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OBIETTIVO SENSIBILE/HASTA LA VISTA MIMMO LUCANO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

10
OTT
2018

Per il popolo dei buoni il concetto di legalità è aleatorio: per alcuni si invocano indagini cavillose mentre per altri si invoca l’impunità nel nome di un presunto “reato di umanità”. Noi non ci accodiamo a questo furore ideologico e proviamo a smontare qualche falso mito

Dicono di andarci piano e di non emettere giudizi affrettati che potrebbero in qualche modo intaccare la splendida narrazione su Riace e sul suo sindaco, il novello Che Guevara alla nduia.
Perfino il Procuratore di Locri si è addolorato per questa indagine, per questo atto dovuto al quale si accosta con la delicatezza tipica di chi si duole per aver “lanciato una bomba in una favola”.
Noi - che alle favole non crediamo per definizione e che non amiamo andarci piano – due cosine vorremmo proprio dirle perché ci sono rimaste staticamente sulla punta delle pere e non accennano a voler scendere.
Già ci pare di sentirli quelli assennati che ci fanno la morale: ma sei matto? Vuoi fare il tuo solito esercizio di volgarità? Perché toccare questa storia spigolosa? Ma lo sai che se ti beccano a rubare nei santuari del buonismo ti tagliano la cresta?
Chissenefrega dei santuari e del politicamente corretto: quelle sono robe per damerini pettinati mentre noi siamo nati per spalare fango e, se riteniamo che qualcosa vada detta, beh la diciamo pancia a terra sfidando quel senso comune che ci fa letteralmente ribrezzo.
E, giusto per essere leali con l’avversario, le diciamo proprio adesso che le accuse più gravi – associazione a delinquere, truffa aggravata, abuso d’ufficio, malversazione– sono state rigettate dal GIP. I capi d’imputazione, a oggi dunque, sono sostanzialmente turbativa d’asta e tentato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ne siamo felici così come siamo convinti che non ci sia un fine di lucro negli episodi contestati al Sindaco di Riace Mimmo Lucano. Siamo anche convinti che la vicenda avrà un corso breve e che si risolverà con un rimbrotto o poco più perché d’altronde Mimmo è un eroe e non siamo mica di fronte a Berlusconi.
Quello ha subito un processo secolare perché ha provato a metterci una pezza tirando fuori la puttanata della nipote di Mubarak mentre a Riace si facevano matrimoni finti (non proprio d’amore) in cambio di una cittadinanza.
Trovate voi le differenze. Ah già, quello di Silvio era solo sesso mentre qui c’era l’abito bianco. Ok, ok, le intenzioni erano più serie, era quasi amore o quantomeno rito riparatore. Alle brutte era un calesse.
Ma a noi delle vicende processuali di Mimmo Lucano – giova ripeterlo – non ce ne impipa un beneamato convinti come siamo che sia il “mimmolucanismo” il vero male della nostra comunità ovvero quella sorta di impunità che spinge un Sindaco a reputarsi un piccolo reuccio e ad aggirare (o violare) qualsiasi regola in nome della nuova crociata prog, combattendo la quale ti guadagni i galloni di giusto, di martire, di uomo di cultura e di probo. Basterebbe spiegare a questi illusi che, atlante alla mano, l’Africa in Italia non ci entra e che una simile utopia vetero sessantottina è ottima da tirare fuori in un apericena a Capalbio ma non da applicare.
Ma perché il Giangi, il Pippy e la Milly fanno i fighi al Leonka facendo il cineforum sull’accoglienza mentre uno che si chiama Mimmo Lucano e che ha già il nome da perdente (oltre al conto in banca) piglia e fa sul serio rimettendoci l’osso del collo?
Perché esistono due tipi di “mimmolucanismo”: quello dei fighetti alla Boldrini che cianciano nel salotto buono e quello più artigianale di chi si infervora mettendosi a fare zorro e finisce nei casini dando la stura ai fighetti di cui sopra per fare un flashmob o un post in favore del “compagno straccione che ci crede” ma rigorosamente prima della lezione di pilates.
Puntuale arriva infatti Roberto Saviano il quale in un suo post su Facebook, riferendosi alla vicenda, ha parlato di «disobbedienza civile».
A Saviano che parla di indagini ad orologeria, di persecuzioni salviniane, di dittatura e stronzate simili vorremmo solo ricordare che non si può invocare la legalità come fosse sacco cutaneo elastico posto nel basso ventre.
Non si possono invocare le leggi contro i nemici e sperare che esse si interpretino per gli amici, non si può gridare al martirio di fronte ad una gestione domestica, improvvida e personalistica delle risorse.
Si vabbè Mimmo Lucano non è un criminale ma il modo in cui l’ha fatto è quantomeno opinabile e di questo bisogna prendere atto senza invocare colpi di spugna.
Questa non è una vicenda politica contro gli immigrati impalcata da Salvini il cattivone. Questo Saviano dovrebbe saperlo non potendo un Ministro dell’Interno ordinare indagini a un magistrato. E il portavoce delle procure, il vate della legalità, il cantore dei buoni sentimenti dovrebbe lo sa benissimo ma preferisce fare esercizio di propaganda.
E non è nemmeno disobbedienza civile perché, uno come Marco Pannella (che non finirà mai di mancarci troppo), l’atto di disobbedienza civile lo faceva preannunciandolo e facendosi arrestare in flagranza per sollevare politicamente il caso.
Ma il popolo dei bellaciao questa roba finge di non capirla e continua ad aizzare i semplici, a far credere loro che esistano crimini non punibili perché fatti in nome di un’idea, quella giusta ad insindacabile giudizio dei più ganzi del bigoncio.
I cattivi maestri li fomentano e i mimmolucano agiscono sentendosi nel giusto e avendo l’ardire di affermare bestialità del tipo «ho ribadito una cosa molto chiara. Forse la Costituzione la rispetto più io che tanti che si nascondono dietro le regole». «Il mio è un reato di umanità», prova ad autoassolversi così Mimmo il santone, l’oppio dei popoli in polo grigia, il San Francesco della Locride.  
Da semplice Mimmo from Riace questo adesso si sente il Che e continua a dispensare interviste dai domiciliari, a salutare il popolo osannante dalla finestra col pugno chiuso, a rivendicare la giustezza del proprio operato dimentico del suo status di recluso.
Hasta la victoria siempre? No, hasta la vista senso della realtà.

 



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