Da intransigenti rivoluzionari a radicali conservatori e viceversa, nel tempo di una legislatura o anche meno. Questo si riflette anche nell’ultima scelta elettorale, che condurrà il Paese a una condizione trumpiana (con un'economia più traballante)
Mala tempora currunt, così si esprimeva Cicerone per descrivere l’avvicinamento di brutti tempi. A essere sinceri, saranno diversi decenni che questa espressione si addice alla condizione in cui versa il Paese. Naturalmente non è così per chiunque, tanto che c’è sempre stata una fascia di popolazione che ha creato la propria fortuna proprio dai mala tempora. Durante gli ultimi conflitti mondiali, i produttori di armi o di approvvigionamenti militari non potevano che essere soddisfatti e, così, i contrabbandieri che, in contrapposizione al razionamento tesserato, dispensavano qualsiasi bene a fronte di lauti guadagni. Nello stato attuale, ciò che è inteso come l’avvicinamento di brutti tempi per alcuni, è considerato l’inizio di un’era di rinascita per l’Italia. Evidentemente è tutto condizionato alla prospettiva con la quale si osserva un fenomeno, da destra, da sinistra, dall’alto o dal basso. Fosse solo per la maggiore quantità di ombre che appaiono o no. Solo chi è dotato di oggettività e conosce a fondo il contenuto osservato, lo conosce nella sua realtà senza subire influenze. Ma, anche, questa condizione è improbabile, vista la formazione di fazioni anche da parte di chi è dotato di conoscenze superiori. Mentre c’è chi afferma “mala tempora currunt” ce ne sono altri che diranno che i brutti tempi sono passati o, addirittura, che non ci sono mai stati. Con quest’ottica ci si esprime anche in merito al prossimo governo italiano che sta per essere varato. Quello che vuole protagonisti Matteo Salvini, leader della Lega, e Luigi Di Maio, del Movimento Cinque Stelle. Il primo è espressione del nazionalismo, del razzismo, della supremazia del Nord d’Italia sul Sud, della chiusura delle frontiere per impedire l’ingresso di migranti indesiderati e quella della mente in merito a qualsiasi diversità oltre ai rigidi schemi imposti dall’ignoranza. L’altro è l’ingenua espressione del popolo stanco della vacuità e della prevalenza d’interessi privati operata dai governi degli ultimi decenni che, affidandosi all’istinto e alle nozioni ricavate dai motori di ricerca su internet, propone ricette di cambiamento basate sull’approssimazione e sulla volontà di distruzione. Le reali limitazioni di questi ultimi, risiedono nell’improvvisazione, nella carenza di fondamenti e nella variegata provenienza dei sostenitori che, nella realtà, sono un raccogliticcio di soggetti ex aderenti al vecchio arco costituzionale. C’è, però, da costatare che se una così ampia componente dell’elettorato ha voluto che i due neo governati fossero eletti, il motivo risiede nella loro vicinanza a quello che, oggi, sono gli italiani. Sul Palazzo della Civiltà realizzato al quartiere Eur di Roma nel 1938, è incisa una scritta che riporta il pensiero fascista che celebrava la creatività e l'artigianalità del genio italiano. La dicitura riporta: «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori» riferendosi agli italiani. Quella frase, però, ha scordato di riportare due caratteristiche tutte italiane: quella di possedere solo la memoria a breve termine e l’altra di essere notevolmente modaioli. Pur di contrastare il passato recente si sceglie qualcosa che assomiglia al passato remoto anche se e notevolmente peggiore, senza mai riflettere sul futuro. E, con lo stesso impulso, gli italiani cambiano idea repentinamente con la stessa attitudine con cui scelgono l’abbigliamento secondo la moda del momento. Da intransigenti rivoluzionari a radicali conservatori e viceversa, nel tempo di una legislatura o anche inferiore. Questo si riflette anche nell’ultima scelta elettorale che condurrà il Paese a una condizione trumpiana, molto simile a quella dell’attuale America ma priva degli stessi potere e ricchezza. Nell’attuale situazione, è sicuramente inutile continuare a imputare al PD la propria distruzione e quella dell’intera sinistra italiana visto che ci troviamo al cospetto di un dato di fatto: gli italiani hanno voluto Salvini e Di Maio al governo e chi è dissidente, piuttosto che dolersene, non può che trovare la giusta formula per attrarre l’elettorato con soluzioni alternative. Esattamente come coniare il nuovo taglio per un capo d’abbigliamento diametralmente differente a quello in voga. Sicuramente molto più attraente e certamente non adottando le stesse figure e gli stessi intenti che hanno decretato questa conseguenza. Forse sarebbe opportuno cercare la giusta formula fra quanto c’è stato di buono nel passato, evitando di favorire soltanto l’alta borghesia a discapito delle classi inferiori e formulando soluzioni più concrete e confacenti alla condizione del popolo italiano. In concreto, ciò che accadrà a breve sarà l’attuazione di una piccola parte del “libro dei sogni” redatto dai legastellati: il “CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO”. In completo accoglimento degli istinti italiani, conditi di rancore e speranza, sarà attuata la riduzione della pressione fiscale, prenderà corpo l’espulsione degli abitanti non desiderati seguita dalla chiusura delle frontiere, avrà inizio una notevole repressione contro le diversità e il pensiero dissidente e, probabilmente, sarà attuata una parvenza di lotta alla criminalità. Questo dovrebbe essere sufficiente ad accontentare la confusa sete di giustizia e vendetta che aleggia in Italia, condizione che permetterà la scalata, per altro già in corso, del salvinismo. Dopo un periodo di apparente benessere, lo scaltro leghista romperà il patto con lo sprovveduto alleato per permettere il ritorno alle urne, cosa gradita anche a Silvio Berlusconi, reduce dal recente ricondizionamento e che si ripropone alla pari del nuovo ma a prezzo notevolmente inferiore, nella speranza di riacquisire il controllo del Paese. Con lui gioirebbero anche la Destra italiana con Giorgia Meloni e i movimenti di estrema destra ormai sdoganati. Complice di tutto questo, l’incapacità della sinistra di mostrarsi come un unico fronte compatto, viste le risultanze dei vari scontri all’interno del “PD/ex DC/andante a destra ma con un occhio a sinistra” e la frammentazione degli scampoli di sostenitori del socialismo. In questo stato di cose, ci sono sempre loro, gli italiani che trainano l’Italia con il loro lavoro, con le ristrettezze cui sono costretti e le privazioni dei più elementari diritti - come salute e istruzione – che, nonostante vorrebbero vivere pacificamente, sono trascinati dalla corrente del momento e finiscono per votare a favore di scelte ininfluenti, per abitudine o timore del cambiamento.
Ancora una volta, il primo articolo della Costituzione italiana sarà interpretato ad uso e consumo della classe politica affinché nessuno possa obiettare che non se ne sia tenuto conto. “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (a condizione che gli italiani siano disposti a lavorare in stabilimenti come l’Ilva di Taranto e non pretendano vincoli superiori a sei mesi). La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (purché gli elettori siano disposti a votare governanti inopportuni che sono autorizzati a contestare a partire da un mese dopo il loro mandato).”