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MY TWO CENTS/ DISTRUGGERE MA PER CREARE: BRAVO BANKSY!

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

10
OTT
2018

Pochi istanti dopo l’ultimo colpo di martello del battitore d'asta ecco un altro colpo, stavolta di scena: il quadro si è letteralmente autodistrutto e ora tutto il mondo ne parla

Anche se non siete particolarmente informati sull’arte contemporanea e non sapete praticamente nulla su Banksy, avrete sicuramente visto qualche sua opera: tatuata sulla pelle di qualcuno, stampata su una t-shirt oppure sulla calamita attaccata al frigo di quell’amico che vi ha invitati a cena nella sua nuova casa. O ancora, molto probabilmente, sulla cover dello smartphone di quella ragazza che sale sempre alla fermata dopo la vostra sull’autobus che vi porta a lavoro e che passa tutto il viaggio con il viso affondato nello schermo luminoso davanti a lei, ridacchiando ogni tanto da sola. Niente? Nella vostra mente scorrono solo tatuaggi tribali, magliette griffate, calamite di Alberobello e nessuna ragazza sul bus? Però i tg li guardate. E controllate Facebook. Quindi vi sarà certamente capitata sotto il naso questa notizia, più o meno con queste parole: “Banksy: l’opera da 1 milione di sterline si autodistrugge”. Ed è successo sul serio.
“Girl with balloon”, una tra le opere più note dello street artist inglese, pochi giorni fa è stata venduta all’asta di Sotheby’s (una delle più importanti case d’aste del Regno Unito) per oltre un milione di sterline. Pochi istanti dopo l’ultimo colpo di martello del battitore ecco un altro colpo, stavolta di scena: il quadro si è letteralmente autodistrutto. Sotto gli occhi stupiti dei presenti, la tela è scivolata vero la parte inferiore della cornice riducendosi a strisce. Avete presente il tritadocumenti, quello che nei film sull’alta finanza o sugli intrighi internazionali viene usato compulsivamente per eliminare dalla faccia della terra centinaia di fascicoli compromettenti mentre l’F.B.I. si fa 30 piani a piedi? Ecco: la stessa cosa. Con un’opera d’arte milionaria. E mentre accadeva tutto questo, Banksy pubblicava una foto praticamente in diretta su Instagram con tanto di “Going, going, gone…”, ossia: “Sta andando, sta andando, è andata…”.
Ma com’è potuta accadere una cosa del genere? La spiegazione è molto semplice: alcuni anni fa lo stesso Banksy aveva inserito un tritacarte all’interno della cornice per azionarlo esclusivamente qualora fosse finito all’asta. Fermi lì, lo so cosa vi state chiedendo: “Ma nessuno ha pensato di togliere la cornice per controllare lo stato dell’opera?”. No perché la cornice, essendo costruita dallo stesso artista, era considerata parte integrante dell’opera, per altro autenticata e firmata ufficialmente. Fermi, ho detto. So già cosa state per dire: “Possibile che in tutti questi anni non si siano scaricate le batterie del tritacarte? Che pile usa Banksy? Ci vanno nella mia bilancia?”. Sto per chiedervi uno sforzo enorme: distaccatevi per un attimo dalla realtà. Siate irrazionali. Siate fantasiosi, siate romantici. Questa storia delle pile, del tempo che passa, dei controlli da parte di Sotheby’s, del complotto artistico, mettetela da parte per un attimo. Non ci interessa. Sarebbe come insistere sul fatto che Banksy non abbia una faccia o forse sì, sul fatto che non esista o forse sì. Sarebbe come discutere della qualità tecnica delle sue opere o della presunta banalità del concetto di “distruzione” - concreta o teorica, poco cambia -  solo perché in passato già altri (Duchamp, per dirne uno) ci sono arrivati prima di lui.
«Ogni desiderio di distruzione è anche un desiderio di creazione» è la citazione di Picasso che Banksy riporta come didascalia al suo video e la chiave di lettura di tutto è proprio lì, al di là delle congetture, delle critiche e di quella razionalità che - non mi sembrerà mai abbastanza ripeterlo - talvolta dovremmo toglierci di dosso come se fosse l’ultimo minuscolo pezzo di stoffa rimasto nascosto sotto le mutande.
Se ci pensate bene l’opera non si è distrutta: ha solo cambiato forma, è stata creata. Di nuovo. Nel momento in cui Banksy ha inserito un meccanismo nella cornice l’opera è mutata. Nel momento in cui il meccanismo è stato attivato l’opera è mutata ancora. “Girl with ballon” esiste ancora e non solo da un punto di vista fisico perché continuerebbe a esistere anche senza la presenza di quei ritagli. L’opera è l’intera performance, è la reazione dei presenti all’asta, è il video di Banksy su Instagram, è la stampa che diffonde la notizia, è il mondo intero che ne parla, sono io che scrivo questo articolo e siete voi che lo state leggendo.
Fa riflettere il fatto che proprio “Girl with balloon” sia stata scelta per questa azione. Spogliatevi di tutto e osservate l’opera. Una bimba di profilo perde il suo palloncino a forma di cuore. Resta ferma lì mentre il suo gioco vola via. Se non fosse per quel braccio teso verso l’alto e per la gonna e i capelli che si gonfiano per il vento non ci sarebbe nessun accenno di movimento. Le gambe della bambina sono immobili, rigide, con i piedi ben piantati per terra. È il suo cuore che si muove e diventa inafferrabile. Come l’arte, che si può rubare, comprare, tenere sotto chiave ma non sarà mai veramente solo tua e tutto ciò che potrai fare sarà soltanto uno sforzo vano di riafferrarla mentre lei è già di qualcun altro. Per il momento.

 



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