodotte dai governi precedenti. In Europa, infatti, c’è stato il rigurgito nazionalista e l’emersione dell’estrema destra, in Italia, invece, dopo la megalomane presenza di Silvio Berlusconi, si sono proposti come alternativa Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che, come prodotto finale hanno permesso l’ascesa di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sulla stessa tendenza, negli Stati Uniti d’America, i “radical chic” hanno contrapposto a Donald Trump Hillary Clinton, repubblicana moglie di un ex presidente, totalmente ignara delle reali necessità di circa 300 milioni di americani. Evidentemente, dopo Barack Obama sarebbe stata più logica una fase evolutiva in favore di personaggi più vicini alla popolare ex first lady Michelle. Le conseguenze alle scelte poco oculate non hanno tardato a produrre i loro frutti: gli americani, pur di sfuggire allo snobismo dell’upper class, si sono affidati a una sorta di dittatore strampalato mentre gli Italiani, ubriachi dalle promesse pre elettorali, hanno dato fiducia a due istigatori d’odio e vendetta come Di Maio e Salvini che diffondono fantasiose idee senza concreto riscontro e copertura economica. In questo momento, individui come Trump, Di Maio, Salvini e, perfino il redivivo Berlusconi, sono titolati a esprimere pubblicamente qualsiasi assurdità, certi che ci sarà il popolo a sostenerli, convinto com’è di essersi liberato dall’oppressione della vecchia classe politica e dai “moderati sine die”. Figure politiche così decadenti non possono essere considerate un seme di rinascita ma il frutto degli errori e delle false certezze precedenti. Un popolo volutamente elevato al grado d’istruzione minima e perennemente minacciato dallo spauracchio della tassazione iniqua, reagisce con azioni clamorose quanto dannose. Trump ne è l’esempio in America come potrebbe esserlo Salvini in Italia. Chi plaude e sostiene queste distorsioni, avrà tutto il tempo di pentirsene, anche se non saprà a quale alternativa rivolgersi. In concreto, dal 4 marzo, data delle ultime elezioni politiche, a oggi non si è ancora costituito un reale governo italiano e Matteo Renzi, nonostante i suoi fallimenti ma forte dell’incertezza altrui, continua a propugnarsi come giusto rappresentante del Centro-sinistra. Per offrire un’idea di chi sia Trump e come lui i politici europei che lo sostengono, citiamo una delle sue ultime esternazioni pubbliche. In un’ennesima “trumpata”, il presidente degli States, rivolgendosi alla National Rifle Association, la lobby americana delle armi, ha ribadito come sia necessario diffonderne l’uso fra la popolazione al fine di scongiurare crimini comuni e terrorismo. Per avvalorare la sua opinione, contraria ai dati statistici che la smentiscono categoricamente, ha affermato: «Se uno che lavorava al Bataclan o un cliente avesse avuto un'arma, i terroristi sarebbero stati uccisi o sarebbero scappati», mentre mimava l’esecuzione delle vittime. Dimostrando di non essere in possesso delle sue piene facoltà mentali, ha usato strumentalmente l’immagine delle vittime di un attentato terroristico per dare corpo alle sue opinioni. Naturalmente, le reazioni d’indignazione della Francia si sono manifestate quasi immediate: il ministro degli esteri francese ha divulgato un comunicato in cui dichiara: «La Francia esprime la sua ferma disapprovazione per le affermazioni del presidente Trump a proposito degli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi e chiede il rispetto della memoria delle vittime», la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha affidato il suo profondo disappunto a un tweet in cui afferma: «La messa in scena degli attacchi del 2015 da parte del Presidente Trump è sprezzante e indegno.» concludendo con il motto della città di Parigi: «Fluctuat nec mergitur» che significa “È sbattuta dalle onde ma non affonda» come per ribadire che Trump non potrà mai ferire la Francia con le sue volgarità. Si è espresso con indignazione anche François Hollande, che all’epoca dell’attentato era presidente della Francia, affidando il suo pensiero alle parole: «Le dichiarazioni vergognose e le falsità oscene di Donald Trump, la dicono lunga su ciò che lui pensa della Francia e dei suoi valori. L'amicizia tra i nostri due popoli non sarà contaminata dalla mancanza di rispetto e l’indignazione. Tutti i miei pensieri vanno alle vittime del 13 novembre» come per riaffermare che Trump parla per se e i suoi seguaci non rappresentando realmente gli americani. Anche il popolo dei social ha dato sfogo alla propria rabbia insultando pesantemente il presidente americano. Se qualche italiano, dopo episodi come questo, nutrisse ancora dubbi sulla vera personalità di Trump o di suoi emuli che cercano di conquistare il mondo, non ha davvero compreso che il passaggio dai politici come Salvini, Di Maio, Renzi, Berlusconi o Meloni a Trump è brevissimo e con esso anche le relative conseguenze devastanti.

 



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